10-Simple Emotions.

Začať od začiatku
                                    

Erano stati i suoi occhi la prima cosa che aveva cercato in quella palestra.

Perché era lì?

Era la vipera quella che sperava continuamente entrasse da quella porta.

Era lì davvero per porgli delle domande? O era lì per lui?

Subito ritirò la mano che aveva poggiato sul legno della porta, indietreggiò di qualche passo e si voltò per andarsene.

No. Non era lì per lui.
Non doveva essere lì per lui, perché di certo lui non le interessava.

Perché allora si tirava indietro?

La sua mente come al solito, per colpa sua era nella più totale confusione.
Era indecisa sul da farsi ma c'era una voce in quel momento dentro di lei che non faceva altro che urlare 'Segui l'istinto'.
E l'istinto seguì, ritornando su i suoi passi e raggiungendo di nuovo la porta per bussare ma..

**

Si sentiva uno stupido. Senza alcun motivo era rimasto in casa senza far nulla, chiuso in se stesso e con quella solita bottiglia che da tempo lo accompagnava.

Lui voleva sopraffare i ricordi, lui doveva sopraffarli nell'unico modo possibile.
Vivendo..

Si affrettò a raggiungere la porta per uscire da quel buco che non faceva altro che inghiottirlo ogni giorno di più.
Aprì la porta e mai si sarebbe aspettato di vederla lì, difronte a lui con gli occhi spalancati e le labbra leggermente socchiuse. Quelle labbra che per la prima volta si stava ritrovando ad osservare davvero.

Nulla traspariva sul suo viso, Helena vedeva il solito volto serio e impassibile.
Ma lei come sempre si soffermava su i suoi occhi in quel momento quasi grigi, vedeva in loro la sorpresa nel vederla.

Ed ora?

Non si aspettava minimamente di trovarselo davanti in questo modo, avrebbe voluto seguire un discorso logico ma prontamente aveva dimenticato tutto nell'esatto momento in cui aveva visto la porta aprirsi senza che lei bussasse.

Ed ancora vide quel solito ghigno nascere sulle labbra della vipera, quel ghigno che odiava con tutta se stessa.

«Che fai sweet? Mi stalkeri adesso?» sorrise beffardo poggiando il braccio sullo stipite della porta. «Non che mi dispiaccia.» ghignò.

«Il solito simpatico, Orton.» incrociò le braccia al petto. «Piuttosto mi sparo.» affermò facendo sì che un altro ghignò nascesse sulle sue labbra.

«Allora perché sei qui?» chiese avvicinando il suo volto a quello della ragazza che prontamente indietreggiò guardandolo male.

«Ohh io credo che tu lo sappia perfettamente il perché!» sorrise soddisfatta dopo averlo visto serrare la mascella in modo serio.

«Vuoi sapere quante donne mi sono scopato?» ghignò divertito mentre sul volto della ragazza comparve una smorfia di disprezzo che lo fece sorridere ancor di più.

«Non ci basterebbe una giornata per quello.» scese i tre scalini con tranquillità sotto lo sguardo di lui.

«Wow... devo prenderlo come un complimento?» si chiuse la porta alle spalle assorto nel seguirla.

«No.» sorrise in sua direzione. «Era per dire che le puttane sono tante, Orton.» si spiegò meglio.

Sembrava in apparenza molto calma e tranquilla ma dentro di sé pregava che lui non potesse sentire il battito del suo cuore che di gran lunga era aumentato senza un motivo.

In My Veins.||In Revisione.Where stories live. Discover now