Capitolo 9

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Gray aveva lo sguardo perso nel vuoto del cielo, prossimo all'alba: la notte si schiariva e le stelle – tanto amate dalla sua amica maga - si spegnevano una ad una, lasciando che i timidi raggi del sole risucchiassero la loro luce.

Natsu, il suo idiota miglior amico, quell'accendino difettoso che era praticamente un fratello ... lui ... aveva giurato a suo padre che avrebbe eliminato E.n.d., ideale ancor più impresso nella sua ostinazione dopo che Silver gli concesse i suoi poteri da Devil Slayer ...

Ma quando il nemico è la tua famiglia, come puoi porvi fine?

Si trovava di fronte ad un bivio senza scampo, perché le strade da percorrere sarebbero state fin troppo ardue per il suo cuore.
Tradire la promessa al padre o uccidere Natsu?
Anche se in quel momento il demone ebbe la meglio sull'anima dell'amico, trasformandolo nel loro più temibile avversario, come poteva dimenticare che quegli occhi e quel corpo una volta erano il Dragon Slayer?
In che modo sarebbe riuscito a mettere da parte il suo affetto e la sua amicizia per compiere quel suo dovere auto-imposto?

Cavolo.
Non poteva deprimersi. Doveva reagire. Volse gli occhi nuovamente alla città, schiarita dal sole: le macerie e i palazzi distrutti, l'enorme cratere che prima era la sua amata Gilda – casa sua – sembravano splendere sotto la tiepida luce solare, di una bellezza ironicamente inquietante e deprimente, devastante.
Un solo gruppo di demoni aveva distrutto tutto quello che aveva di fronte a sé, il loro orgoglio e gli avevano privati della loro magia e della loro forza più grande ...

No, quella non ancora. Non del tutto.

Girò la testa verso la costruzione alle sue spalle: Fairy Hill si ergeva, qualche danno in bella vista ma ancora in piedi, su quel colle che sovrastava Magnolia.
Al suo interno, i suoi nakama si ristoravano, distrutti ma ancora tutti vivi e attendevano il momento propizio per reagire, contrattaccare.

"Possono avermi privato nuovamente di mio padre. Possono aver corrotto Natsu. Possono aver preso Lucy".
"Ma non ci priveranno della nostra famiglia. Non posso permetterglielo".

<< Gray ... >>.
Vide arrivare Erza, fasciata dalla testa ai piedi.
Lei sarebbe stata capace di fermare l'amico?
<< Torniamo dentro. Levy e le altre ragazze hanno racimolato un po' di provviste e Laxus e i Raijinshuu si stanno riprendendo. Sei stato solo anche troppo >>

<< Cosa avresti fatto al mio posto? >> le chiese invece, improvvisamente.
<< Con Natsu. L'avresti fermato? Ci saresti riuscita? >>.
Erza si sedette al suo fianco, riflettendo sulle sue parole.
Durante la battaglia contro Minerva aveva tentato, più volte, di farla rinsavire, di farle abbandonare quel suo proposito corrosivo per la sua anima. Credeva davvero che si potesse ancora salvare.
Ma era stata trasformata in un demone e se già prima la sua bontà d'animo era ridotta al minimo umanamente possibile, dopo la metamorfosi si era rivelata irrecuperabile.
Ed era una maga, di natura umana.
Anche se gli umani nascondevano veri demoni nei propri animi.

Poi Kyouka.
Aveva tentato persino con lei, dicendole che non doveva seguire ogni ordine di Marde Geer anche a costo della vita, che poteva trovare un suo percorso anche nella luce.
Ma anche lei, ovviamente, la ignorò.
Ed Erza fu costretta a combattere fino alla fine di entrambe. Anche se non direttamente per mano sua.
Titania si credeva capace, degna, di poter arrivare al cuore delle persone solo con le sue belle parole e i suoi passionali sentimenti?

Si credeva abbastanza forte da rimediare a quegli animi corrotti dal buio?
<< No, Gray >> confidò lei, in un sussurro << Non ne sarei stata capace. Non voglio pensare a un'eventualità del genere, spero con tutta me stessa di essere ne torto più marcio ma ... probabilmente ... non saremo capaci di recuperare Natsu >> chiuse gli occhi, sconfitta dalle sue stesse parole.

Se persino la grande Titania ammette la sconfitta, la speranza una vaneggiante fantasia ...
Che possibilità aveva lui?
Non aveva più scelta ...


I maghi della gilda si riunirono nuovamente nell'atrio del palazzo, chi mangiando in silenzio e chi portava il cibo nelle camere al piano di sopra. Mira, Lisanna e Wendy passarono tutto il tempo a prendersi cura dei Raijinshuu e Poryulsca passava in rassegna tutti gli altri.

<< Gray-sama, Juvia può mangiare qui con te? >> sentì la voce della ragazza chiamarlo. Gray aveva trovato una panchina isolata sotto una tettoia nel retro di Fairy Hill e vi si era rifugiato, lontano da tutti.
Ma per quanto si sforzasse, non poteva far nulla per placare la voglia di Juvia di stargli accanto; per un millisecondo gli passò per la mente l'idea indelicata di mandarla via ma, guardandola bene in volto, si accorse di un'aurea grigia e ben lontana dalla sua solita spensieratezza nei suoi riguardi per cui il suo malumore optò di girare al largo, almeno per quella volta:
<< Se ci tieni tanto >> si sforzò, tentando per il tono più gentile che gli riuscisse in quel frangente.
Mangiarono in silenzio per qualche minuto; Gray spiluccava appena il suo panino dolce, poco attento a quello che facesse la ragazza al suo fianco che alternava lo sguardo fra il mago del ghiaccio e la sua colazione posata in grembo.
Gray aveva mille pensieri per la testa, in primis per Natsu e Lucy, su quello che riservava loro il prossimo futuro e su come reagire; Juvia poteva captare il groviglio di riflessioni riempire la mente del suo amato mago, indirizzate all'amico e alla sua rivale-in-amore e, se ne fosse stata capace, sarebbe stata più che felice di esserne la confidente e spalla "consolatoria".
Purtroppo non ne aveva più diritto. Né la capacità.
Il senso di colpa le stava rodendo l'anima.
Doveva assolutamente parlargli di quello che aveva fatto. Quella colpa la stava divorando velocemente e cercava di mascherarlo al meglio; in più, non aveva alcun diritto di sedersi vicina a Gray e rasserenarlo – anche se non aveva potuto trattenersi, per abitudine – senza aver prima confessato.

Perché avrebbe dovuto rinunciare a lui.
Juvia non potè trattenere le lacrime che allarmarono Gray, dopo averle lanciato una veloce occhiata.
"E adesso che le prende?"

<< Juvia ... Juvia è davvero >> tentò la ragazza ma i singhiozzi le impedirono di continuare e il cielo si rannuvolò in un principio di un acquazzone coi fiocchi; Juvia sbuffò disperata, continuando a scusarsi. Gray, imbarazzato, le posò la mano su una spalla, colpendola leggermente e tentando di calmarla:
<< Dai Juvia, non ti scusare per la pioggia. Non è per forza di cosa colpa tua >>.
A quelle parole Juvia gemette più forte, buttandosi fra le braccia di un impacciato e sconcertato Gray che non poté fare a meno di ricambiare.
<< Juvia, calmati per favore >>

La pioggia cadde a frotte, tanto violenta che le gocce d'acqua parevano spilli di freddo ferro, capaci di penetrare la pelle e raggelare il corpo. L'improvviso cielo cupo soffocò il calore del sole e persino Gray, avvezzo a temperature artiche, percepì una cupa e gelante disperazione, come un brivido fastidioso sul collo.
<< Juvia ... Juvia non piange per ... per la pioggia, Gray-sama >> balbettò fra le lacrime. Tirò su col naso e sciolse quell'immeritato abbraccio perché, non appena avesse confessato il suo crimine, il suo amato Gray-sama l'avrebbe odiata.
Con tutta l'anima, con tutta la rabbia di cui disponeva il suo cuore.
Non avrebbe continuato a mentire, non più. Glielo doveva.
Gray aveva scacciato la pioggia dalla vita di Juvia, ma lei gli avrebbe colorato il cielo di buio.
<< Gray-sama ... Juvia deve confessarti una cosa. Juvia non può non dirtelo, si sente troppo in colpa >>.
Gray restò interdetto, non riuscendo a capire di che segreto potesse trattarsi.

"I problemi non avranno mai fine per me. Ci mancava solo Juvia".

<< Avanti Juvia. Che è successo? >> le chiese, serio. Per pesare così tanto sul cuore solitamente leggero della ragazza, non doveva essere qualcosa facile da esternare.

<< Juvia ha ... Juvia ha ucciso ... il demone che contr ... controllava Silver-sama >> singhiozzò, lo sguardo basso e gli occhi chiusi annegati fra le lacrime.
Gray scattò, alzandosi e allontanandosi di un passo dalla ragazza che si coprì il viso, piangendo più forte.

"Non anche questo ... "

<< Ju ... Juvia ha causato ... la morte di Silver-sama >> gemette.

Gray sentì una furia infrenabile montargli dentro, salire dal cuore e annebbiarli la mente che, per pure dispetto, gli fece rivivere gli ultimi momenti col padre ritrovato, la prima volta che lo vide morire di fronte ai suoi occhi da bambino quel maledetto giorno che Deliora decise di giocare con le vite dei suoi compaesani. Rivide suo padre sorridergli, combatterlo, abbracciarlo, ridere di lui; si rivide promettergli la sua vittoria su E.n.d.
Avrebbe rinunciato a tutto, da bambino, per riaverlo e quando gli si era parato di fronte per poi scappargli nuovamente dalle dita, si era messo l'anima in pace, arreso all'evidenza della sua dipartita ...
E poi Juvia ...
La rabbia ribollì nelle vene e si riversò sulla ragazza con l'occhiata glaciale che Gray le riservò.
Era colpa sua se aveva perso ancora suo padre.

Era colpa sua se se l'era visto portare via di nuovo di fronte ai suoi occhi, senza poterlo impedire.

Era colpa sua se non poteva più parlargli, abbracciarlo, scherzarci. Se non avrebbe più avuto la possibilità di fare tutte quelle cose che gli erano state precluse in così giovane età.

Se mai fosse diventato padre, non avrebbe potuto chiedere consiglio, né aiuto. I suoi figli non avrebbero mai conosciuto il loro nonno.

<< Juvia capirà il tuo odio, Gray-sama >> gli disse Juvia, le parole annegate dal pianto, gli occhi arrossati puntati sul suo viso, angosciati e lucidi.
Gray si ridestò: non aveva fatto caso a lei che alzava il viso, troppo preso da quella disperazione che lo stava trascinando nell'odio.

Odiare Juvia ...
Ne sarebbe stato capace?
Si poteva odiare una pazza innamorata ossessiva imbranata timida e coraggiosa?

Era davvero colpa sua?

"No" si disse Gray, allungando una mano per scacciare le lacrime dalla guancia della ragazza. Juvia trattenne il respiro, incredula: il suo cuore batteva infrenabile, sull'orlo dell'esplosione e asservito al dolore che quell'amore folle per il ragazzo le procurava.
Gray-sama non era il tipo d'uomo che si lasciava andare a certe gentilezze, perlomeno nei suoi confronti; raramente l'aveva vezzeggiata o comunque toccata di sua spontanea volontà. Quelle fugaci occasioni erano state dettate dall'inconscio, dal momento, nell'attimo di unire la loro magia formidabile contro il nemico.
Perciò, quel gesto di conforto da parte sua, soprattutto dopo le sue parole ... come doveva interpretarlo? Che cosa significava?
<< Gray-sama ... >> sussurrò lei, riprendendo fiato in un sospiro. Lentamente il ragazzo si risedette al suo fianco, portando entrambe le mani gelate sulle guance calde di un'arrossita Juvia, che sospirò nuovamente puntando gli occhi sgranati in quelli neri di Gray, che la fissavano intensamente. Vi sarebbe annegata in tutta la sua felicità, nei suoi occhi scuri.
<< Io non ti odio, Juvia >> le disse piano, rendendosi conto che no, quelle parole non erano una semplice consolazione; era un dato di fatto che aveva pian piano messo radici dentro di lui perché nessuno sano di mente sarebbe stato in grado di odiare un essere tanto sincero, gioioso e completamente fuori di testa qual'era diventata Juvia, da quando si unì a Fairy Tail.
<< Davvero? >> gemette incredula << Gray-sama non detesta Juvia? >>
<< Non potrei mai >> le sorrise gentile, così che il cuore della maga prese il volo.
<< Non è stata colpa tua. Non avresti potuto fare altrimenti >> le disse con voce leggermente rotta, al pensiero del padre.
<< Gray-sama >> pianse Juvia, allacciando le braccia dietro al collo di Gray e poggiando il mento sulla sua spalla. Gray la abbracciò stretta a sé e affondò il viso fra i suoi capelli, singhiozzando e lasciando andare quel peso opprimente di dolore dal cuore e rimasero così, a sfogarsi e confortandosi, lontano da tutti, con l'unico desiderio di sentire il calore l'uno dell'altra sulla propria pelle.


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