12- Hello Kitty prende le redini.

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Anche dopo aver assimilato la notizia, le pallide mani di Harry tremavano, costrette ad ancorarsi ai bordi della felpa larga per non mostrare alcun segno di debolezza agli occhi vigili di Louis, unica presenza nell'ampia sala d'attesa.

"Allora, tutto bene?"

"Ho solo avuto un calo di zuccheri, ora sto molto meglio."

Mentì, spostando i preziosi smeraldi che erano i suoi occhi verso il soffitto, tentando così pateticamente di contenere le lacrime imminenti.
Louis corrucciò la fronte dubbioso a quella vista, e quasi senza accorgersene si ritrovó a pochi centimetri dal ragazzo, con una mano a carezzargli il fianco e l'altra a bloccargli il viso.

"No che non stai meglio Hello Kitty."

Ma Harry ben presto si ritrasse a quel tocco, facendo una smorfia nel sentire le guance bagnarsi, forse per l'ennesima volta quella serata, di lacrime calde, che si congiungevano sotto al suo mento inumidendo il colletto della maglia.
Non aveva intenzione di rivelargli che dentro di se cresceva una piccola creatura, frutto di una loro inopportuna unione non protetta.
Avrebbe compromesso il suo matrimonio.

"È lo stress, vero?"

Tentò nuovamente il ragazzo dall'altezza ridotta, infilandosi le mani all'interno dell'abbondante felpa per resistere all'impulso di stringerlo a se, poichè non abituato a vederlo in quello stato.
Ad Harry non restò che annuire, serrando le palpebre per assimilare la menzogna e fingersi meno abbattuto, come se non fosse successo niente.
Ma una fitta all'altezza dell'ombellico lo riportò alla realtà:
Era successo eccome.

* * * *

"E quelle cosa sono?"

Chiese curiosamente Louis, una volta entrati all'interno del grande veicolo, dato che Darcy si trovava ancora nella dimora di Briana, e indicando con un cenno i fogli accartocciati sulle gambe di Harry.
Vi era raffigurato suo figlio al primo mese di vita, un piccolo punto confuso e difficile da interpretare, occasione che diede al riccio la possibilità di inventarsi un qualcosa.

"Hanno deciso di farmi l'ecografia alla testa per precauzione, nulla di che."

Louis annuí a quella spiegazione, prediligendo l'accortezza nella guida alla curiosità, e si diresse sfrecciando verso casa.

"Stavo pensando... siccome soffri di stress potresti alloggiare da noi, almeno fino alla celebrazione. Scommetto che potrebbe giovare a te e.. a me."

Le ultime parole contenevano così tanta malizia da far arrossire completamente il riccio al solo pensiero, il quale desiderava solo chiudersi in camera e piangersi addosso per l'eternità.
Eppure aveva bisogno di terminare quel lavoro, di chiarire le cose con Louis e... di lui. Già, aveva fottutamente bisogno di lui.

"Ci sto."

Replicò poco dopo, sorprendendosi nel vedere l'ampio ghigno del ragazzo.

"Ottimo, allora tra due giorni ti verrò a prendere, portati i vestiti necessari, anche se dubito ce ne sarà bisogno."

"Mh.. okay."

Harry spostò la mano lungo l'addome momentaneamente piatto, sospirando leggermente per la situazione che si stava creando.
Sembrava una di quelle orribili fiction spagnole in cui accade di tutto e di più, un vero incubo, eppure non era un copione, ma la sua vita.
E lui intendeva prenderne le redini per guidarla a proprio piacimento.

pink ; larry mpregWhere stories live. Discover now