Capitolo 10

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Isabel

Le parole di mia madre non riuscivano ad uscire dalla mia mente, erano inchiodate tra i pensieri che cercavano di trovare una logica o semplicemente una soluzione. Era notte fonda e non riuscivo a dormire. Mi ero vestita in silenzio, stavo per scendere le scale quando sentii un lamento. La porta della camera di mia madre era socchiusa, entrai e la vidi piangere nel buio della notte. Le mie intenzioni erano di andare da Niall e restare da lui, ma quella sera mia madre aveva più bisogno di me. "Isabel per favore, va via." Non le risposi, tolsi le scarpe e l'abbracciai da sotto le coperte. Mi strinse a se come non faceva da anni, sembrava non mi vedesse da tantissimo tempo. "Ti ho delusa" non so di preciso se fosse stata una domanda la mia, sicuramente non avevo bisogno di sentire la risposta. Era palese che l'avevo delusa, lo vedevo da come mi guardava, una figlia ingrata e disobbediente. "Sei la mia gioia più grande, sei mia figlia. Non mi hai delusa, voglio solo il meglio per te." I suoi singhiozzi si erano placati. "Niall è tanto per me. Non so se sia il meglio, ma per il momento mi basta. Sono felice mamma." Se mia madre era così sicura su di lui, qualcosa di sicuro c'era, ma non volevo saperlo. Ero così presa da lui, ero cieca e stupida, e tutto questo perché ero innamorata. Innamorata di un ragazzo sicuramente sbagliato per tutti ma non per me. Una relazione "clandestina", una storia che sapevamo riconoscere solo io e lui. "Non posso impedirtelo Isabel, ma non vuol dire che io lo condivida." Aveva ripetuto la stessa frase. Ero delusa da me stessa, ma ero anche fiera. Perché ero una contraddizione continua? Un paradosso, ecco cosa ero, avevo una doppia personalità? Sembrava di si; volevo essere felice con Niall, ribelle, combattere per le mie esigenze e i miei capricci, ma volevo anche essere la figlia perfetta, quella che mia madre avrebbe voluto. "Mi dispiace di non essere stata la figlia che avresti voluto che fossi."

***

La cosa che più amavo di quella stanza era la sua tranquillità. Una quiete che al di fuori di quelle quattro mura non esisteva. Adoravo anche le foto attaccate sulla finestra, ne aveva anche aggiunte delle altre. E poi, il suo letto era così morbido e profumato. Sul soffitto, proprio sopra i miei occhi, c'era una frase. Mi domandavo come avesse fatto a scriverla. "Non voglio vivere nel passato." La sussurrai, pensai a quanto Niall avesse quella frase incisa nell'anima. "È di un famosissimo pugile." Interruppe lui i miei pensieri. Era andato in cucina a prendere qualcosa da sgranocchiare per merenda, ed era poggiato sullo stipite  della porta con due bicchieri di succo in una mano e delle brioche confezionate nell'altra. E mi guardava, come se non avesse mai visto una ragazza, come se fossi la cosa più bella di questo mondo, ma non lo ero. Ero solo io, Isabel Trust, una semplice ragazza.

"Mi piace stare qui." Lo sentii ridere di fianco a me, lo guardai interrogativa. "Ti piace stare ovunque, tranne che a casa tua, perché?" Era vero in realtà, dicevo quasi sempre quella frase, tranne quando ero sotto la mia dimora. "Perché tu sei ovunque, tranne che a casa mia con me."

"Sai, a scuola mi hanno raccontato delle cose." Rimasi sul vago, Niall era impegnato ad aggiustare l'auto della malvagia Betty. Eravamo sul retro di casa sua, lui era sotto l'auto, potevo vedere solo metà delle sue sottili gambe. Io invece, ero seduta a passare degli attrezzi a me sconosciuti ogni qual volta che me lo chiedeva. "Che genere di cose?" Rispose tranquillo. Un po' ero terrorizzata, l'idea che potesse arrabbiarsi con me per quello che stavo per dire mi metteva ansia. "Mi hanno raccontato delle cose di te e di Betty, non tanto positive.. Ecco.." Sentivo gli strani rumori di chiavi e pezzi di metallo che si scontravano. "Puoi passarmi quella chiave con il manico rosso?" Mi guardai intorno. "È tutta sporca, che schifo." Mi ritrovai la mano sporca di olio o qualcosa del genere. Lo sentii ridere. "Isabel, tu credi a queste cose?" La sua voce era tranquilla, mi parlava ancora diviso tra un'auto. "No beh.. Ecco.. Non lo so. Ti conosco abbastanza da sapere che quello che mi hanno riferito non è vero." Uscì da sotto la macchina con la maglia bianca sporca, le mani impastate di olio di motore e sorridendo mi baciò. Così, senza un vero motivo. Un semplice bacio a stampo. Non potevo fare a meno di pensare a quanto fosse bello e attraente. Non potevo far a meno di pensare a quanto io lo volessi con tutta me stessa; non potevo far a meno di pensarlo e di stare lontana da lui. Provò ad accendere l'auto e con un rombo ed una fumata nera, funzionò. Il suo sorriso soddisfatto era tutto ciò che desideravo vedere. "Non...non vuoi nemmeno sapere cosa hanno detto di te?" Domandai incerta, non gli importava cosa la gente sparlava alle sue spalle? Gli correvo praticamente dietro, gironzolava sul retro di casa sua per mettere in ordine tutti gli attrezzi, ed io lo inseguivo per cercare di capire. "No, a me interessa sapere se tu ci credi o no. Se per te valgono quelle voci, allora ne parleremo. Altrimenti se ti fidi di me, non ho bisogno e motivo di sapere nient'altro." La sua risposta mi lasciò spiazzata. Non so perché ma ero sicura che lui fosse al corrente di tutto, era possibile? Decisi di non pensarci più di tanto e di fidarmi di lui soltanto.

Isabel Trust /Niall HoranDonde viven las historias. Descúbrelo ahora