•3•Drei.

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I momenti dell'insonnia sono i miei preferiti. Ore e ore a guardare il soffitto, con il cuore a mille che cerchi di regolare, invano. La pressione che va a mille e gli occhi che sembrano non riconoscere nemmeno la finestra. Tutto gira, non posso chiudere gli occhi, non posso tenerli aperti. Dovrei chiamare mia madre, ma se la chiamo mi forzerebbe a mangiare o prendere qualcosa. Quindi mi giro e fisso il soffitto, lunghe conversazioni tra me e il soffitto, lunghe tanto quanto i miei film mentali. Se fossi una regista avrei giá vinto uno o piú oscar. 

impertiente/sciocca/presuntuosa. 

Solo che ho un difetto, ripeto sempre la scena piú bella. Quella dove il mio lui mi prende fra le sue braccia, mi sorride e mi dice che per lui sono bellissima. 

Per questo li chiamano film mentali, perche solo nella mia mente malata potrebbero stare. Ancora una volta mi mordo l'interno della guancia, procurandomi l'ennesimo buco. Il sapore del sangue ferroso mi fa storcere il naso. Perché lo faccio? Perché deve essere tutto cosí difficile nella mia vita? Perché nessuno mi ha mai considerato per quello che sono veramente? Cos'ho di sbagliato? cosa sbaglio?

Me ne accorgo solo ora, sto piangendo. Non dovrei, il pianto é una debollezza.
"Piangere non ha mai risolto nulla bambina mia." La voce di mia madre mi fa eco nella testa. Bambina mia. Da quanto non mi chiama piú cosí?
Una volta ho provato anche a chiederglielo, ma sono rimasta delusa dalla risposta.
"Non credi di essere un pó cresciuta per questo?" giusto. Non sono piú una bambina di sei anni che si disperava per una bambola di pezza rotta, o per una caduta dalla bicicletta. Ho diciasette anni, non serve piú piangere per qualcosa di inutile.

Perché si, era inutile. Io ero inutile. L'apprezzamento degli altri era inutile, le loro facce, i loro sorrisi falsi, le loro battute, i loro occhi. Tutto era inutile per me. Come anche questo corpo, era inutile. Non serviva piú a niente, solo a farmi sfigurare davanti ad un'altra ragazza taglia trentotto. Sapevo che non sarei mai riuscita ad arrivare a quel punto. Era cosi lontanamente impossibile.
Vero stanza? Lo sappiamo bene io e te, quante volte ti ho giurato di migliorare. Eppure eccomi di nuovo qui a pensare di poter fare di piú. Cadere e rialzarsi, cadere e rialzarsi. Il mondo gira sú questo, no?

Scendo dal letto e prendo le cuffie. Attacco con un pezzo degli Oasis, mi cullo in quella melodia e mi sento lo stomaco contorcersi.

Sono giá le 3. Domani dovrei farcela. Cazzeggio un pó su Facebook e cerco il ragazzo della mia classe. Qualche foto sua, una bambina, condivisioni di video a me sconosciuti. Niente di piú. Si nasconde bene peró, devo dirlo.

 Annoiata,spengo tutto e cerco di dormirci sú. Sulle note di Castle of Glass, riesco finalmente ad addormentarmi, sperando che domani sia un giorno migliore.

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Solita routine. Sveglia,lavarsi, vestirsi, saltare puntualmente la colazione, uscire,congelarsi, scuola. 

Salto la prima ora, tanto per cazzeggiare alla Clivo Villa Doria, lontana dalla scuola. Quella dove dicono ci sia morta un sacco di gente,ma io non ci ho mai creduto. Anche mio fratello salta la prima ora,liquidando le mie domande con un "ho da fare." Non oso nemmeno replicare, lui sparisce lontano e io mi incammino fra le vie ciottolose della Villa. 

La Villa é enorme, piena di alberi, fiori, un vasto prato, sentieri segnati da dei sassolini piatti lisci. Pini alti almeno 45 mentri, mi fanno sentire piccola e sola. Una fontana,ormai consumata dal tempo e vuota, fa la sua figura al centro di uno dei sentieri. Mi siedo sul bordo e metto i piedi dentro. Ci sono aghi di pino dappertutto, ormai secchi e pronti per marcire sotto le mie suole. L'inverno e' vicino, spero che nevichera'. Mi accendo una sigaretta e faccio qualche bel tiro,prendo uno di quei aghi e me lo rigiro fra le mani.

-Sola?-
Una voce mi fa voltare. Un ragazzo alto, moro con un sorrisetto stampato in faccia e due occhietti sorridenti, ha le mani in tasca e delle cuffie penzolanti da sotto il giubbotto.

-Si. Sola.- dico sottovoce quasi. 
-posso farti compagnia?-
-ci conosciamo?- rispondo ignorando la sua domanda e cercando di non avere un contatto visivo. 

-sono a scuola con te.- faccio mente locale e cerco il suo viso nei migliaia che ci sono. 

Sicuro che stai a scuola con me? Non ti ho mai visto,oppure ti ho visto e ti ho ignorato. Vorrei dirglielo,ma resto in silenzio. Facendo finta di cercare ancora con la mente.
-Non mi ti ricordo.-
-lo so. Tu non ricordi me,ma io ricordo te. Sei in classe C, giusto? - dice facendo un sorrisetto. Mi prende in giro? Esco dalla fontana vuota e mi distanzio da lui a qualche passo.

- perche sei qui da sola?- dice sempre sorridendo. 
-ti interessa?- rispondo acida.
-non quanto dovrebbe.- risponde velocemente. 
-bene,perché me ne stavo andando.- mi volto di nuovo e a passo svelto cerco di raggiungere i cancelli della Villa. 

Porprio mentre salgo la scalinata, una fitta atroce al fianco,mi tradisce. Mi piego in due e mi appoggio ad un muretto li accanto, gli occhi mi sembra che stiano per uscirmi fuori dalle orbite. 
-Tutto bene?- chiede il moro,sembra sinceramente preoccupato.
-Si. Sto bene.- mugugno. 
-non sembrerebbe.- si avvicina ma lo blocco con una mano.
-lasciami in pace. Chiamo mio fratello,mi aiuta lui.- un'altra fitta mi fá contorcere, addesso sembra che stia salendo sul petto. 

Il moro fa qualche passo indietro.
-capisci che non posso lasciarti qui da sola?-
-non ti ho chiesto niente...- mi siedo sulle scale di marmo, consumate dal tempo. Tiro fuori il telefono e compongo il numero  di mio fratello. Risponde dopo due squilli.
- vieni alla Villa, mi sono prese delle fitte..svelto per favore.-
Risponde con un "arrivo."e chiude.
-sta arrivando mio fratello. Te ne puoi andare, e' meglio per te se arriva e non ti trova qui, credimi.- senza dire piú nulla si allontana girandosi ogni tanto per non perdermi di vista, finche' io non chiudo gli occhi per un secondo e lui non c'e piu'. 

 Mi sento sollevata e dispiaciuta allo stesso tempo. Ecco cosa ho di sbagliato,sono una incoerente del cazzo.

Dopo una buona mezz'ora di raccomandazioni di mio fratello, ritorno in classe con lui.
-Cos'ha l'anoressica?- chiede una delle ragazze ad una bionda. Credo si chiami Sharon.
La sento ridacchiare, ma non ho le forze di scagliarmi contro di lei a forza di parolacce e insulti. Non ne vale neanche piú nemmeno la pena, non per certe persone.

Incontro lo sguardo di Viktor. Non sorrido e non lo fa nemmeno lui. Serio come un muro o un palo di cemento armato.

Cos'hai che non va? che guardi?   Vorrei urlarglielo. Un tuono o un lampo che risuona nella notte. 
Ci continuiamo a fissare. E sembra che mille parole volino fra di noi. Finché non sposta lo sguardo su qualcun'altro.  Stanca, mi accascio sul banco, chiudo gli occhi, mio fratello mi tocca la testa, accarezzandomela.

-Michelle... stai male?

-no Chri, ho solo sonno.- ritira la mano e mi lascia nel mio mondo, e da lí qualcosa scatta nella mia testa. Che io sia immortale, nulla puoi veramente distruggermi. 

Sentii il  bisogno di sparire una volta per tutte.

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