Capitolo 6

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Dan'Pov
Sarà mio zio a presiedere l'attuale alpha, almeno per i primi tempi.
Sono certo che l'ameranno, l'essere spigliato ed amichevole lo rendono automaticamente simpatico ai più giovani ed inoltre possiede delle capacità di stratega ed amministratore ammirevoli.
Potevo concedermi il privilegio di ambientarmi senza l'occhio vigile degli altri, in quanto il prossimo alfa del branco, spesso le parole e i comportamenti degli altri vengono misurati attentamente attorno a te. Tuttavia, in questo momento, posso essere visto come uno dei membri del branco, senza dovermi preoccupare dei doveri imposti su di me. Anche se, con il tempo, la mia posizione sarebbe stata rivelata, per ora posso dedicarmi a rilassarmi un po'.

Io, Reed e Dayne arriviamo all'edificio quando una buona parte del branco è ormai già all'interno. Era l'unico edificio grande, in effetti tutto ciò che ci circonda è a misura di pochi, quindi dentro è così pieno di gente che molti di noi saranno costretti a rimanere in piedi, non c'erano sedie abbastanza per tutti, perciò non mi spreco nemmeno a cercare qualche posto libero.
<<Raggiungiamo gli altri? >>
fa Dayne, adocchiando un gruppetto di ragazzi dall'altro lato della sala.
La maggior parte li conosco, altri sono visi nuovi.
Annuisco e ci avviamo verso di loro.
La conversazione si sposta da argomenti di poco conto a semplici domande per conoscerci meglio con i nuovi ragazzi, per iniziare a conoscere la nostra nuova famiglia. Non siamo molto diversi. Seppure la distanza fra di noi era grande, questa riserva è abbastanza vicina agli umani da conservare molte regole e atteggiamenti simili ai non lupi, comportamenti che conserviamo anche noi.
Molti branchi sono troppo selvaggi perché molto distanti dai centri abitati dagli umani, ma la maggior parte di noi vive nelle prossimità di città, quindi non possiamo dissociarci completamente.
Il vocio aumenta sempre di più intorno a noi, ed un odore dolce che non riesco a definire mi inibrisce i sensi per un attimo. Non so cosa è stato, ma non mi faccio domande, poiché questa giornata si sta già riscoprendo piena di sensazioni nuove con le quali dovrò imparare a convivere, non voglio farmi problemi.

<<Mi sa che la riunione sta per iniziare>>
mi sussurra Reed tirandomi fuori dalla discussione con una gomitata, il viaggio era stato lungo, la sua barba lunga e incolta ne era la dimostrazione, certo avremo potuto preparaci meglio, ma sono felice che questo giorno sia finalmente arrivato.
Annuisco con fare assente, ritornando a concentrarmi sulla conversazione in tempo per scoppiare a ridere con gli altri all'ennesima battuta di Wade, un ragazzo del posto che ha solo un paio di anni meno di noi.
Una differenza che emerge tra i nuovi membri acquisiti e noi del nord è la loro conformazione fisica, caratterizzata da lineamenti dolci, tondeggianti e pelle olivastra, rispetto ai nostri tratti più duri. Inoltre, i nuovi membri mostrano una disposizione più affabile, forse anche questo grazie alla stretta vicinanza con gli usi e costumi umani, non che ci fosse certo qualcosa di male, sono curioso di conoscerne ogni sfaccettatura.

Stiamo ancora ridendo quando qualcuno si scaraventa di peso contro Dayne e quello che, se non ricordo male, si chiama Patrick.
I miei occhi vengono immediatamente catturati dall'esile figura che, cominciando a respirare veloce, si trova ora al centro del gruppo, guardandosi intorno con preoccupazione.
Il tempo sembra fermarsi,
Tutto intorno a me sembra essersi fermato, in effetti, come se il mondo abbia appena deciso di smettere di girare ed i cuori di battere.
Tutti tranne... il suo.
Lo sento battere veloce, riesco a percepire il sangue pulsare al suo interno e poi lasciarlo svuotato, in favore di raggiungere il resto del suo corpo.
Sì, il suo corpo.
E' come se fosse dotato di una forza di gravità che istiga dentro di me la voglia di non resisterla e lasciarmi trascinare verso di essa.
Mi chiedo con spontaneità se anche gli altri si sentono così attratti, e mi accorgo che non voglio che gli altri lo siano.
Anzi, solo il pensiero inizia a scaturire una rabbia innata dentro di me che ribollisce in sottofondo mentre altre sensazioni ricominciano subito a distrarmi.
Il suo odore.
Potrei nutrirmi del suo odore e vivere in funzione di esso.
Eccolo, il dolce profumo che ho sentito poco fa. Non saprei definirlo o collegarlo a qualcosa di specifico. E' convolgente come la vaniglia, ma non stufoso, e allo stesso tempo delicato e particolare come se provenisse da un frutto di stagione, ma non c'è traccia di quella possibile venatura asperrima.
Sa di casa.
Più di qualunque cosa in cui mi sono imbattuto quest'oggi.
Non fa che ricordarmi le cose più dolci che mi siano capitate in ambiente domestico, da un bicchiere di latte caldo e miele d'inverno ad un abbraccio amorevole di mia madre.
Mentre il suo odore continua ad inebriarmi la mente noto, con disappunto, di non aver ancora visto il viso di questa magnifica creatura, avevo visto solo il suo corpo gracile e una chioma lunga e ribelle.
Non desidero nient'altro in questo istante, anzi, non desidero nient'altro in generale.
Voglio perdermi nel piacere delle sue fattezze e scoprire ciò che ancora non so.
E' una sete di conoscenza nuova, e mi sento fremere mentre l'entusiasmo cresce dentro di me.
Assaporo pieno d'aspettative i lunghi attimi che ci mette a voltarsi verso di me, abbastanza tempo da continuare a fantasticare su tutto ciò che ho a disposizione fino ad ora.
E poi eccoli, incatenati dentro i miei, i suoi occhi,potrei affogare in quell'azzurro. Il colore cristallino mi lascia stupefatto, e mi distraggo dal piacere del suo profumo per concentrarmi sull'esperienza mozzafiato del perdermi nelle sue iridi cerulee. Ho un'irrefrenabile voglia di spostare quel dannato ciuffo di capelli che gli ricade proprio sul lato destro della fronte, cercando di distogliere la mia attenzione da quella fantastica visione.
Ma invece, alla fine cedo, e porto la mia attenzione a concentrarmi sui suoi capelli,vorrei toccarli, sono sicuro siano soffici e... come sarebbe passarci una mano? Iniziare a giocarci, magari.
Sembra davvero allettante, la massa castana di capelli mossi è l'ennesima distrazione.
Chissà se se gli lasciassi un bacio sul capo riuscirei a sentire la loro fragranza sulle labbra.
Ma... giusto, le sue labbra
Le più allettanti che abbia mai visto.
Piccole, rosse e morbide.
Non riesco a non immaginare il loro sapore se fossero sulle mie, e d'improvviso sento un'urgenza dentro di me.
L'immaginazione vola a figurarsi come possa essere la sua voce, ma la visione si fa sempre più sublime, finché la scena non comprende le sue labbra che sussurrano dolcemente sfiorandomi la pelle.           Un brivido mi percorre la schiena, facendomi formicolare le braccia ed il viso.
Non avevo mai avuto percezioni di questo tipo, queste sensazioni senza neanche un solo tocco.
Trovo la forza di alzare di nuovo lo sguardo per incrociare i suoi occhi e li trovo sbarrati, come se avesse paura.
Una profonda tristezza mi pervade.
E' colpa mia? Come ho potuto infondergli paura se tutto quello che provo nei suoi confronti è puro e semplice... sì, amore?
Ci guardiamo negli occhi per quella che potrebbe essere stata un'eternità, ma che a me è sembrata un attimo. Poi, d'improvviso, tutto ricomincia a prendere vita. Le cose sembravano aver perso il senso del tempo, mentre invece adesso vengo preso d'impatto dalla velocità e mi ritrovo scosso dai rumori che si insinuano dalla mia mente, cercando di distrarmi da lei.
E questo perché quella che ormai è la mia unica ragione di vita ha appena deciso di interrompere il nostro legame visivo, girarsi e scappare via.

Scappare via da me.

Un ringhio profondo è come se risuonasse per tutto il mio corpo, anche se so che è solo nella mia mente. E poi ecco la conferma di ciò a cui sono già arrivato nello stesso istante in cui l'ho vista.

È la mia compagna.

Un'enorme gioia raggiunge ogni cellula del mio corpo, ma solo per poco.
Un latrato per niente amichevole mi fa vacillare e sento chiaramente le emozioni di Abel riversarsi sulle mie e condizionarle a tal punto da creare un unico sentimento comune.
Necessità, rabbia, bisogno e confusione si mescolano così bene che non riesco quasi più a distinguerle fra loro.

<<Prendi la compagna. Ora>>
Sibila e mi muovo di scatto, non perché me l'ha appena ordinato, ma perché voglio farlo, voglio davvero farlo, perché scappa da me?

La vedo correre, disperata, urtando chiunque gli capiti di fronte e buttandosi di lato per cercare di aprirsi un varco per andare più veloce, ma non ha scampo. Non ho voglia di vantarmi delle abilità nettamente superiori di noi alpha, perché qualsiasi altro beta potrebbe battere in agilità e lestezza la mia preda, era scordinata, inciampava nelle sue stesse esili gambe, ma in tutto questo riuscivo a trovarci solo lati positivi.
Gli ostacoli lungo la strada non sono niente, riesco ad evitare tutti coloro contro cui si è dovuta fare spazio con mosse svelte e studiate apposta per perdere il minor lasso di tempo è possibile.
Comincio a sentire la necessità prevalere.
Ho bisogno di raggiungerla. Devo toccarla.
Il desiderio ardente della sua pelle contro la mia è irrefrenabile. Devo marchiarla. Lasciargli il primo marchio, perché chiunque la guardi capisca che non può averla senza mettersi contro un nemico potente.
Ormai abbiamo percorso buona parte della sala, ed infatti, come m'aspettavo è il muro ad accoglierla.
Ci urta contro e mi chiedo se si è fatta male, anche se ha bloccato l'impatto con i palmi delle mani, rimbalzando per portarsi di lato, girandosi, probabilmente nella speranza di non vedermi ed invece i miei occhi catturano di nuovo i suoi.
Ma è solo un attimo, perché non mi spreco nemmeno a fermarmi.
Gli afferro il polso. C'è impazienza nel mio gesto ma lo faccio con delicatezza, gustandomi il calore della sua pelle contro la mia come se non esistesse niente più giusto di quel tocco, come se tutto combaciasse perfettamente.
Nel momento stesso in cui lo faccio è come se qualcosa nell'aria intorno a noi cambiasse, come se una specie d'energia fosse appena stata irradiata proprio nella nostra direzione.
Non perdo tempo, mi avvicino a lei e gli poggio la mano libera sulla guancia, guardandola dritto negli occhi.
Sta affannando pesantemente, non deve essere molto abituata all'attività fisica.
I suoi occhi sono di nuovo sbarrati, l'espressione sconvolta ma sul suo viso scorrono altre emozioni che non riesco ancora a leggere.
Mi sporgo ancora un po' e mi affretto a cercare le parole più concise per spiegargli il groviglio che si è formato dentro di me dal momento in cui l'ho vista

<<Sei la mia compagna.>>
gli sussurro con voce ferma.

Sento i miei compagni avvicinarsi, mi volto e gli faccio un gesto con la mano, mi giro e lei stava correndo verso la porta.
L'ho vista correre via da me ma ormai non c'era niente da fare, questa volta era meglio lasciarla andare.
I miei amici mi hanno tenuto bloccato con le loro stupide domande e sono stato costretto a rispondere, controvoglia, ma più tranquillo
L'avrei rivista presto, non poteva scappare ne andare lontano.

Spero vi piaccia anche questo capitolo!
Fatemi sapere cosa ne pensate,se ci sono errori perfavore scrivetemelo ♡♡

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