40-In My Veins.

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'..Ho l'impressione di cadere..
Ho l'esigenza di nascondere quello che provo per te..
E' un'abitudine del cuore mio,sono in contrasto con l'amore io..
Ed è del tutto ironico, io che mi fingo indifferente..
Invece resti nella mente..
Ho un'astinenza da colmare..
Ho un'apparenza da sconfiggere..
É quella che lascio a te..
É un'attitudine sentirti mia..
Quando ti cerco lo sa solo Dio..
Atteggiamento cronico..
Sai mi sono innamorato di te..
Da quando mi hai guardato per caso..
Quell'aria un po' sicura di te..
Di chi non ha paura di niente..
Invece io paura ne ho..
Voglio urlare e conquistare la mia vita da sognare..
Fino a quando non sarò più trasparente..'

Un aria tranquilla si respirava ormai in quella palestra.
Helena se ne stava sulla soglia ad osservare l'intera stanza, erano passati cinque mesi da quando era arrivata in quella federazione, tutto era cambiato ai suoi occhi eppure agli occhi degli altri sembrava così tremendamente uguale.

Sorrise al pensiero del suo primo giorno, quando aveva varcato quella porta ritrovandosi davanti all'enorme edificio che era la World Wrestling Entrateinement.
Riportó la sua mente a quando impacciata aveva rivolto le sue prime parole alla magnifica Stephanie McMahon, donna che nonostante fosse andata a letto con il suo uomo, stimava profondamente.
Ricordó il violento schiaffo che molló sulla guancia di Colby, quel bioro dal ghigno insopportabile, quello che le faceva perdere la pazienza dopo soli due minuti e finiva col prendersi ennesimi schiaffi dietro la testa.

Osservó quel bioro con un sorriso, infondo gli voleva bene anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, non se fosse stato necessario.

Quel giovane uomo, futuro di quella federazione stringeva tra le braccia una brunetta dall'accento inglese che rideva a crepapelle grazie a lui.
La vedeva felice, aveva capito fin dall'inizio che provava qualcosa per l'architetto e l'aveva sempre spinta a seguire il suo cuore.
Saraya il suo cuore l'aveva seguito, aveva camminato per una lunga strada che l'aveva portata al suo Colby.
Ed Helena era felice di vederla serena, era andata d'accordo con l'Inglesina sin dal primo momento.
L'amica che tutti avrebbero voluto, quella su cui poteva contare in ogni momento della giornata, quella su cui avrebbe potuto contare per il resto della vita.
Quella che divertita rideva per una delle battutine squallide del biondo superfigo.

Nick non aveva ancora trovato la sua anima gemella ma nonostante quello riusciva ad avere sempre il sorriso sulle labbra.
Era felice della vita che faceva, aveva un lavoro che amava, degli amici per cui si sarebbe sacrificato sempre e se la vita avrebbe voluto donargli anche l'amore, lui era pronto ad aspettare.
Il biondo si voltó verso di lei e le sorrise donandole un occhiolino con i suoi occhioni azzurri mozzafiato per poi beccarsi una sberla dall'amico al suo fianco.

L'eroe di milioni di bambini era davvero una persona da amare.
Ancora non si spiegava come, Nicole non se n'era innamorata.
John era un uomo d'oro, aveva conosciuto solo i suoi pregi ed erano fantastici.
Era dotato di un'affidabilità speciale, di molta pazienza e di una gentilezza rara.
Capiva perché ogni bambino urlava il suo nome, anche lei lo vedeva come una sorta di eroe.
Aveva salvato la sua storia con la vipera molte volte indirizzandola verso la giusta strada.
Ed Helena poteva dire che John Cena non era solo l'eroe dei bambini ma anche il suo.

Voltó il suo sguardo persino verso quel pazzo lunatico di Jonathan Good.
Nonostante avesse ferito l'uomo che amava non riusciva ad odiarlo.
Vedeva nei suoi occhi la sofferenza e gli faceva una gran pena.
Secondo lei aveva quel comportamento solo per nascondere il cuore che sotto la sua pelle batteva forte.
Una sorta di maschera che qualcuno prima o poi avrebbe sfumato facendolo innamorare.

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