La ragazza giusta.

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Quella mattina, non appena mi svegliai, fui felice di ricordare che non lavoravo il sabato.
Dopo aver fatto un lungo e rilassato sbadiglio e aver stiracchiato le braccia, scostai le coperte e scesi dal letto. Mi diressi serena in cucina e sorrisi quando vidi Zayn a petto nudo intento a preparare la colazione.
"Potrebbe esistere un risveglio migliore di questo?" pensai mentre gli andavo alle spalle.
Adagiai le dita sulla sua schiena e le trascinai delicatamente sulla sua pelle, facendogli venire la pelle d'oca. Quando si voltò il suo petto mi investì e lui mi afferrò per i polsi.
«Oh, buongiorno» mi sorrise.
«Buongiorno a te» gli lasciai un bacio sulla guancia. «Che prepari?»
«Pancakes» mi rispose soddisfatto. «Come piacciono a te»
Sorrisi. «Grazie, non dovevi scomodarti» Lui inclinò la testa e io risi. «Okay, dovevi farlo»
Mi sedetti al banco da colazione e presto lui mi raggiunse. «Senti, Allie, io volevo chiederti una cosa»
«Cosa?»
«Mi chiedevo se...» la sua voce moriva piano piano in aria.
Avvicinai il viso al suo per incoraggiarlo. «Cosa?»
Lui allungò leggermente il collo per premere la bocca sulla mia, poi mi guardò negli occhi. «Ti va di uscire con me?»
Mi morsi il labbro. «Quando?»
«Stasera» mi sorrise.
Ricambiai il sorriso. «Ci sto. Dove andiamo?»
«Volevo andare a ballare, ricordo che quella sera ci siamo divertiti tanto insieme» mi ricordò e nei suoi occhi lessi una scintilla di malizia. «Mi piacerebbe divertirmi ancora»
Scesi dal mio sgabello, gli divaricai le gambe e mi misi in mezzo, mettendogli le mani al collo. «Quindi preferisci impazzire davanti a tutti piuttosto che godere in camera da letto?» sussurrai.
«È una tortura, lo ammetto» mi disse. «Ma si gode molto di più dopo che una cosa si è desiderata tanto»
Riuscivo già a sentire un calore nel basso ventre. «Mh» con la punta della lingua gli toccai il labbro inferiore. «hai ragione» Lentamente mi sbottonai la camicia del pigiama e, rimanendo in reggiseno, gliela diedi in mano. «Ecco qui, senti il profumo e inizia a desiderarmi»
Mi incamminai verso il corridoio, quando lui mi chiamò. «Dove stai andando?»
«Mi spoglio» dissi e mi voltai a guardarlo prima di chiudere la porta. «Così faccio un bel bagno caldo»

Dopo essermi vestita tornai in cucina dove lui addentava pancakes.
«Me ne hai lasciato alcuni?» gli chiesi e lui mi guardò.
«Oh, hai finito» disse. «Ho messo i tuoi qui nel tuo piatto»
Mi sedetti. «Grazie» dissi e iniziai a mangiare. Ma sentivo ancora il suo sguardo addosso. «Non pensavo che mi desiderassi così tanto» scherzai.
Con la sedia si avvicinò di più a me. «Ti desidero molto più di quanto pensi» sussurrò, scostandomi i capelli dietro l'orecchio e allungandosi per baciarmi il collo.
«Hai detto che preferivi aspettare stanotte» gli ricordai, chiudendo gli occhi.
Lui si scostò e mi guardò. «Lo so. Ma non ho ancora capito una cosa»
«Cosa?»
Mi accarezzò la mano. «Vorresti venire a letto con me o non te la senti?»
Sentendolo dire da lui mi vennero i brividi. «Io credo di si. Non vedo perché non dovrei»
«Non lo so. Sei una donna, la tua verginità è importante» mormorò e io ci pensai. Il pensiero che avrei potuto farlo quella sera mi metteva i brividi, in effetti.
Sospirai, abbassando lo sguardo. «Forse allora potremmo aspettare un altro po'»
Lui mi sorrise e mi accarezzò la guancia. «Sei così tenera, Allie.» mormorò mentre la mia pelle sotto il suo tocco arrossiva. «Ogni volta che sorridi riesco a vedere nei tuoi occhi quella bambina che mi piaceva all'asilo.»
Mi scappò una risatina.
«Davvero, eri la bimba più bella» sorrise. «Eri anche la più buona, davi sempre tutto a tutti tranne che a me. Il tuo pongo non potevo toccarlo»
Feci un sorriso. «È strano. Prima non volevo darti il mio pongo, mentre adesso...» gli strinsi la mano. «È tutto così diverso»
«Sono passati davvero tanti anni. Non avevo mai pensato alle possibilità che avevo di rincontrarti»
«Quante te ne sei fatto in questi anni?» gli chiesi.
Lui rise. «Ha importanza?»
Io continuai a guardarlo seria, non riuscivo a scherzarci su. «Si che ce l'ha.»
Lui mi guardò negli occhi, poi abbassò lo sguardo. «Non mi sono fatto nessuna»
«Pensi che sia tanto stupida da bermi una stronzata del genere?» gli chiesi.
«Non è una stronzata» insistette. Gli sollevai il mento, costringendolo a guardarmi negli occhi. «È la verità» mormorò.
«Oh» dissi. «Non me l'aspettavo»
Lui rise. «Perché no?»
Alzai gli occhi al cielo. «Andiamo»
«Che vuoi dire?»
Mi strinsi le dita e abbassai lo sguardo. «Sei un bel ragazzo e sei dolcissimo, pensavo che cadessero tutte ai tuoi piedi»
Lui corrugò la fronte. «Ma io non vado a letto con una ragazza qualsiasi solo se gli piaccio per questo.» mi disse. «Ho sempre aspettato la ragazza giusta» aggiunse, poi la sua mano sfiorò la mia. «E credo di averla trovata» la strinse infine.
Spontaneamente sorrisi e ricambiai la stretta. Poi pensai. «Posso chiederti un favore?»
«Certo, dimmi»
«Stasera possiamo rimanere a casa? Non mi va di stare in mezzo ad altri. Voglio stare sola con te» spiegai.
Lui sorrise. «Va bene, così potremo avere un po' di tempo per noi»
Sorrisi anch'io. «Perfetto. Oppure, se vuoi, possiamo andare al cinema»
Lui annuì. «Si, è una buona idea. Che film vuoi guardare?»
«Non ne ho idea» Feci spallucce. «Non che abbia importanza»
Lui piegò la testa e mi sorrise. «Hai ragione» mi accarezzò la guancia.
Sospirai. «Posso mettere qualcosa di comodo invece di un vestitino?»
Lui rise. «Certo. Saresti bellissima comunque»
In quell'istante arrossii violentemente. «Mi metti in imbarazzo»
«Sei bellissima anche quando arrossisci» mi diede un bacio sulla guancia e andò a fare un bagno, mentre io cercavo di trattenermi su quella sedia e non correre da lui.

Appartamento 161.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora