Gemma Styles mi mette in imbarazzo.

9.6K 601 26
                                    

Aprii gli occhi di colpo: ero ancora nella vasca.
La notte precedente avevo dormito pochissimo: quando Zayn era andato a casa, io avevo vomitato di nuovo e mangiato qualcosa, accompagnato da una bella pillola per il mal di testa. La sbornia era passata ma non riuscivo a chiudere occhio. Strano, a giudicare che mentre parlavo con Zayn sbadigliavo di continuo.
Adesso, alle 8:30 del mattino, me ne stavo nella vasca, con l'acqua fredda per cercare di svegliarmi... Ma tutti i tentativi fallirono.
Il cellulare, al bordo della vasca, squillò e riuscii a prenderlo senza farlo cadere in acqua.
Risposi senza leggere nemmeno il nome. «Pronto?»
«Hey, Hey, Hey» riconobbi la voce squillante di mia sorella. Come faceva ad essere così pimpante a quell'ora del mattino?
«Hey» il saluto uscì più come un lamento.
«Hai un brutto tono» osservò. «Notte in bianco?»
«Diciamo» chiusi gli occhi.
«Zaynetto ti ha fatta urlare o cosa?»
Li spalancai di colpo. «Gem, no!»
«Beh, scusa ma era il finale che mi ero immaginata, avendo assistito alla vostra performance di ieri sera.»
«Ho fatto schifo?»
«Ti dico solo che la sua eccitazione si notava dall'altra parte della sala» disse lei, ma sapevo che stava esagerando, come al solito.
Chiusi gli occhi e scoppiai a ridere. «Avanti»
«Almeno dimmi che non gli hai vomitato addosso»
«No ma un povero lampione è stato la vittima»
Fece un verso di disgusto. «Come vuoi che ti inviti ad uscire se gli vomiti davanti?»
«Io non ho mai detto di volerlo» poi però sorrisi. «comunque mi ha già invitata ad uscire»
Lei fece un urlo eccitato. «Quando?»
«Non so, non mi ha ancora chiamata. Comunque non è un invito ufficiale, l'ha detto così su due piedi»
«L'importante è che voglia uscire con te»
Ci pensai. «Non so, magari l'ha detto per passare un po' di tempo insieme»
«Scherzi? Ma non hai notato come ti guardava?»
Arrossii. «Come mi guardava?»
«Non faceva altro che sorriderti, e aveva gli occhi dolci... Lo fai impazzire»
«Non esagerare, Gem»
«Vedremo» disse. «Che stai facendo?»
«Sono nella vasca, sto ancora dormendo»
«Zayn dove abita?»
Aveva la testa a lui. «Ti piace per caso?» chiesi con un po' di fastidio.
«No, lo dico per te»
Le raccontai tutta la storia dell'appartamento.
«O MIO DIO!» esclamò. «Sul serio?»
«Si, e adesso abita di fronte a me»
«Aspetta, aspetta, aspetta: mi stai dicendo che lui abita di fronte a te, e tu te ne stai nella vasca? Ma sicura che sei mia sorella?»
Mi misi a ridere. Gemma era fantastica. «Si e sicuramente starà ancora dormendo»
Misi il l'altoparlante e poggiai il cellulare sul mobiletto accanto alla vasca. Ne uscii e mi avvolsi nell'accappatoio mentre mia sorella mi parlava della sua esperienza con Louis Tomlinson.
«È carino, anche se è un po' bassino, ma ha un anno in meno di me!» sbuffava.
«Fagli mettere i tacchi» scherzai e lei mi mandò a fanculo.
Mi lavai i denti mentre la sentivo imprecare contro una scatola di cereali che le impediva di riempirsi la tazza.
Mi sciolsi la coda e lasciai scivolare i miei lunghi capelli mossi e castani sulle spalle - arrivavano fino a sotto il seno.
«Che fai oggi pomeriggio?» mi chiese.
