8. Un Tiro

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Katherine non riusciva a distogliere lo sguardo dalle finestre della villetta, l'unica fonte di luce dopo quelle che erano sembrate ore di strada sterrata senza lampioni.

«Quanto pensi sia grande?» chiese stringendo gli occhi. Charlotte rispose dal posto di guida con qualcosa di incomprensibile, impegnata a sistemarsi il rossetto.

I contorni dell'edificio erano poco chiari, distorti dall'oscurità e dal finestrino dell'auto di Charlotte, che dopo quei chilometri aveva davvero bisogno di una bella lavata. Riusciva però a vedere l'ammasso di corpi all'interno, che si confondevano ad ogni sfarfallio delle luci stroboscopiche.

Katherine si chiese se Camila avesse invitato tutta la scuola, da quello che poteva vedere dalle finestre, e dalla schiera di macchine parcheggiate in quella stradina desolata, sembrava più che plausibile.

Charlotte fece schioccare le labbra dandosi un'ultima occhiata e poi chiuse lo specchietto con uno scatto. Si girò verso l'amica facendo un sorriso abbagliante. Katherine sospirò e si decise ad aprire la portiera, sentendo l'amica imitarla dietro di sé.

Appena mise piede fuori Katherine ringraziò il suo odio per le scarpe col tacco, il suolo era fangoso nell'umidità notturna, mentre aspettava che Charlotte facesse il giro della macchina per raggiungerla sentì una ragazza grugnire qualche metro avanti a lei. A quanto pareva non erano le uniche ad essere arrivate in ritardo. Quando l'amica la prese sottobraccio, per ripararsi almeno in parte dall'aria pungente, iniziarono a camminare verso l'edificio.

Le vibrazioni dei bassi facevano tremare il terreno sempre di più man mano che la casa si faceva più vicina. La musica era la tipica tecno spacca-timpani che caratterizzava tutte le feste in grande, talmente alta che Katherine dubitava le sarebbe servito alcol per andare su di giri.

Arrivate a dieci metri dalla villetta e superata la ragazza che era rimasta incastrata coi sui trampoli griffati nel fango, riuscì finalmente a distinguerne le caratteristiche: era a due piani, ampie vetrate rendevano quello inferiore completamente visibile a chiunque fosse passato di lì, anche se in quel momento era impossibile distinguere i dettagli delle stanze, il piano superiore aveva delle finestre più piccole, ma solo un paio erano illuminate. Nel complesso la struttura sembrava troppo moderna per stare in campagna, fuori luogo come una Porche tra i campi.

Non fu solo l'aspetto dell'edificio a colpire Katherine, quando finalmente raggiunsero la porta l'odore la stordì, l'aria era intrisa di alcol, fumo e sudore. Le persone nella sala principale ballavano, agitando le mani e rovesciando i drink. Tanti ragazzi bevevano solitari con le spalle contro il muro, mentre il loro sguardo sfiorava la folla, in cerca di qualcuno o già forse troppo fatto per concentrarsi su qualcosa in particolare.

«Prendiamo qualcosa da bere?» Charlotte le urlò nell'orecchio per farsi sentire oltre il caos, il suo braccio scivolò via dalla spalla di Katherine, ma restò vicinissima all'amica per assicurarsi di non perderla nella calca. Katherine annuì, non aveva intenzione di mettersi a ballare nella massa di ubriachi senza prima allentare un po' i nervi.

Nel tragitto per arrivare al bancone dei drink cercò con lo sguardo qualche faccia familiare, ma non c'era nessuna traccia di Amy e Steven che avevano detto sarebbero stati lì, né tantomeno della festeggiata. Arrivata al bancone si rese conto però che inconsciamente c'era qualcun'altro che aveva sperato di vedere tra la folla.

Da quello che si diceva in giro Michael era un tipo che non diceva mai di no ad una bella festa a base alcolica. E in qualche modo negli ultimi tempi averlo vicino era diventata una routine. Aveva mantenuto la sua promessa (o minaccia?), dopo la fine del progetto aveva continuato a sedersi vicino a Katherine in tutti i corsi che seguivano assieme, e a volte faceva anche una capatina in biblioteca durante l'ora di studio individuale (per infastidirla un po' ovvio, Katherine non lo aveva più visto aprire libro dopo la loro ricerca).

Rumors || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora