Cap.8 - E digli, a chi mi chiama "rinnegato"

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Giorno 105
L'ex palazzo Imperiale della Città di Dreniane

«Voglio sapere chi è quella ragazza!» disse Caleb.

«Te l'ho detto: è la nipote del Marchese di Zessal. O bisnipote, che so io... Non è stata riscattata perchè è di un ramo cadetto. Ne ha passate tante... non è davvero una persona che meriti altra sofferenza» rispose Gan, contrariato.

Caleb si sedette fissando l'amico con uno sguardo ironico.

«Beh se è stata così sfortunata, magari vorrà passare una notte di passione come non le capitava da tempo! Ho visto che mi guardava.»

«Ti taglieranno le palle se tocchi una danzatrice» disse Gan, con sempre maggior disappunto.

«Ci sono già andato vicino una volta: che mi cambia una seconda?» rispose Caleb.

Gan lo guardò: «ancora non so come hai fatto a salvarti dal coltello: che cosa gli hai raccontato?»

«Trucchi del mestiere, caro mio. Allora: come posso raggiungere la danzatrice vestita di verde?»

Gan sospirò. Era inutile opporsi a Caleb quando si impuntava. Erano giorni che gli parlava di quella ragazza, di cosa le avrebbe fatto sotto le lenzuola, di quanto lo eccitasse il rischio di essere scoperto.

«Prima dello spogliatoio, nella sala piccola, c'è una finestra interna protetta da una griglia. Quella dà sulla sala che le danzatrici usano per esercitarsi: serve per gli eununchi, per comunicare rapidamente tra loro senza fare tutto il giro dei corridoi. Da lì puoi vederla quando balla, ma non riuscirai a raggiungerla.»

«So già di che parli: l'ho già vista dalla finestra! Devo sapere come arrivare da lei e quando è la prossima danza!»

«Caleb...»

Il giovane si avvicinò minacciosamente a Gan, a pochi centimetri dal suo viso. Gan abbassò lo sguardo.

«Senti: ho detto che la voglio, mi segui? Se vuoi puoi aiutarmi a non farmi beccare, altrimenti vado da solo. Non farmi incazzare, Gan.» E poi scandì bene: «Come ci arrivo e quando è la prossima danza?»

Gan sospirò. «Le ballerine si esercitano ogni primo, terzo e quinto giorno della settimana, una volta all'alba e una al tramonto: quindi tra poco danzeranno. Ma ti ripeto che non so come arrivarci. Soddisfatto?»

Caleb corse via senza nemmeno ringraziare. Attraversò il corridoio degli appartamenti per i prigionieri nobili e lì, ovviamente, trovò Yusul a sbarrargli la strada.

«Eccolo qui, il nostro armadio» disse il giovane.

«Vuoi prenderle?» gli rispose l'eunuco.

«Senti: posso farti avere ancora un po' di acquavite, tra un paio di giorni. A patto che mi lasci andare a vedere le danzatrici.»

«Tu non sa che giorno è oggi?» rispose l'eunuco.

«Non capisco niente chiuso sempre qui dentro! Che giorno è?»

Yusul, per la prima volta, sorrise. Era un sorriso perfido, astuto. Caleb non immaginava che quello scimmione nero, grassoccio e dalla faccia ebete, potesse assumere una tale espressione. Non aveva mai avuto timore dell'eunuco, fino a quel momento. Fece una pausa e poi chiese:

«Che... che giorno è oggi?»

«No importa. Noi andiamo vedere donne che balla.»

Ancora più sorpreso, seguì Yusul fino alla finestra sbarrata con la griglia. Caleb era confuso. Che cosa stava per succedere? L'eunuco lo lasciò posizionare lì e con sorpresa, gettò a Caleb un cuscino. Il giovane era sempre più perplesso.

Caleb SigàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora