38.

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Senso di colpa


Era esattamente come tutte le altre, una porta bianca. Non fu quello che vidi che mi fece gelare il sangue nelle vene, ma ciò che sentii. Due voci familiari, che ridevano e scherzavano e le urla di un ragazzo.

-Eddie, non lo uccidere, sarebbe il terzo questo mese.

-Sei tu che gli prepari questi intrugli, Luke.

Eddie ridacchiò. Da quanto tempo non li sentivo e non li vedevo. Volevo salutarli, infondo loro non mi avevano mai voluta morta, era solo il loro lavoro, avevano bisogno di una cavia su cui testare i prodotti, in più avevo scoperto, grazie a Justin, che Eddie era innamorato di me, quindi non mi avrebbero fatto del male.

Senza bussare o pensarci due volte, entrai spalancando la porta. Vidi i due ragazzi girarsi verso di me attoniti.

-Quinn.

Sussurrò Eddie, quasi come se non credesse alle proprie parole. Il volto era esattamente come lo ricordavo, solo un po' più invecchiato, se prima dimostrava 30 anni adesso ne dimostrava molti di più, forse per lo stress.

-Da quanto tempo.

Dissi guardandomi intorno. La stanza era anche esattamente come la ricordavo, spoglia, senza quadri. Mi girai a destra, quell'angolo era il punto dove più volte Fred mi aveva violentata. Mi girai a sinistra, il lettino era ancora al suo posto, lì dove lo avevo lasciato l'ultima volta. Ricordai la prima volta che mi ero svegliata in quella stanza, la mia testa era bendata e io ero sdraiata lì. Ad accogliermi c'era stata solo Alice, mi venne in mente quando sul punto di morte aveva sussurrato a Justin "tu non hai sentimenti", si sbagliava. Era sua sorella e non conosceva che ragazzo buono e gentile aveva accanto. Un brivido mi percorse la schiena al ritornare a quei giorni. Avevo così tanta paura di Justin, eppure lui non mi avrebbe voluto fare niente, era solo inesperto; ricordai quando lo avevo sorpreso nel bagno a tagliarsi, voleva imparare a non farmi del male. Alzai gli occhi sopra il letto. C'era ancora la finestrella che avevo usato due volte per provare a scappare, con scarsi risultati. Ringraziai il cielo di non esserci riuscita, altrimenti non avrei mai conosciuto Justin e vissuto nella società. Mi guardai attorno e riconobbi il mobile nel quale avevo trovato il coltello con cui avrei voluto uccidermi. Mi salì un nodo alla gola, se l'avessi fatto adesso chissà da quanto non ci sarei stata più, chissà come sarebbe stata la vita di Justin senza di me. Alice sarebbe stata ancora viva, Peter anche, Fred pure... wow, quante persone erano morte a causa mia. Guardai in basso a sinistra, c'erano il tavolo e la sedia su cui mi sedevo e Luke ed Eddie provavano i veleni su di me. Questa volta però la sedia era occupata da qualcun altro, un ragazzo magrolino, biondo, occhi color miele, era incredibilmente simile a Justin, mi venne la pelle d'oca a guardarlo. L'espressione però era molto diversa, Justin era spavaldo, forte, lui teneva la testa bassa, aveva le mani legate dietro la schiena e mi guardava implorante.

-Wow, sei cambiata tantissimo.

Esclamò Luke venendo verso di me.

-E tu usi ancora la cresta.

Dissi ironica, che si aspettava? Era passato tantissimo tempo.

-L'ultima volta che ti ho vista qui avevi paura, piangevi, tenevi la testa bassa e se non sbaglio ti piaceva sanguinare.

-Non era colpa mia se sanguinavo.

Dissi alzando un sopracciglio.

-Lo so.

Disse Luke sorridendo, erano loro che mi facevano del male per convincermi a farmi prendere quei veleni. In quel momento stavano parlando di sangue e morte come se fosse l'argomento più normale da trattare. Mi avvicinai a Eddie.

These Four WallsWhere stories live. Discover now