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"Shime, ma cosa..."

Lui non disse niente, semplicemente indicò la tasca interna del suo mantello. Pio vi infilò la mano e ne estrasse un foglietto piegato. Lo aprì e lo lesse

"Sora, questo è un indirizzo! È qui, a Pyros... Ma non so dove sia..."

"Beh, vuol dire che dovremmo chiedere, visto che sembra non avere voglia di parlare..."

Shime sorrise. Ci misi un po' a mettere in piedi Shime e Pio mi aiutò a portarlo in spalla. Dopo un'ora circa ci ritrovammo davanti alla casa indicataci da Shime.

"Sei sicuro che sia qui?" gli chiesi, "Sembra abbandonata..."

Lui emise un gemito di approvazione.

"E va bene..." disse Pio e bussò alla porta.

Poco dopo la porta si aprì un poco, bloccata da una catenella, e un occhio ci guardò da dentro la casa. Subito si richiuse e da dentro sentimmo che qualcuno stava sbloccando la porta, per poi riaprirla subito.

"Presto, entrate!"

Subito seguimmo l'ordine e ci precipitammo dentro la casa. L'uomo che ci aveva aperto era un signore abbastanza anziano, sulla cinquantina, alto e con i capelli bianchi. Portava quello che sembrava uno strano zaino sulle spalle.

"Fatelo sedere. Perchè l'avete portato qui?"

"Ci ha dato lui l'indirizzo..." risposi.

L'uomo gli tolse il cappuccio per esaminare la ferita.

"Oh, il suo occhio destro è stato completamente distrutto, bisognerà trovarne uno nuovo..." mormorò tra sè.
"E voi due chi siete?" chiese, rivolto a noi, "Demoni? Cosa sono queste code?"

"Ah, beh..." cominciò a dire Pio, " È una lunga storia..."

"Beh, ora non mi interessa, dobbiamo ripararlo. Aiutatemi a portarlo nel laboratorio."

Il 'laboratorio' non era altro che una stanza con un tavolo di legno, sul quale appoggiammo Shime, e una scrivania, sulla quale erano disposti in fila molti attrezzi. L'uomo si avvicinò a Shime e premette un pulsante che aveva su una delle bretelle del suo zaino. Da esso spuntarono due braccia meccaniche, che si avvicinarono al tavolo degli attrezzi e ne presero uno, dandolo in mano al loro padrone.

"Bene, prima di tutto proviamo a sistemare la voce... Ecco fatto, prova a parlare ora."

"È da tempo che non ci vediamo, Professore." disse Shime, con il suo solito tono di voce.

"Già, troppo tempo..." disse il Professore, a voce più bassa.
"Ora mi serve solo un sostituto per il tuo occhio..."

Con il braccio meccanico aprì un cassetto poco lontano e ci guardò dentro, poi disse:

"Mmh, non ce ne sono, sembra che dovrò costruirne uno... Ma non ho i materiali..."

"Credo di avere ciò che fa per lei!" disse Shime, prendendo il suo orologio.

"Ma... Shime, avevi detto che era un cimelio di famiglia!" dissi io.

"Oh, non ha più importanza ormai..." rispose, "Questo orologio rievoca troppi brutti ricordi..."

Così dicendo lo diede al Professore. Neanche lui sembrava essere molto sicuro della scelta e si scambiarono qualche parola a bassa voce, poi il Professore annuì e si diresse verso la scrivania. Cominciò a smontare l'orologio e ne esaminò i pezzi.

"Quindi lei è in grado di creare un occhio di vetro utilizzando un orologio?" chiese Pio.

"No, non creerò un occhio di vetro" rispose, "Ovviamente non sarà come uno vero, ma posso garantire che funzionerà."

Dopo poco l'occhio era pronto. Aveva utilizzato il quadrante con le piccole lancette per creare la pupilla, rimuovendone una parte e mantenendone le lancette, in modo che si vedessero gli ingranaggi all'interno, mentre la cipolla era diventata la cornea.

"Non è proprio come un occhio vero, ma credo possa andare."

Prese alcuni ingranaggi dall'interno dell'orologio e li usò per unire l'occhio a quelli di Shime. Dopodichè pensò a ricostruire il cranio di metallo e la pelle. Shime si rialzò finalmente dal tavolo e vedemmo il suo nuovo occhio: all'interno della pupilla nera si potevano vedere gli ingranaggi e le lancette muoversi, come un vero orologio.

"Beh, credo di non poter più mantenere il segreto." disse, sconsolato, "Vi racconterò tutto."

Il Professore ci invitò a sederci su una delle poltrone nella sala da pranzo.

"Per cominciare, non sono completamente meccanico" cominciò Shime, "ma di questo parleremo più avanti. Dovete sapere che io ero il figlio unico della famiglia reale di Ferraria, e come tale, sarei stato costretto a diventare l'erede al trono alla morte di mio padre. Già da giovanissimo cominciai ad esercitarmi a diventare un Pommerlier, un Alchimista Regale, con pratiche stancanti e ovviamente anche esercizi con le armi, tra cui il mio fedele arco. Non ricordo esattamente quando scappai di casa, forse dovevo avere intorno ai tredici anni, e mi portai dietro l'orologio di mio padre. Cominciai a far fruttare la mia pratica con l'arco, cacciando gli animali della foresta. Affrontai i Dungeon uno dopo l'altro, sconfiggendo ogni singolo BattleBoss, tranne uno; arrivai a Pyros con l'intenzione di sconfiggere anche il BattleBoss del Fuoco, la Core Beast... Ma quella volta fu la mia prima sconfitta. Forse è per quel ricordo sfumato che ho perso la testa, gettandomi sul nemico. Mi colpì più e più volte e a stento riuscii ad uscire vivo da quel Dungeon. Cercai aiuto per la città e a quanto pare fui salvato dal Tempo."

Guardò il Professore, indicandogli di continuare.

"Lo trovai svenuto fuori casa mia, ferito in tutto il corpo, sia fuori che dentro. Pelle, ossa, muscoli, cuore... Niente era stato risparmiato. In quello stato sarebbe sicuramente morto in poco tempo. Lo portai dentro mentre era ancora privo di sensi e cominciai ad operare sul suo corpo. Adesso più della metà del suo corpo è meccanico e composto da ingranaggi che girano incessantemente, come quelli di un orologio."

"Sono sempre stato in debito con il Professore." continuò Shime, "Cominciai a lavorare con lui ai suoi esperimenti, fino a quando... Beh, sapete cos'è successo..."

Il Professore lo interruppe:
"A proposito, cosa successe quel giorno?"

chiese, rivolto a tutti e tre.
Gli raccontammo tutta la storia, come avevamo fatto con il Fabbro tempo prima, dall'incontro a casa di Pio fino alla battaglia contro la Core Beast e la futura battaglia contro la Luce e l'Oscurità. Quando avemmo finito, si alzò in piedi.

"Sai, Sora, anch'io da giovane ero un Alchimista. È da quella passione che sono diventato lo scienziato che sono ora, anche se mi sarei aspettato un po' più di successo a dire la verità, hehe."
Aprì un cassetto e cercò qualcosa.

"Questi che sto per darti sono alcuni tra i ricordi che ho del mio passato di Alchimista. Oh, eccoli!"

Tirò fuori un paio di occhialini da Potion Maker e una sciarpa blu con la scritta "KEY holder" in colore giallo oro.

"Molto azzeccato, non credi?"
Scherzò il professore, indicando la chiave che avevo al collo.

"Già..." risposi, riflettendo su quelle due parole, KEY holder, 'Possessore della CHIAVE'.

Key HolderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora