"Come ti chiami?"

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Mi siedo sul vecchio divano in pelle nera di quella casetta.
"Scommetto che hai rubato anche questo." rido battendo una mano sulla pelle rovinata.

Il ragazzo si gira a guardarmi, nei suoi occhi un'espressione di nervosismo.
"Vorresti chiamare la polizia per raccontargli anche di questo divano?" evidentemente non gli è ancora passata.

Chiamare la polizia era la prima cosa che mi fosse venuta in mente in quelle circostanze.
Non credo che lo avrei fatto sul serio, intendo dirgli chi fosse il ladro, ma al momento mi era sembrata una buona idea fare quella finta.

"Forse potrei." rispondo ghignando.
Mi diverte prendermi gioco delle persone, soprattutto di chi si ritrova in difficoltà.

"Comunque, potresti dirmi il tuo nome?" sbuffo sonoramente. Era da un'ora che eravamo arrivati in quella casa e ancora non conoscevo la sua identità.

"Così potrai sbandierare anche quello alla polizia?" mi risponde acido.

"Oh andiamo, smettila con questa storia! Sei diventato noioso." faccio un gesto rapido con la mano per scacciare via quel discorso.

"Se mi trovi tanto noioso allora perché non te ne vai?" domanda inarcando un sopracciglio.

"Perché tu mi servi e io servo a te." dico con fare ovvio.

"Sei sicura di servirmi?" il biondino si mette a ridere di gusto, prendendosi gioco di me.
Faccio finta di niente e sposto il mio interesse ad altro.

"Perché ti sei tinto di biondo?" è la prima cosa che mi viene in mente da dire per distoglierlo dalle continue prese in giro; quel giochetto stava iniziando ad irritarmi.

Mi guarda con espressione cupa, come se non stesse capendo quello che gli ho appena chiesto.

"Così." quell'affermazione suonava molto più come una domanda.

Faccio spallucce e sorrido.

Inizio a girarmi i pollici tra di loro, annoiandomi.
"Facciamo qualcosa?" chiedo con tono cantilenante.

"Del tipo?" il biondino si dirige in cucina, che di fatto dista solamente un paio di passi dal salotto, e da quel che posso vedere si prende un bicchier d'acqua.

I miei pensieri iniziando ad affollarsi in testa come una lunga lista della spesa.
Ho così tante domande da fare, così tante cose che voglio imparare e così tanto nervosismo da riuscire ad essere più tesa di una corda di violino.

Mi viene in mente un'idea.
"Giochiamo al gioco delle domande!" esclamo guadagnandomi da lui uno sguardo stranito "Sì, sai, quello dove io ti faccio una domanda e poi tu la fai a me e siamo costretti a rispondere." lo ammetto, non sono mai stata brava a spiegare le cose. Forse è anche per questo che a scuola non sono mai stata una cima (se togliamo io fatto che non ho mai voluto studiare, ovviamente).

Capelli Biondi mi sorrise.
"Probabilmente sto per fare una gran cazzata accettando, ma ci sto." mi stupisco che abbia accettato così in fretta; mi ero già preparata qualche preghiera da recitargli per riuscire a convincerlo.

Capelli Biondi (ho deciso di chiamarlo così, almeno finché non si decide a dirmi il suo nome) si siede sul tavolino di fronte al divano.
È un tavolo piuttosto basso in rovere, il colore è rovinato dal tempo e il legno è scheggiato.

"Bene, inizio io." affermo entusiasta.
"Come ti chiami?" chiedo senza molti giri di parole. La prima regola per una buona convivenza è quella di sapere il nome del tuo coinquilino, credo.

"Jason... McCann." Capelli Biondi, o meglio Jason, si passa una mano nel ciuffo platino come se fosse nervoso.

"Che bel nome!" esclamo sincera.
Jason mi sorride sincero, forse leggermente alleviato da quella mia confessione.
Per essere un ladro è molto insicuro e nervoso. Strano.

