15. Vendetta

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L'espressione di Michael superava quella della sorpresa, forse perché non aveva mai sentito parlare Katherine in quel modo.

Beh non l'aveva mai vista così furiosa. Come si permettevano quelle tipe di fare una cosa del genere e passarla liscia?

Non aveva intenzione di denunciarle ai professori, o avrebbe fatto il loro gioco, avrebbe dimostrato loro di aver paura, o che in qualche modo potessero influenzare le sue decisioni. Non aveva nemmeno la minima intenzione di allontanarsi da Michael, perché sarebbe stato anche peggio, quindi doveva trovare un modo più subdolo per cercare vendetta.

Ma prima aveva bisogno di una doccia, cavolo se puzzava, non sapeva nemmeno come facesse Michael a starle così vicino. Sospirò, iniziando a camminare verso il suo armadietto, trascinandosi dietro lo zaino fradicio. Arrivata a metà strada si accorse che i suoi passi non erano gli unici nel corridoio, il ragazzo era due passi dietro di lei, a leggere qualcosa sul suo cellulare. Si girò verso di lui, tanto concentrato che quasi le finì addosso.

«Non dirmi che adesso hai intenzione di farmi da guardia del corpo.» disse poi, il suo tono fu più duro di quanto non volesse. Non era arrabbiata con lui, ovviamente, ma l'idea di essere pedinata da qualcuno non le faceva molto piacere.

«Il piano era quello.» rispose lui, infilando le mani nelle tasche della giacca.

«So badare a me stessa, Michael.» Katherine alzò gli occhi al cielo, e così fece Michael, in una sua esagerata imitazione.

«Già, è proprio quello che mi è venuto in mente quando ti ho vista ridotta così.» disse lui prendendo tra le dita pallide un ciuffo dei capelli fradici della ragazza, arricciandole intorno ad esse.

«Va bene!» disse lei tirandolo via. Riprese a camminare verso il suo armadietto. Prese il borsone con la roba da ginnastica e lo richiuse con uno scatto, dirigendosi immediatamente verso gli spogliatoi delle ragazze. Michael la tallonò per tutto il tempo, nei due corridoi che dovettero percorrere e nelle rampe di scale. La seguiva come un'ombra, e anche se non voleva ammetterlo, non le dispiaceva. Certo, avrebbe preferito se non l'avesse fatto per quel preciso motivo, e sarebbe stato anche meglio se lei non avesse puzzato di acqua sporca, ma così era andata, e avrebbe dovuto adattarsi.

Raggiunta la porta degli spogliatoi si girò nuovamente verso di lui, che la osservò con un sorrisetto.

«Sai che qui non puoi entrare, vero?» disse con una mano sulla maniglia.

«Non sarei potuto entrare neanche nel bagno in teoria.» Le fece notare divertito. Katherine sbuffò.

  «Affari tuoi allora.» disse lei abbassando la maniglia.

Dato che erano a metà della seconda ora lo spogliatoio era vuoto, tutte le panche che costeggiavano i muri erano occupate da borsoni identici al suo, appartenenti alle ragazze che avevano educazione fisica in quel momento. Poggiò lo zaino su una panca a caso, per poi dirigersi verso le docce, portando il borsone con se. Grazie a Dio Michael ebbe abbastanza buon senso da non seguirla anche lì. La ragazza si fece la doccia il più in fretta che poté, anche se non fu abbastanza fortunata da trovare uno shampoo nella sua borsa. Si strofinò il bagnoschiuma sul corpo con tanto vigore da far diventare la pelle rossa, e solo quando il picchiettio dell'acqua cominciò a diventare fastidioso decise che era arrivato il momento di uscire. Si rivestì velocemente e avvolse l'asciugamano con cui si era asciugata intorno ai capelli, tornando negli spogliatoi. Michael cercò di trattenere una risata vedendola conciata in quel modo, era seduto su una delle panche, gomito sul ginocchio e mento sul palmo della mano.  

«Hai intenzione di andare alla prossima lezione col turbante di Aladdin?» le chiese, cercando di nascondere il sorriso che gli si stava formando sulle labbra dietro la mano. 

Rumors || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora