"Come è potuto succedere? Da quanto puoi farlo? Perché?!" stavo urlando e lo sapevo, ma non me ne importava.
La rabbia e il panico per quello che James avrebbe potuto scoprire nella mia mente, battagliavano nel mio cuore e nel mio sguardo.
"Penso che tu conosca già la risposta a queste domande. E non credo che farmi diventare sordo risolva la situazione" borbottò James, coprendosi un orecchio con fare teatrale.
Gli rivolsi un'occhiata assassina. Non c'era nulla di divertente o spiritoso in quella situazione. Proprio niente!
"Dovresti davvero fermarti, prima di fare un solco nel pavimento" mi consigliò poi, nello stesso tono rilassato e casuale.
Le mie dita, cariche di scintille, fremettero dal desiderio di stringersi intorno al suo collo. Chissà forse allora avrebbe perso la sua insopportabile calma.
"Ricordi l'altra sera dopo il cinema?" chiese, appoggiando i gomiti al bancone.
"Oh, vuoi dire quando hai accidentalmente espresso il desiderio di leggermi nel pensiero e poi hai detto che non era successo nulla, che la magia non aveva funzionato?! Sì, penso di ricordarlo piuttosto bene!" ribattei risentita.
"Non ti stavo mentendo" si affrettò a dire.
Inarcai le sopracciglia, ostentando scetticismo.
"Non aveva funzionato. Non all'inizio, comunque. Ho cominciato a sentire qualcosa questa mattina. All'inizio erano solo parole confuse. Pensavo di averle solo immaginate, poi però oggi in classe è successo di nuovo. Ho sentito pronunciare il mio nome. Ma è stato strano, non sembrava che qualcuno lo avesse detto ad alta voce, sembrava piuttosto che qualcuno lo avesse bisbigliato nella mia mente. Qualcuno con la tua stessa voce" disse, puntando i suoi occhi nei miei.
"Ho pensato fosse assurdo. Ma poi tu hai incrociato il mio sguardo e mi sono detto che in fondo, sono successe cose molto più assurde. Specialmente da quando sei arrivata tu" concluse, sorridendo.
Ripensai a quando durante la lezione mi ero ritrovata a pensare a quanto in fondo fosse ammirevole la sua decisione di non sfruttare la magia.
Quanto ero stata ingenua!
Lui mi aveva anche sentita!
E aveva taciuto. Imbarazzo e furia montarono in me all'unisono.
"Così hai pensato bene di non dire nulla e continuare ad approfittarne!" esclamai al colmo della rabbia.
"Smettila di urlare, Scricciolo. Spaventerai Katie" mi rimproverò lui, stringendosi la base del naso con due dita.
Lo guardai allibita. Avevo tutto il diritto di essere arrabbiata e di urlare dopo quello che aveva fatto. E i suoi deboli tentativi di blandirmi non facevano che incrementare la mia determinazione.
Tuttavia c'erano cose più importanti da sistemare, prima di pensare a come dar sfogo a tutta la mia collera.
Con gli occhi ancora screziati di rosso, tornai a voltarmi verso di lui a braccia conserte.
"Sai una cosa? Hai ragione. Questo non serve a nulla. Ora tu esprimerai il desiderio di annullare tutto e..." iniziai a dire, con voce forzatamente controllata.
"Perché dovrei?" mi interruppe lui.
Lo guardai con tanto d'occhi. Non poteva dire sul serio.
"Sentimi bene. In alcun modo ti permetterò di continuare ad avere libero accesso alla mia mente! Se non disfi subito questo desiderio giuro che passerai da topo il resto dei tuoi..."
"Ti sbagli" affermò in tono beffardo.
"Come prego?! Se pensi che non abbia il coraggio di farlo, ti sbagli di grosso!"
Per tutta risposta lui si mise a ridacchiare.
Le scintille sulla punta delle mie dita tornarono a bruciare con rinnovata intensità.
"Non mi riferivo a quello. Sono sicuro che adoreresti vedermi correre su una ruota per l'eternità. Io intendevo dire che non ho fatto libero accesso alla tua mente" rivelò, lanciandomi una strana occhiata.