"Perché sei scappata di casa?" vengo distolta dai miei pensieri.

"Non ho mai detto di essere scappata di casa." affermo furba.

Jason ride di gusto.
"Tesoro, sono scappato anche io molto tempo fa, quando avevo all'incirca la tua età; non credere di potermi fregare." mi liquida con un gesto della mano.

"Umh... problemi di convivenza direi." taglio corto il discorso.

Già comincio a pentirmi della scelta di quel gioco.

I miei genitori non erano mai stati il massimo che si poteva trovare in circolazione, ma a modo loro cercavano di crescermi. In modo sbagliato, certo, ma ci provavano.
Di questo non potevo dargli la colpa, ma di tutto il resto sì.
Ogni giorno era un inferno e nell'ultimo periodo ricorrevano addirittura alle mani per potermi sgridare meglio.
Non volevo più restare un minuto di più in quella casa.
Per questo me ne sono andata.

"Mh, capisco." la voce di Jason mi riporta alla realtà.

Tendo sempre a perdermi nei miei pensieri ed è una cosa che odio.

"Allora, come mai rubi?" chiedo molto schietta.
Non ho mai avuto problemi a dire quello che mi passa per la testa, e forse questa qualità mi si sarebbe ritorta contro un giorno.

"Tesoro, se vuoi vivere devi pur mangiare... e per comprarti da mangiare ti servono i soldi." dice con fare ovvio.
Giusto, non ci avevo ancora pensato.

"Non ti basterebbe trovarti un lavoro?" chiedo confusa.

"Toccava a me fare la domanda o sbaglio?" ridacchia. Lo guardo male in attesa della risposta alla mia domanda.
"Non fa per me." taglia corto sbuffando.

Faccio spallucce e aspetto la prossima domanda.

"Come ti chiami?" rilascio il respiro che non mi ero resa conto di trattenere e rispondo.

"Keith O'Connell." rispondo sorridendo.

"Bel nome, molto da ragazza per bene." ridacchia Jason.

"Se sono qui vuol dire che non sono poi così tanto brava." smonto subito la sua teoria.

"Ho visto dove vivi, la tua casa parla per te." dice facendo spallucce.

"Che intendi dire?" inarco un sopracciglio.

"Sei una ragazza di buona famiglia che ha deciso di scappare per fare un dispetto ai suoi genitori perfetti." si passa nuovamente una mano tra i capelli biondissimi "Sicuramente hai litigato coi tuoi perché non volevano lasciarti comprare un nuovo paio di scarpe o roba simile. Quindi te ne sei andata per ribellarti al loro severo regime e tra un paio di giorni tornerai a casa e loro ti abbracceranno dicendoti che gli sei mancata e porcate varie."

"Si vede che non mi conosci proprio." il mio tono risulta più acido del dovuto "La mia vita è tutt'altro che perfetta." sbuffo accasciandomi sullo schienale del divano.

"Come ti pare, comunque non mi interessa." Jason si alza dal divano "Vedi solo di non rompermi." e con queste parole se ne va dalla mia visuale.

Chiudo gli occhi sconfitta, rimettendomi a pensare a quello che sto combinando.
Ho fatto la cosa giusta scappando?

Il tempo mi avrebbe di certo dato tutte le risposte.

[N/A]
Vi prego non ammazzatemi per il ritardo!
Questo capitolo è letteralmente uno schifo, ma vi giuro che è solo di passaggio. Per arrivare al bello della storia ci tocca sorbirci queste noie.

La mia amica dailybiebs mi ha fatto un trailer stupendo per questa storia e vi OBBLIGO ad andarlo a vedere!
Lo trovate nel primo capitolo!

Comunque, vorrei tanto sapere cosa ne pensate. Il vostro parere è davvero molto importante per me!

Alla prossima bella gente, ve se ama,
Andrea x

P.S: vi piace la nuova copertina?

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⏰ Last updated: Jan 18, 2016 ⏰

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