«Penso niente» risposi.
«Ti va di andare al centro commerciale? Oggi ho il giorno libero»
«D'accordo» accettai. «A proposito di lavoro, domani è il mio primo giorno»
«Uuh, dove?»
«Una biblioteca qui vicino»
«Sei troppo fissata con i libri»
Risi. «Oops»
«Comunque vengo a prenderti alle 3, ricordatelo»
La salutai e riattaccai.
Mi guardavo allo specchio: stavo diventando davvero magra, senza alcuna dieta. Sarà forse stato lo stress del trasloco di quest'ultimo periodo.
Suonarono al campanello e per un istante mi chiesi chi potesse essere; poi ricordai che era l'ora della posta e - sapendo che era la bionda a consegnarla - non mi preoccupai di sostituire l'accappatoio con qualcosa di più coprente.
Uscii dal bagno e mi precipitai ad aprire la porta del soggiorno e rimasi di sasso. Davanti a me ritrovai uno Zayn con i capelli leggermente scombinati e un sorriso smagliante sul volto, che si rimpicciolì man mano che il suo sguardo finiva sul mio corpo. Mi accorsi che lo spazio tra i seni era troppo esposto e mi portai l'accappatoio più al centro per coprirmi.
«Buongiorno» interruppi il silenzio.
Lui mi riguardò e sorrise di nuovo. «Buongiorno, credo di avere un po' di cose per te» disse consegnandomi la posta.
Sorrisi. «Grazie»
«Ma non ho finito» disse porgendomi una scatola.
«È un regalo?» scherzai.
«Una specie» rise.
Lo aprii: pongo blu. Scoppiai a ridere. «Non ci posso credere» dissi. «Quindi non mi inviti più ad uscire?»
«Quello rimane nei miei programmi ma ho anticipato questo regalo perché devo chiederti un enorme favore»
Un favore?
«Che succede?» chiesi.
«L'appartamento che mi hanno dato era stato prenotato da un'altra persona, quindi mi stanno buttando fuori» mi spiegò. «Mi chiedevo se potessi stare qui per un po'»
«Per un po'? Hai dimenticato che dovevi essere il mio coinquilino?» gli feci un sorriso.
«Quindi... Posso trasferirmi qui?»
«Certo» risposi.
«Grazie mille, Allie»
«Perché non inizi a portare la tua roba? Nel frattempo io vado in camera un momento» dissi.
Lui uscì e io corsi a cambiarmi. Indossai dei pantaloncini a jeans e una camicetta bianca a fiorellini. Mentre chiudevo l'ultimo bottone, lo vidi accanto alla porta della camera da letto.
«Ehm, scusa» disse.
«Tranquillo, ho finito. Quello è il tuo letto» glielo indicai e lui posò la sua roba. «Se vuoi, posso aiutarti a disfare le valigie»
Lo aiutai e alle 12 ci sedemmo a tavola.
«Cosa ti preparo?» chiesi.
«Per me va bene qualsiasi cosa»
Preparai un'insalata e un po' di carne. Quando fummo pronti per mangiare lui mi sorrise.
«Che c'è?» chiesi, sorridendo un po' anch'io.
«È stato gentile da parte tua offrirmi il tuo appartamento»
«Figurati, è un piacere averti qui»
Lui non sembrava convinto. Si sporse in avanti. «Dimmi la verità: ti servono soldi per l'affitto.»
«Beh, in effetti si» scherzai, poi risi. «sul serio, Zayn, sono contenta di averti qui.»
«Grazie ancora»
Iniziammo a mangiare e io lo osservavo: feci particolarmente caso al modo in cui prendeva la forchetta in bocca e a come appoggiava le labbra sul bicchiere. Dedussi che doveva baciare proprio bene.
Ogni tanto mi rivolgeva un'occhiata e qualche sorriso.
Non avrei mai immaginato di dover dividere un appartamento con lui, dopo tutti questi anni.