La mia espressione, irritata ed incredula, doveva aver parlato per me, perché lui si affrettò subito ad aggiungere:
"Io non posso leggere tutti i tuoi pensieri. Adesso per esempio non sento proprio nulla"
E le tigri bianche sono solo degli innocui gattini! Mi credeva davvero tanto ingenua?
"Ma davvero? Quindi non puoi sapere tutti i modi che ho in mente per fartela pagare?!" sbottai.
"Per quanto la cosa mi intrighi, Scricciolo; no, non posso" rispose, sorridendo sornione.
"E ti aspetti davvero che ti creda?"
"Perché non dovresti?" chiese, tentando di assumere un'espressione innocente.
"Sai, credo che questa cosa funzioni solo con alcuni tipi di pensiero. Forse funziona solo con quelli che scegliamo di condividere, o con quelli che riguardano l'altro, o magari succede solo con pensieri molto intensi..."
"Affascinanti teorie! Oggi sembri davvero un pozzo di conoscenza" lo interruppi brusca "Ma ancora non mi hai detto perché mai dovrei crederti!"
"Come perché? Dovresti saperlo benissimo... Dal momento che puoi farlo anche tu" disse, con un ghigno furbo stampato sulle labbra.
La sua affermazioni mi sorprese tanto, che per un istante dimenticai di essere furibonda.
Il ricordo della strana voce che avevo udito a scuola, subito dopo aver liquidato Ashley, mi balzò alla mente repentina.
Una vocina che diceva che quelli erano i pensieri di James, e che in fondo io lo avevo sempre saputo, mi si accese nella testa. La soffocai, rapida.
Non se la sarebbe certo cavata con così poco.
"Di che stai parlando?" domandai, impassibile.
Il mio padrone sorrise e mosse alcuni passi verso di me. Non arretrai.
"Avanti, Scricciolo, vuoi davvero farmi credere che questa cosa non funziona anche al contrario? Ti ho già detto che non sei per niente una brava bugiarda" mormorò, chinando leggermente la testa verso di me.
"Almeno non sono pazza" ribattei a denti stretti.
"Stai evitando la domanda" mi ricordò.
"Tu stai evitando il problema"
Perché il suo profumo era così dolce ed intenso? Perché diventava così difficile mantenere il controllo quando ne ero avvolta?
"E quale sarebbe?" chiese lui, tornando a sorridermi.
Era possibile desiderare di cancellargli quel sorriso e non vederglielo mai sparire dalle labbra, allo stesso tempo?
"Che io..." mormorai "Non ti voglio nella mia testa"
"E ci sono?" chiese, allargando il sorriso.
Fissai i suoi occhi d'ambra, incapace di rispondere. Perché ogni conversazione con lui doveva trasformarsi in una giostra d'emozioni e in un gioco d'enigmi?
Era evidente che lui era di gran lunga migliore di me a giocare.
Quando non fui più in grado di reggere il peso del suo sguardo, feci un passo indietro.
"Pensaci" proseguì lui, rifiutandosi di cedere.
"Cosa ci sarebbe di male?" chiese.
Mi si affacciarono alla mente almeno un migliaio di buoni motivi, ma non riuscii a dar voce a nessuno.
"Parli sul serio? Proprio tu, che strabuzzi gli occhi come un cervo impaurito ogni volta che schiocco le dita. Davvero non ti importa di questo?" domandai allargando le braccia, per indicare entrambi.
"Non l'ho mai voluto, specie perché implica la magia, ma ora che c'è... Beh, penso che potrebbe rivelarsi un cosa davvero interessante"
Preferii non indagare su quel che avesse voluto intendere con la parola interessante.
"Tu sei pazzo" affermai, sicura.
"E tutto questo é assurdo. Io non posso leggerti nella mente e non voglio, in nessun modo, che tu legga la mia"
"Davvero?"
I suoi occhi d'ambra catturarono i miei, impedendomi di distogliere lo sguardo.
"Sì. Davvero" sussurrai in risposta.
"Ginny, James! " esclamò Katie, irrompendo in cucina.
Facemmo entrambi diversi passi indietro, allontanandoci l'uno dall'altra.
"Ma che state facendo?" chiese la bambina, spostando lo sguardo da me al mio padrone.
"Niente, tesoro" mi affrettai a rispondere.
"Ora torniamo in salotto con te così puoi mostrarci il tuo disegno" dissi, porgendole la mano.
Katie esitò un istante, poi afferrò la mia mano ed entrambe ci avviammo verso il salotto.
Poi sarei io, quello che evita i problemi?
La voce di James mi raggiunse forte e chiara, impedendomi di muovere un altro passo.
Mi voltai versi di lui con aria indispettita.
"Io non sto evitando proprio nulla!" esclamai prima di capire il mio errore.
Mi schiaffai una mano sulla bocca, ma dallo sguardo trionfale del mio padrone capii che ormai era troppo tardi.
Mi morsi la lingua fino a farla quasi sanguinare. Ma come potevo essere stata tanto stupida?!
"Come, Scricciolo? Cosa volevi dire?" chiese James, paventando confusione.
Lo guardai con occhi di fuoco sperando che riuscisse ad avvertire anche solo in minima parte il mio odio.
La sua espressione invece, non fece che farsi più divertita.
"Katie vai a finire il disegno, noi arriviamo subito" disse alla piccola.
Dopo aver dato una rapida occhiata ad entrambi e aver soffocato un risolino, la bambina corse via.
"Non osare dire una parola!" lo ammonii perentoria.
"Non ne avevo intenzione" assicurò lui, alzando le mani.
"Che ne diresti di un compromesso?" propose poi, con rinnovato entusiasmo.
Corrugai la fronte, con espressione scettica.
"Che genere di compromesso?" chiesi, diffidente.
"Prenditi un po' di tempo. Un paio di giorni per riflettere su questa cosa. Se, scaduto il tempo, deciderai di voler ancora che annulli il desiderio, lo farò"
"Perché non farlo ora?" proposi invece.
"Non credo rientri nella definizione di compromesso. Bisogna cedere qualcosa da entrambe le parti" spiegò lui, scuotendo la testa divertito.
"So cos'è un compromesso!" risposi piccata.
"Allora, accetti?" incalzò lui.
Una parte di me avrebbe voluto dirgli che non c'era alcuna speranza che lo facessi.
"Cosa ci guadagno io?" chiesi, invece.
"A parte una finestra d'accesso ai miei pensieri, vuoi dire?" ridacchiò lui.
Gli restituii un'occhiata per nulla impressionata.
"Che ne diresti di una giornata al Luna Park?"
"Al Luna Park?" ripetei sorpresa.
"Tutte le giostre e le caramelle che vuoi. Katie mi ha mostrato prima il volantino. Lei sarebbe sicuramente al settimo cielo"
"Questo suona più come un ricatto" gli feci notare, senza però riuscire a celare il mio interesse.
"Affare fatto?" domandò, allungando una mano verso di me.
Fissai lo sguardo nei suoi occhi d'ambra, cercando di decidere se potevo fidarmi. Ma non fu per nulla una mossa saggia. Diventava difficile ragionare lucidamente quando mi fissava con tanta intensità.
"D'accordo" concessi infine "Solo due giorni. Non un minuto di più"
James sorrise trionfale, mentre faceva dondolare le nostre mani allacciate.
"Ma se te ne approfitti, temo che Katie dovrà prenderci a modelli per disegnare un'altra favola" minacciai, sciogliendo la presa.
"Cappuccetto Rosso e il lupo?" scherzò lui.
"No" mormorai "La Principessa e il ranocchio"

"Quanto?" chiesi con il fiato corto.
"Di poco al di sotto del tuo record" rispose Lizzie, fissando l'orologio.
"Grandioso!" mormorai ironica.
Mi lasciai andare contro gli armadietti, con una mano premuta sul petto nel tentativo di calmare il mio respiro impazzito.
Come al solito avevo perso troppo tempo. Distratta, ero rimasta in aula dopo la lezione e poi ero stata costretta a percorrere a passo di corsa tutti i corridoi per cercare di arrivare prima del suono dell'ultima campana.
"Guarda il lato positivo" provò a rincuorarmi Lizzie "Almeno hai già fatto un po' di riscaldamento per dopo"
Le lanciai un'occhiataccia e lei ridacchiò.
"Non sei comunque quella più in ritardo" mi fece notare, poi.
Alzando lo sguardo notai che Corbin e James ci stavano raggiungendo in quel momento.
"Buongiorno, signorine. Passato una buona mattinata?" ci salutò Corbin, allegro.
