10- Hello Kitty non riesce a dimenticare.

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Fasci di luce lattaginosa serpeggiavano fra la calca di corpi sudati, descrivendo ampie circonferenze e incitando i ballerini a dare il meglio di se, come se fosse l'ultima notte della loro giovane vita.

E tutti intendevano eseguire l'impulso, tranne un riccio dall'aria vagamente inorridita che se ne stava su un divanetto glitterato, ad osservare la scena oppresso da una coltre di fumo passivo.
Era uscito con l'intenzione di divertirsi, dimenticando così ogni sorta di problematica procuratagli dal lavoro, ma era finito per starsene seduto a poltrire contro ogni asprttativa. Ehi, l'anima della festa era sempre stato lui!

"Non balli?"

Quella domanda, trascinata leggermente a cagione dell'elevato abuso di alcolici, fece quasi sorridere Harry, finalmente lieto di conversare con qualcuno, ma la sua espressione si tramutò rapidamente in confusione.
A porgerla era stato un ragazzo di bassa statura con due enormi iridi blu, intento a guardarlo curiosamente.
Dovette strizzare gli occhi per non cadere in tranello, e scambiare quel tipo per Louis Tomlinson.

"Nessuno mi ha invitato a farlo."

Rispose allora, abbassando lo sguardo sulle mani inconsciamente occupate a stropicciare l'orlo della maglia.
Quella somiglianza lo metteva tremendamente a disagio, inoltre il battito cardiaco accellerato non aiutava affatto, se non a far aumentare il rossore sulle goti.

"Mi concede allora questo ballo?"

Ridacchiò il giovane, vacillando non appena aiutò Harry a tirarsi su dalla pigra postazione, e continuando anche mentre lo trascinava nel cuore della pista, attraverso poderose gomitate a chiunque osasse intralciargli il canmino.
Harry invece lasciava fare, rapito da quei tratti così familiari a cui ormai sentiva di appartenere.

"Comunque sono Christian, e tu riccio?"

Le casse poste negli angoli più strategici del locale emettevano musica assordante, rendendo difficile qualsiasi scambio di informazione, quindi Harry si accostò al suo orecchio per replicare.

"Oh, bel nome."

Gridò Christian di rimando, nello stesso istante in cui le sue dita si agganciavano ai passanti dei pantaloni, per avere una maggiore predisposizione a strattonarlo a se.

"Quasi bello quanto le tue labbra."

Soggiunse.
Harry socchiuse leggermente le labbra carnose, dando la possibilità a Christian di passarvi il pollice leggero sostituito dopo poco con la propria bocca avida e dal sapore alcolico.
Ma non oppose resistenza, poichè al di sotto delle sue palpebre serrate si delineò un volto etereo, Louis.

"Oh cazzo."

Mugugnò, non appena si staccò dal bacio così tremendamente insulso rispetto a ciò che aveva provato giorni fa.
E la prima cosa che si impose di fare, fu darsela a gambe sotto lo sguardo attonito dell'interlocutore, il quale non ci mise molto ad inseguirlo.

"Ehi angelo, dove scappi?"

Biascicò non appena riuscì ad arrestare la sua corsa, stringendo le braccia intorno ai fianchi di Harry con così tanta forza da fargli quasi mancare il respiro.

"Non mi devi toccare!"

Inconsapevolmente stava gridando, con la mente offuscata dalla delusione nel sapere che non era lui a tenerlo e il fumo passivo ad invadergli i pensieri, una situazione che da li a poco avrebbe rimpianto.

Intanto i pugni tirati a fatica il più delle volte mancavano il bersagio, facendolo apparire un bambino invaso dai capricci, e il massimo che il ragazzo si premurò di fare fu premere il palmo della mano contro la sua fronte, per evitare la sfuriata.

"Sicurezza!"

Harry non si arrestò neanche mentre veniva caricato sulla spalla di un grosso omaccione per essere scortato fuori, con le guance rigate da lacrime di pura rabbia.

"Piccoletto, vai a casa e calmati."

Gli consigliò dopo averlo adagiato a terra la guardia della sicurezza, dandogli addirittura delle pacche sulle spalle. Harry a quelle parole tirò su col naso, volgendo le spalle all'orribile locale per dirigersi verso la sua amata Darcy, cercando conforto nel sedile logoro ma familiare.
Cosa gli stava succedendo?

* * * *

"Buon giorno."

L'unico rumore presente nella stanza apatica proveniva dall'accozzaglia di macchinari che la riempivano, e sembravano avvolgersi intorno al corpo smunto di un uomo, come soffocante filo spinato.
Per questo la voce di Louis giunse leggermente ovattata alle orecchie di Mark, che sollevò una mano tremante in segno di saluto non appena riuscì ad individuarlo.

"Figliolo."

Sussurrò stringendolo successivamente al proprio petto.

"Perchè sei venuto così tardi?"

"È colpa di Briana e... tutta quella merda."

"Scusa."

Louis corrucciò la fronte alle scuse di suo padre, e mentre si divincolava dalla stretta uno sbuffo gli sfuggì.

"Non ti devi scusare, è una mia scelta davvero. E una volta che tu sarai guarito noi..."

"E se non guarirò?"

"L'orario delle visite è terminato, deve uscire."

Li interruppe una giovane infermiera, facendo scorrere lo sguardo freddo su entrambi prima di appiattirsi contro il muro per consentire a Louis di lasciare la stanza, cosa che fece solo dopo aver abbracciato nuovamente suo padre.

"Guarirai, é una promessa."

Sussurrò chiudendo la porta.

pink ; larry mpregDove le storie prendono vita. Scoprilo ora