Capitolo 32.

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- Però mi amavi, vero?
- Ti amo ancora.

Come promesso, Harry arriva in perfetto orario. Per mascherare quell'ora di pianto, ho dovuto spalmare per bene un'enorme quantità di fondotinta.
Appena salgo sulla sua auto, Harry posa una mano sulle marce. Mi osserva.
Ho indossato un semplice vestito nero, a tubo. Non avevo alcuna voglia di vestirmi, perciò questo era l'unica scelta che avevo.
«Stai benissimo, Mer.» Commenta.
Sorrido, impacciata. «Grazie.» Noto anche io cos'ha addosso: una camicia bianca e un completo nero. Siamo entrambi eleganti, a quanto pare. «Neanche tu sei niente male.» Aggiungo, con un sorriso quasi divertito.
Harry mette in moto l'auto.
Quando arriviamo a casa sua, noto che l'intera villa è completamente al buio.
«Non c'è nessuno?» Chiedo dal nulla.
Harry mi posa una mano sulla schiena. «Hai paura di restare da sola con me?»
Scuoto la testa. «Assolutamente no.» Rispondo, circondandogli la vita con un braccio. Mi alzo sulle punte e gli bacio l'angolo della bocca. Quando mi allontano, lui resta a guardarmi.
«Questo per cos'era?» Chiede, compiaciuto.
Alzo le spalle. «Volevo farlo.»
Uniamo le mani ed entriamo dentro.
Chiedo dove sia Kerstin, ma l'unica risposta che ottengo è un sorriso al quanto misterioso.
La tavola è già imbandita e mi chiedo come sia possibile.
«Lo sai che sei davvero strano?» Gli chiedo, non appena mi invita a sedermi.
Mi versa del vino preso da uno dei tanti scaffali della cucina e mostra le fossette. «Non sai quanto.»
La cena va liscia come l'olio. Parliamo di tante cose, restiamo in silenzio dove è giusto restare in silenzio e ridiamo di cose che mai avrei creduto mi potessero far ridere.
Vorrei che tutta la mia vita fosse così felice. Perché, in questo momento, con lui che mi sta davanti, sono davvero felice e non esiste niente che possa distruggere la situazione.
Aspettiamo un bel po' prima di alzarci.
Non so cosa ha intenzione di fare Harry, ma appena ci alziamo, mi dice di seguirlo in salotto.
Lo accontento.
Si avvicina alla TV, ma si abbassa invece verso un giradischi e lo aziona. Solleva una mano a mezz'aria e, con un sorriso complice, si inchina. «Mia amata, mi concedereste un ballo?» Mi chiede, avanzando, con una mano dietro la schiena.
Ridacchio e poso una mano sulla sua.
«Speravo in questo vostro gesto.»
Mi avvicina a lui. Mi porta una mano sul suo fianco e cominciamo a dondolarsi. Chiudo gli occhi. Non so bene che melodia sia, ma sembra perfetta. Poso la testa contro il suo petto. Sento il suo cuore battere velocemente.
«Posso farti una domanda, sperando di non rovinare il momento?» Chiede, ad un certo punto.
«Certo.» Rispondo.
Non parla subito. «Chi era al telefono questa mattina? Sembravi abbastanza scossa.» Sussurra nel mio orecchio.
Non rimango pietrificata dalla domanda. Neanche scossa. Continuo a dondolarmi, accompagnata da lui e dalla musica, e lascio che le mie labbra si sollevino in un sorriso stanco. «Hope.» Rispondo, senza sforzarmi nel mentire. «Ha lasciato l'appartamento e voleva incontrarmi per restituirmi le chiavi di casa.»
«Mi dispiace.» Continua a sussurrare.
Alzo gli occhi su di lui. «A me no.»
Harry aggrotta la fronte, sorridendo nervosamente. «Sembri ubriaca.»
Gli bacio il mento. «Non lo sono.» Lo rassicuro. «Solo...» Faccio scendere le mie labbra sul suo collo. «... non voglio pensare a nient'altro se non a te, stasera.» Mormoro tra un bacio e un altro.
«Okay.» Risponde semplicemente, mentre mi prende il viso tra le mani. «D'accordo.» Preme le sue labbra sulle mie e mi sento di nuovo leggera come una piuma.
Vorrei che capisse quanto sia importante per me.
Mi spinge lievemente verso il divano e lascio che mi distenda, mentre continuiamo a baciarci in presenza della melodia.
«Sei sicura-» Mugugna lui, ma gli tappo la bocca con un bacio.
Non c'è cosa che vorrei di più: unirmi a lui come desideravo.
Dopo questa notte, non sarò più la stessa.
Ho la testa vuota, per la prima volta da settimane. Non ci sono problemi, ansie, preoccupazioni. Ci sono solo Harry e i suoi baci.
Ci ritroviamo senza vestiti in un soffio.
Potrei gioire, quanto urlare. Il suo calore sul mio corpo è una scia che va dritta verso il paradiso. Quando entra dentro di me, lo fa in modo gentile, senza alcuna fretta. Mi avverte, prima che possa accorgermene da sola.
Lo facciamo come se stessimo scambiando dei segreti che non riveleremo mai a nessuno, come due amanti che passano del tempo nascosti nella penombra per non essere beccati da nessuno. È una sensazione strana, nuova, magica. Una sensazione che mi riempie il cuore e l'anima di qualcosa di magnetico, vulnerabile e poetico.
Harry è ciò che volevo sin dalla prima volta che l'ho visto. È tutto ciò che desideravo da anni. È lui la risposta ad ogni cosa.
Ed ora, lo so completamente.