"Prima di vederti senza dubbio" gli rispose la sorella, in tono irriverente.
"È questo il modo di rispondere al tuo fratello preferito?"
"Nonché unico fratello, grazie al cielo!" sospirò lei, divertita.
Il loro battibecco continuò per un po' e, come sempre, si concluse con un pareggio. Sembrava che quei due proprio non potessero farne a a meno.
Malgrado tutto però, guardandoli non potevo fare a meno di rimpiangere il fatto di essere figlia unica.
Mentre Lizzie e Corbin si allontanavano l'uno dall'altra con aria di sdegno, io intercettai lo sguardo di James e lo distolsi in fretta prima di scoppiare a ridere.
Dovetti ammettere che succedeva spesso ultimamente. Certo, forse la storia della lettura del pensiero aveva contributo in qualche modo ad instaurare quella sorta di... complicità?
All'inizio non era stato semplice accettarlo, ma dopo aver appurato che effettivamente James non aveva libero accesso alla mia mente avevo cominciato a farmene una ragione.
Alcune volte poteva addirittura risultare divertente, pensai sorridendo tra me e me.
"Così questo weekend ve la spasserete al Luna Park?" chiese Corbin, interrompendo il filo dei miei pensieri.
"Già" risposi.
Tecnicamente, non essendo ancora scaduti i termini dell'accordo, non era certo che saremmo andati.
Ma di sicuro non avrei voluto essere nei panni di James, nel caso avesse dovuto dire a Katie che non se ne sarebbe fatto più nulla.
"Proprio non ti capisco, amico. Davvero non ti vengono in mente passatempi migliori?" brontolò Corbin, fissando l'amico.
"Vuoi dire meglio delle montagne russe?" ribatté James, con una strana scintilla di ironia nello sguardo.
All'inizio non capii di cosa stesse parlando, poi però un'immagine di arzigogolate rotaie che si intrecciavano ad altezze notevoli e di vagoncini colorati che sfrecciavano lungo di esse, si materializzò nella mia mente.
James doveva aver intuito la mia confusione e aveva deciso di rimediare in quel modo.
Sorridendo, pensai che quella sarebbe stata certamente una delle attrazioni più entusiasmanti.
"Lei ha più curve delle montagne russe" mormorò Corbin, squadrandomi malizioso.
Gli restituii uno sguardo esasperato, più infastidita dal fatto di non avere una replica adeguata sulla punta della lingua che dal suo commento irriverente.
Parole coraggiose; per qualcuno che ne ha il terrore da quando aveva sette anni!
Mi voltai verso James con sguardo colmo di sorpresa. Lui sorrise e mi fece l'occhiolino.
Un sorriso furbo mi si dipinse sulle labbra, mentre annuivo.
"Qualcosa mi dice che certe curve non fanno per te" mormorai tornando a guardare Corbin "Potresti farti male"
Il suo sorriso vacillò, mentre la sua mandibola si serrava nervosamente.
"Cosa vorresti dire? Io adoro le montagne russe" disse, simulando disinvoltura.
"Ma davvero? Non ti spaventano nemmeno un po'? sussurrai avvicinandomi di un passo.
"Paura io? Ma per chi mi hai preso?"
"No, quale paura! Più terrore, direi" precisò Lizzie, sorridendo.
"Ma che dici? Solo perché questo weekend non saremo in città, altrimenti ve l'avrei fatto vedere io chi ha paura" fece lui, riacquistando sicurezza.
"Perché aspettare? Potremmo andarci subito" suggerii.
"Basterebbe uno schiocco di dita" aggiunsi, alzando una mano.
"Ferma, ferma! Che fai? Mi sono appena ricordato di avere un impegno!" balbettò lui, arretrando di diversi passi.
"Ah sì? E con chi? Col gabinetto?" lo schernì Lizzie.
"Sembri un po' blu, in effetti" gli fece notare James.
"Ehi, ma vi siete messi tutti d'accordo?" esclamò Corbin a quel punto.
James, Lizzie ed io scoppiammo a ridere.
Il suono della campana mise fine al nostro gioco. Prima di correre a lezione con Lizzie, scambiai un'ultima intensa occhiata con il mio padrone.
Tic tac, Scricciolo! mi ricordò lui nella mente.
D'accordo! pensai Hai vinto!

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