Imprinting

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Si guardò attorno, trovandosi acciambellata ai piedi di una figura imponente e calda.

Il suo manto era di un colore nero e lucente, meravigliosamente sistemato e soffice al tocco; Victoria alzò lentamente il busto, attirando l'attenzione del lupo.

I suoi occhi color ghiaccio le furono facilmente riconoscibili, e la ragazza non poté fare altro che essere sollevata alla loro vista.

Gli accarezzò la schiena, poggiandosi con il capo su di essa poco dopo: tutto era così strano.

"Sono felice di averti trovata" il lupo parlò, facendole chiudere gli occhi dalla voce soffice che aveva utilizzato per comunicare telepaticamente.
Sospirò pesantemente, "Non avevo mai provato certe emozioni" confessò Victoria, ricordando vagamente le immagini della festa.

Ogni volta che guardava il lupo o solo lo sfiorava dei piacevoli brividi caldi le accarezzavano la spina dorsale.

Si lasciò beare della calda sensazione che il suo corpo emanava, sentendosi stranamente prottetta e al sicuro.

"Sei la mia Luna, Victoria."

Victoria trasalì nel sonno, svegliandosi con la fronte imperalata dal sudore e avvolta tra le coperte della sua camera da letto.

Si passò una mano tra i capelli sporchi, rendendosi conto che fosse stato solo un sogno.

Lo sguardo le cadde sui polpastrelli delle mani, ancora segnati di nero dal fiore: era così strano che non fosse svanito.

Si alzò dal letto, decisa a voler parlare con i propri genitori, ma trovò la porta chiusa a chiave.

Sbatté una mano contro la parete di legno, provocando decine di colpi "Mamma! Papà!" urlò, continuando a bussare incessantemente alla porta.

Perché non le aprivano?

Urlò finché  non le fece male la gola e le mani le sanguinarono copiosamente, facendola accasciare a terra dal dolore.

Non capiva che cosa stesse succedendo, del perché i suoi genitori non la liberassero da quella sottospecie di prigione.

Ma, soprattutto, non capiva il perché di quel sogno.

Passarono tre giorni.

Victoria aveva perso le speranze che qualcuno venisse ad aprirla e stava lentamente morendo di fame e di sete.

Nessuno si era preoccupato di portarle dei biscotti o un bicchiere d'acqua.

Si ritrovava distesa nel letto, tra le soffici coperte bianche coperte a chiazze di sangue ormai secco; il cuscino era immerso delle sue lacrime ed urla.

Se non sarebbe morta di fame, probabilmente sarebbe stato di solitudine.

Stava impazzendo da sola con i propri pensieri, non riusciva più a sopportare quella maledizione.

Sentì delle voci nel corridoio e, senza pensarci, saltò giù dal letto, riprendendo a bussare incessantemente alla porta, finché essa non si aprì.

I suoi genitori la guardavano come se fosse un mostro ma, cosa principale, suo padre le stava puntando una pistola al petto, pronto a proteggere la moglie in caso di necessità.

Victoria si asciugò le lacrime ormai secche, scuotendo il capo "Perché state facendo tutto questo?" domandò, con un filo di voce.

Sua madre abbassò il capo, trattenendo le lacrime "Seguici, Victoria." Impose l'uomo, afferrandola malamente per un braccio e conducendola velocemente giù per le scale.

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