Quando finimmo di pranzare, si offrì di aiutarmi a lavare i piatti: lui lavava, io asciugavo.
Chiacchierammo del più e del meno. «Quindi Liam è amico di mio fratello»
«Già ma non si sentono da tanto, Harry da qualche anno ha iniziato a uscire con gente diversa»
«Già, mia sorella Gemma mi ha accennato qualcosa» risposi semplicemente.
«Già» disse e mi guardò. «anche tu, ieri sera»
Mi misi a ridere. «Non berrò mai più alcol in vita mia»
«Quindi se ti invito a cena fuori, non bevi nemmeno un po' di vino?»
Lo guardai. «Magari potrei fare un'eccezione»
Sorridemmo e dopo aver finito di lavare i piatti iniziammo a sistemare un po' casa.
Cambiammo la disposizione dei divani, dato che la precedente non convinceva nessuno dei due.
«Un po' più a destra» dissi e lui spinse il divano. Ancora non mi convinceva. «Un altro po'» lui mi diede ascolto ma lo spostò troppo. «No, no, un po' a sinistra»
Lui mi guardò e rise. «Mi prendi in giro?»
Ridacchiai. «Scusa»
Quando ci trovammo finalmente d'accordo, ci buttammo sul divano.
«Ho bisogno di una doccia» disse.
Guardai l'orologio: 02.34.
Mi venne un'idea. «Alle 3 viene mia sorella a prendermi, andiamo al centro commerciale.» spiegai. «Tu... Ti va di venire con noi?»
Rimase a fissarmi gli occhi per un po', dedussi che stava pensando. Poi sorrise. «Certo, allora faccio presto» Si alzò e si diresse in bagno.
Io rimasi sul divano, a fissare una delle sue foto che aveva posato sul tavolino: c'era lui che soffiava le candeline, il giorno del suo diciannovesimo compleanno.
Dieci minuti più tardi, sentii il rumore della porta del bagno e automaticamente mi voltai. Lui camminava in corridoio, verso la camera da letto, con un semplice asciugamano sulla vita.
Mi voltai di colpo e mi ripetei di stare calma. "Respira, Allie: inspira... Espira..."
Aveva il corpo ricoperto di tatuaggi e io non potevo farcela.
«Hey, Allie» mi chiamò e tornò in soggiorno già vestito. «Guarda che ho trovato» mi porse una foto.
La presi in mano: eravamo noi due, all'età di tre e cinque anni, all'asilo, mentre ci tenevamo la mano.
«È bellissima» sussurrai.
«Qui ce n'è un'altra» me la porse.
In quest'altra ci abbracciavamo.
«Sono meravigliose» dissi. «Mettiamole qui» dissi e le inserii in due cornici, una accanto all'altra.
Rimanemmo a fissarle, fino a quando non suonarono al campanello.
«Vado io» disse lui e aprì la porta.
Mia sorella fece un ingresso trionfante. «Gemma Styles è arrivata! Pronta per un po' di shopping sfrenato, Sorella?! Un momento, tu che ci fai qui?»chiese a Zayn, calmando il suo tono.
Lui trattenne una risata. «Sono Zayn, il ragazzo che ballava con Allie ieri sera»
«Si, si, so chi sei ma...» poi guardò me e mi rivolse uno sguardo malizioso. «Allie?»
«Gem, Zayn è il mio coinquilino» spiegai, per evitare scenate imbarazzanti.
Per poco il suo mento non raggiunse il pavimento. «Ommioddio, davvero?» poi guardò lui, lo squadrò dalla testa ai piedi. «Brava sorellina...»
Zayn ridacchiò in silenzio.
«Okay, possiamo andare adesso?» dissi, per evitare altri commenti imbarazzanti da parte di mia sorella.
Gemma venne verso di me e mi aprì i primi bottoni della camicetta, fino al seno. «Adesso si» mi fece l'occhiolino.

