CAPITOLO 25

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Erano passati due giorni e , rimasta chiusa in stanza, non ne volevo sapere niente del mondo esterno. Fortunatamente uno di quei giorni era domenica e non avevo i corsi ad impedirmi di rimanere li dentro; lunedì invece mandai un messaggio ai miei insegnati (si, avevo i numeri di tutti loro) dicendogli che non mi sentivo bene. Ed era vero, in parte. Ero rimasta in camera per tutto quel tempo e se credevo che rimare li fosse l'opzione giusta per scacciare via tutti i ricordi spiacevoli che avevo dovuto passare due giorni prima, mi sbagliavo: ogni volta che Joye si presentava in camera o mi parlava non riuscivo a guardarla negli occhi dopo i dieci secondi. Il ricordo di quello che le aveva fatto quel bastardo mi balena nella testa e i rimorsi per non dirle nulla aumentavano sempre di più. Alle sue domande e alla sue affermazioni rispondevo sempre annuendo o con una frasi di sole tre-quattro parole.

"Si" "No." "Sto bene." "Non preoccuparti." "Non ho niente." "Grazie per starmi vicina."

Questo è quanto.

Liam? Bhe Liam era un tale coglione da non capire nulla. Come sempre, si rigirava le parole a modo suo e capiva l'esatto opposto di quello che gli si diceva. Non bastava l'essere scossa per Logan e il suo tradimento, ovviamente doveva arrivare anche la botta finale, ergo: discutere con Liam. Non volevo creare tutta quella confusione, il mio intento era quello di parlare nel modo più civile possibile e chiarire una volta per tutte. Ogni volta che pensavo al modo in cui mi guardò prima di andarsene mi faceva venire la pelle d'oca e quell'indifferenza che usò nelle ultime sue parole mi facevano diventare gli occhi lucidi. L'odiavo per questo, mi rendeva vulnerabile anche non essendomi affianco. Mi davo della stupida da sola se mi veniva da piangere e, non so come, forse grazie alla mia testardaggine, neanche una lacrima riusciva a fuoriuscire.

Lunedì pomeriggio ci mancava poco che scoppiava una bomba. Joye subito dopo il pranzo mi aveva avvisata che sarebbe uscita con quella specie del suo ragazzo. Se così vogliamo chiamarlo.

Fantastico. Pensai.

Al suo rientro una parte di me sperava sapesse la verità, perché era giusto che sapesse. L'altra parte invece sperava che non era a conoscenza di nulla, non avrei sopportato di sentire il suo pianto isterico e pieno di dolore, non avrei sopportato di vedere i suoi occhi spenti e tristi. Non si meritava tutta quella sofferenza.

"Allora com'è andata l'uscita?" chiesi, aprendo un discorso per la prima volta di mia spontanea volontà.

"Bene, diciamo."

"E' successo qualcosa?"

Cominciai a pizzicarmi le unghia delle dita dal nervosismo.

"Niente" sospirò "E' solo che l'ho trovato molto chiuso e...distante. Si, decisamente. Gli ho chiesto cos'avesse e mi ha risposto 'nulla di cui tu debba preoccuparti'.."

Bastardo.

"C'è qualcosa di cui debba preoccuparti." Avrei voluto rispondere.

Annuii e basta, codarda com'ero.

"Sento come se qualcosa non quadra." Mormorò

Perché proprio oggi doveva parlarmene?

Rimasi in silenzio, non sapendo cosa dirle. Perché era vero, non sapevo cosa dirle se non sbatterle in faccia la realtà, ma ero troppo poco stronza e troppo buona per farlo.

"Insomma Solene, dì qualcosa! Hai sempre la risposta pronta tu." Quasi urlò.

"In realtà, penso ti stia sbagliando. Ricordi quando avevi lo stesso presentimento ma in realtà.." forse avevi ragione "era solo una tua supposizione? Se ti ha risposto così allora devi fidarti."

Whisper ; Liam PayneTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon