CAPITOLO 45

328 22 0
                                    

                  


Atterrai a Parigi verso l'ora di pranzo e sorrisi appena uno stato di pienezza si fece spazio in me. Una volta uscita dall'aeroporto respirai a pieni polmoni l'aria della mia città, di casa mia. Trascinai il mio corpo e le mie valige verso la fermata dei taxi e appena ne scorsi uno arrivare, alzai la mano. Quando il veicolo si fermò a pochi passi da me, il tassista fuoriuscì dalla macchina e un signore dall'aria simpatica mi rivolse il più caloroso dei sorrisi.

"Bienvenue à Paris, mademoiselle. " mi salutò.

"Merci beaucoup" ridacchiai.

Non seppi perchè ma, tornare alle origini era più tosto divertente.

Una volta aver messo le valige nel porta-baglio, il signore mi invitò ad entrare in auto e dopo avermi chiesto dove ero diretta ed avergli risposto, la macchina partì. Per arrivare a casa mia dall'aeroporto, bisognava passare per il centro e rivedere dopo due mesi (che mi parvero anni) la mia bellissima Parigi, fu un'emozione bellissima. Osservai per bene tutto quello che mi passò davanti gli occhi. Prima la torre Eiffel, l'arco di Trionfo, le vie più gettonate, la scuola di danza che frequentavo, il parco dove andavo da piccola, il liceo, il fornaio dove andavo a prendere il pane fresco la domenica mattina ed in fine casa mia. Raccattai i bagagli, ringraziai e pagai il signore prima di dirigermi a passo svelto verso casa. Delle palazzine color bordeaux erano messe a schiera, ognuna di esse aveva due piani, contenenti a sua volta due appartamenti. Noi abitavamo in uno di quelli, al civico 43. Mi guardai intorno e quando scorsi la signora del primo piano annaffiare i fiori fuori nel suo balconcino, richiamai la sua attenzione.

"Signora Rosalina!"

"Pour Dieu! Solene! Dimmi che non sono i miei occhi a farmi un brutto scherzo." gracchiò.

"No, sono io." le sorrisi

"Passa dopo per un thè e un pezzo di torta va bene? Io e te dobbiamo raccontarci un bel po' di cose."

Mi venne immediatamente l'acquolina in bocca quando nominò la parola torta; ogni venerdì suonava alla nostra porta e ci portava qualche prelibatezza fatta in casa: brioches, crostate, muffin o torte.

"Assolutamente, a dopo!"

Una volta trovate le chiavi dentro la borsa, salii i pochi gradini che conducevano al portone e, dopo averlo aperto, attraversai in fretta e in furia l'atrio. Corsi verso quella che era la mia porta e infialai subito le chiavi della toppa. La voglia di rivedere mia madre, casa mia e in particolar modo la mia stanza, era tanta.

"Sono tornata" urlai una volta entrata.

"SOLENE" rispose una voce proveniente dalle camere. In meno di due secondi scorsi mia madre correre verso di me e mi fiondai tra le sue calorose braccia appena mi raggiunse.

"mon amour, mi sei mancata." singhiozzò

"Per favore mamma, non piangere. Sii felice invece, sono tornata e sono qui con te."

"Sono lacrime di gioia le mie. Non puoi capire quanto mi è mancato averti qui dentro." disse una volta sciolto l'abbraccio.

Ispezionò il mio viso con gli occhi e con le mani: passò ripetutamente le sue dita sul mio viso e tra i miei capelli.

"Ma guarda qui che abbiamo." annunciò quando si rigirò tra le mani una ciocca di capelli. "Non mi avevi detti di esserteli tagliati."

"Non era così rilevante." affermai sorridendo.

"Sei sempre bella, Solene. Hai l'aria stanca, forza, vai in camera e sistemare le tue cose. Nel frattempo ti preparo un bagno caldo."

I miei occhi si illuminarono e pensai che non potetti chiedere di meglio di una madre amorevole e premurosa come lei.

Whisper ; Liam PayneWhere stories live. Discover now