***

La mattina seguente, sono con la schiena contro il divano, completamente su Harry. Il mio orecchio è poggiato sul suo petto e la mia mano sul suo cuore.
Ho ancor più caldo, ora, e il pensiero di stare a sudare sotto il suo contatto, mi fa scendere dal divano. Lo ammiro per qualche secondo: a causa del buio della notte, non avevo fatto caso al suo corpo coperto di tatuaggi. Mi inginocchio accanto a lui, ancora addormentato, e gli sfioro il braccio che penzola. Vi è un veliero, una stella nera, una carta da poker da cui esce un teschio, una bussola, una sorta di corda a forma di infinito, una sirena. È come se, attraverso quell'inchiostro, avesse voluto raccontare qualcosa della sua vita. Come se non bastasse, la sua persona mi incuriosisce ancor di più. Vorrei tanto sapere di più di lui, conoscerlo come si conosce un un libro a memoria.
Mi rialzo dal pavimento, prendo le mie cose e vado alla ricerca di un bagno. Una volta vestita, torno in salotto, dove Harry, sveglio ma ancora assonnato, sta indossando i suoi boxer e cerca di infilarsi i pantaloni con pigrizia.
Alza lo sguardo verso di me e sorride non appena cammino verso di lui. «Buongiorno.»
Ampio le mie labbra in un sorriso. «Buongiorno.»
Mi attrae verso di lui e mi siedo sulle sue gambe.
Premo le mie labbra sulle sue e, come se non bastasse, torno a ricordare l'accaduto di ieri sera.
«Oggi non verrò in ufficio.» Mi avverte, fermandosi un momento.
Inarco le sopracciglia, sistemandogli i capelli ancora arruffati. «Come mai?»
Socchiude gli occhi, prendendomi la mano. La bacia, per poi riaprire gli occhi. «Ho un incontro con mio nonno.» Torna a sorridere. Appaiono anche le sue fossette. «Sono tanto così ad allontanarlo definitivamente, Mer.»
Vorrei non aggiungere altro, vorrei rimanere al mio posto, ma poi ripenso ad Alec e a suo nonno, il coltello contro la mia gola, le loro minacce. «Ci andrai da solo?» Chiedo, abbassando lo sguardo verso l'enorme farfalla che ha al centro del petto.
Harry annuisce. «Mer, non posso permettermi di farti venire con me.»
«Posso almeno sapere dove abita?»
Harry ci pensa su.
Ti prego, rispondimi.
Mi accarezza una guancia. Sa benissimo che non la smetterò di guardarlo in quel modo fin quando non mi darà una risposta. Quando sospira, sconfitto, e annuisce, capisco che si fida ormai ciecamente. «È a pochi chilometri da qui.» Mi bacia la fronte. «Non ci metterò nulla. Non mi succederà mai niente. Non può farmi del male.»
Nonostante questa sua affermazione, sono comunque preoccupata. Ho visto fin dove riesce a spingersi quell'uomo. Non ne sarei così convinta.
Mi prende il viso tra le mani e disegna cerchi invisibili sui miei zigomi. «Stavo pensando che stasera potresti tornare qui, dato che ci sarà una festa in onore del bambino di Hope e Brooks-»
Spalanco gli occhi. Faccio un lieve passo indietro. «Aspetta, c-che cosa? Davvero?»
Harry inclina la testa, confuso quanto me. «N-Non lo sapevi?» Chiede, quasi in colpa di avermelo detto in quel modo.
Distolgo lo sguardo, mi porto una mano sulla fronte. Perché Hope non me ne ha parlato? «No.» Mi sento una stupida anche a rispondergli.
Harry mi attrae contro il suo petto e mi accarezza la schiena. «America, mi dispiace, io non-»
Scuoto la testa, lo bacio sul mento. «Sai che c'è? Verrò a quella festa.» Rispondo, nascondendo quanto il mio cuore sia stato appena spezzato.

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