Lots

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La foto non c'entra nulla col capitolo, ma mi fa troppo ridere. E soprattutto è troppo vera.
Fyi, dopo questa, credo che per un po' non tradurrò altre storie, a meno che non ce ne sia una che volete assolutamente.
Ci sono tante cose alle quali voglio dedicarmi, e tradurre storie degli altri non è più tra queste. Ma ehi, chissà, magari cambio idea fra un mese. Sarebbe estremamente da me. Il vero problema, a parte la mia scarsa voglia, è ottenere i permessi. Ci sarebbe una storia in particolare che più di ogni altra vorrei poter tradurre, ma contattare l'autrice si sta rivelando una mission impossible, e postare senza permesso è qualcosa che non farò mai.
E niente, come al solito vi ringrazio (anche per l'infinita pazienza) e vi mando un bacione! 😘❤️

"Louis! Louis, torna qui!"
Una voce femminile risuonò nelle sue orecchie mentre tentava di fuggire velocemente dal parco.
Riuscì persino a sentire il rumore dei tacchi che sbattevano sull'asfalto e lo rincorrevano. Provò ad ignorarlo ed accelerare il proprio passo.
"Louis! Fermati! Lo so che sei tu!"
Sulla soglia del grande cancello che delimitava l'area, così vicino a sparire dietro l'angolo, un dolore improvviso lo colpì al centro della schiena e lo costrinse ad arrestarsi all'istante.
La ragazza che lo inseguiva si accasciò al suo fianco, raccogliendo l'oggetto misterioso che l'aveva colpito, mozzandogli il respiro. Una scarpa.
"Mai mettersi contro una ragazza sui tacchi, bello mio," sorrise trionfante la bionda, abbassando lo sguardo verso di lui.
"Mi hai davvero lanciato una cazzo di scarpa addosso!" Gridò Louis adirato, gesticolando mentre si rialzava.
"Sono riuscita a fermarti, no?" Ribatté Charlotte, un mezzo sorrisetto soddisfatto e le sopracciglia sollevate.
Dio, quanti anni erano passati dall'ultima volta che l'aveva vista? Sei?
Lottie aveva solo dieci anni quando se n'era andato.
"Sei cresciuta," mormorò, constatando l'ovvio di fronte alla sedicenne che ora gli stava difronte.
La bionda si sedette sul muretto accanto al cancello, sospirando.
"Ho sedici anni."
"Lo so, Lots. Strano ma vero, mi ricordo ancora la data del tuo compleanno."
"Strano ma vero, anche io mi ricordo il tuo. Ne hai ventitré..." Non terminò la frase, perché piombò fra le sue braccia singhiozzando.
Louis la strinse a sé, accarezzandole schiena, ma quando vide l'insegnante guardarli dall'altro lato della strada, allontanò l'esile corpo della sorella dal proprio.
La ragazza singhiozzò ancora, asciugandosi le guance bagnate di lacrime con la manica della felpa.
"Che ci fai qui, Charlotte?"
"Siamo in gita, solo per oggi. Abbiamo visitato la città, ma stasera torniamo a-"
"A Doncaster?" La interruppe Louis, la voce tremante mentre pronunciava il nome del luogo dove aveva trascorso la sua infanzia.
"Già," rispose Lottie, abbassando lo sguardo.
"E tu? Come stai?" Domandò il fratello, cambiando argomento. Fissò gli occhi su di lei e la osservò davvero per la prima volta.
Era splendida. E assomigliava a mamma così tanto...
"Sto bene, più o meno. Me la cavo."
Louis annuì. "E-e gli altri?"
Trascorse l'ora successiva ad ascoltare la sorella parlare della loro famiglia. Scoprì che la madre si era risposata, ed aveva dato alla luce un'altra coppia di gemelli l'anno precedente.
Lottie gli disse di voler entrare nel mondo della moda, mentre Fizzy faceva ancora ginnastica e voleva continuare con la carriera agonistica. Daisy e Phoebe adesso avevano quasi undici anni, crescevano a vista d'occhio, ed erano sempre più diverse. Una chiassosa ed indipendente, l'altra incredibilmente timida e riflessiva. Sua madre invece era sempre un medico e non aveva mai smesso di dedicare la propria vita al lavoro.
"Le manchi, Lou," bisbigliò Lottie, prima di alzarsi per tornare dagli altri e all'autobus che l'avrebbe riportata a casa.
"Non mi interessa," rispose il ragazzo, corrucciando la fronte. Amava sua madre, ma anni prima, aveva deciso che non le avrebbe più rivolto la parola. Incontrare Lottie non avrebbe cambiato le cose.
La bionda sospirò rassegnata, ma prima di andarsene davvero, unì le mani in preghiera difronte al viso.
"Ti prego, Lou, lasciami il tuo numero."
Louis le regalò un mezzo sorriso.
"Ad una condizione."
"Quale?"
"Non devi dire a nessuno, a nessuno Lots, dove mi trovo e chi mi hai visto. Sono io che ti prego."
L'ennesimo sospiro.
"Okay. Promesso."

Harry se ne stava seduto dietro di lui, massaggiandogli le spalle ed il collo tesi.
"E se n'è andata, Haz. Così. Come se non l'avessi mai vista."
Louis terminò il racconto, sforzandosi con tutto se stesso di non piangere.
Harry gli lasciò un bacio sulla nuca prima di osare chiedere. "Lou, amore, se mi raccontassi quello che è successo con la tua famiglia..."
Louis si mordicchiò il labbro inferiore. Se gli avesse rivelato quella parte del suo passato, avrebbe dovuto per forza rivelargli anche dei suoi disturbi alimentari. E no, non era pronto per una cosa simile.
"Un giorno," rispose solamente, appoggiando completamente la schiena al petto di Harry.
"Lo sai che hai tutto il tempo che vuoi, Tomlinson," sussurrò Harry al suo orecchio, "e sai anche quanto ti amo."
"Lo so, Styles. Ti amo anche io."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 18, 2016 ⏰

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