Capitolo 7: Catene

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Loki si riscuote con un brivido e stringe le mani a pugno. È vivo e quella consapevolezza non gli è di conforto, perché Thanos...
"Non può raggiungerti qui."
Loki non ha idea di quando Freya si sia avvicinata, ma ora è davanti a lui e gli basterebbe fare un solo passo in avanti per sfiorarla. "Colui dal quale ti nascondi... Non può raggiungerti qui."
Loki vorrebbe esserne altrettanto sicuro, ma non può. "Io non sto fuggendo" replica, perché l'onore e l'orgoglio sono ancora parte di lui.
"Hai lo stesso sguardo di qualcuno che conoscevo un tempo... molto tempo fa" gli spiega Freya, dandogli le spalle. "Il mio."




Freya evita di guardarsi allo specchio. Vedrebbe solo il riflesso di una sconosciuta e lo sguardo di qualcuno che ha smesso di sperare. I punti del corpo in cui Víli l'ha colpita, per rammentarle cosa accade quando non porta a compimento i suoi incarichi, le fanno male e la sconfitta ha il sapore dell'acido.
"Siamo tutti servi o schiavi" mormora, facendo sobbalzare la donna che si sta prendendo cura delle sue ferite.
"Ma gli schiavi non hanno alcuna promessa di libertà. Voi potreste ribellarvi, un giorno, e fuggire."
Freya prende in mano la spazzola, ma non riesce a celare una smorfia di dolore. "Qui siamo tutti in catene, Sonea. Io ne ho solo una più lunga delle altre."




"E da cosa fuggivi, se posso chiederti? Da una gonna troppo lunga o un vestito troppo stretto? O, forse, i tuoi genitori ambivano la tua morte?" ringhia Loki.
Freya sobbalza come se le avessero dato uno schiaffo e la furia che la assale è così violenta che è costretta a stringere i pugni finché dalla pelle le sgorga sangue.
"Tu invece fuggi da tutto e niente" sibila, guardandolo negli occhi. "Scappi da te stesso e continuerai a farlo in eterno. Sei solo un vigliacco che si fregia del titolo di dio."
Loki serra la mascella. "Come osi, io ero il tuo re!" ribatte il dio degli inganni e Freya lo trova un discorso talmente penoso che gli volta le spalle, cercando nell'armadio qualcosa di adatto per la cena.
"Un re illegittimo. Non lo saresti mai diventato se non avessi ingannato Thor in modo tanto meschino. E tu stesso... sei stato la rovina per il titolo che portavi" lo interrompe.
Freya avverte uno spostamento d'aria alle sue spalle, ma non si volta e il pugno di Loki si scontra con il muro della parete al suo fianco.
"Potrei ucciderti con una sola parola." gli rammenta, consapevole di quanto lo debba ferire quella vulnerabilità indesiderata.
"E ne saresti capace?" la deride Loki, troppo vicino perché possa scorgere la malinconia che l'ha assalita.
"Non hai idea di cosa potrei essere capace."




Il sangue è di uno strano colore verde. L'elfo oscuro è riverso a terra; il collo spezzato e gli occhi sbarrati. Freya non ha esitato un attimo a ucciderlo quando ha sentito qualcuno introdursi nella sua camera.
Svartálfaheim è un mondo strano; pieno di foresti nella parte occidentale e ricoperto di montagne e vulcani nella parte orientale, controllata dai nani.
A Freya non piace, ma suo padre l'ha condotta lì per uno scopo e immagina che a Víli non dispiacerà ciò che ha appena compiuto.
Fruga tra i vestiti del cadavere per capire cosa volesse quell'elfo e sul pavimento rotolano monete di indubbio stampo asgardiano.
Freya si costringe a fare dei respiri profondi, mentre capisce che l'unico scopo di quell'assassino era tentare di ucciderla su ordine di Víli. Non è la prima volta che suo padre la mette alla prova, ma Freya si sente comunque nauseata.
Sua madre la starà osservando attraverso il Seiðr, quindi si costringe a rimanere impassibile.
Freya si china sul cadavere, strappa il pugnale dal petto e lo pulisce sugli abiti dell'elfo. Sapere che quell'individuo era un assassino di professione non le è di alcun conforto. In ogni caso raccoglie le monete sparse sul pavimento e le restituisce al proprietario, mormorando rapida una frase di perdono.
Ma Freya lo sa: non potrà mai esserle concesso alcun perdono per ciò che ha fatto.

Cicatrici   |COMPLETA|Where stories live. Discover now