«Secondo me, se ti provi questo, ti risaltano le tette» pensò a voce alta mia sorella e io sprofondavo tra i vestitini appesi.
Zayn si limitava a ridacchiare, senza aggiungere una parola.
«Gemma, ti prego» sussurravo.
«No, sul serio, farebbe sembrare la tua terza una quinta come quello color Tiffany» insistette e io poggiai la fronte sul muro.
«Voglio morire» ripetevo.
Lei sbuffò. «Zayn, tu non sei d'accordo con me?»
Adesso lui si sentiva più imbarazzato di me. «Ehm, non so... io non me ne intendo ma penso che... si insomma, Allie è...»
Io mi nascosi la bocca con una mano e scoppiai a ridere.
«Vedi, Allie?» disse mia sorella. «Lui è addirittura senza parole.»
Zayn si massaggiò la nuca, a disagio.
«Oh, guarda quanti ce ne sono lì!» esclamò mia sorella, lanciandosi verso una stand pieno di abitini.
Mi avvicinai al ragazzo. «Mi dispiace, se avessi saputo che si sarebbe comportata così non ti avrei chiesto di venire»
Fece un piccolo sorriso. «Tranquilla, mi sto divertendo»
Ridemmo, poi lui mi toccò la mano. Quel gesto mi lasciò di stucco; quando alzai gli occhi verso i suoi, mia sorella Gemma mi piombò addosso facendomi cadere sul suo petto. Lui mi sorresse e mi sorrise.
Gemma continuava a parlare ma era come se non la sentissi: in quel momento ero bloccata a guardare i suoi occhi. Non essendogli mai stata così vicina non avevo mai avuto l'occasione di vederli così bene, e la sera prima ero troppo ubriaca per accorgermene. Erano così belli: quel colore, la loro forma, quelle ciglia perfette che li incorniciavano... In quel momento mi trasmettevano qualcosa, serenità forse e un'incredibile sensazione di sicurezza.
Lui mi stava sorridendo e io sentivo mancarmi il fiato. Non mi ero mai sentita così.
«Allie? Allie?» mia sorella continuava a chiamarmi.
Abbassai la testa e la scossi leggermente prima di rivolgermi a lei, staccandomi dalle braccia di Zayn. «Cosa c'è?»
«Prova questo vestitino, secondo me ti starebbe bene» disse e le diedi ascolto, senza voltarmi verso il ragazzo. Annuendo, afferrai il vestitino e mi incamminai verso il camerino, con lo sguardo fisso per terra.
Mi chiusi dentro, poggiando la testa sulla porta e chiedendomi cosa diavolo mi fosse preso. Adesso mi sentivo troppo in imbarazzo.
Sforzandomi di non pensarci mi spogliai e provai il vestitino turchese. Mi stava bene, lo ammisi.
Impugnai la maniglia della porta, pregando con tutta me stessa che Zayn non mi vedesse; ma quando uscii, mi accorsi che non sarebbe stato come avevo sperato. Stava appoggiato nel camerino di fronte a me e mi squadrò dalla testa ai piedi.
Cercavo di non guardarlo. «Dov'è Gemma?»
«Sta arrivando» mi rispose. «ti sta molto bene»
Automaticamente alzai lo sguardo verso il suo. «Oh, grazie»
Venne verso di me, lentamente, fermandosi a pochi centimetri di distanza. Posò una mano sul mio viso e io rabbrividii. "Che diavolo sta facendo?"
Sistemò qualcosa dietro il mio orecchio e sentii tirarmi i capelli. «Avevi dei capelli incastrati all'orecchino» mi spiegò e in un certo senso mi sollevai ma da un'altra parte rimasi delusa.
«Oh, grazie» dissi abbassando lo sguardo.
«Oh-mio-dio» scandì bene le parole mia sorella e Zayn indietreggiò. «Sei uno schianto»
La tortura non era ancora finita.

Appartamento 161.Where stories live. Discover now