Capitolo 3

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Non appena aveva sentito il tappeto sotto di sé e le mani di Natsu scivolare lentamente sulle sue gambe, Lucy non aveva capito più niente: l'ondata di caldo che la pervase e la scossa elettrica lungo la spina dorsale, tanto intensa da farle alzare leggermente il bacino per pochi attimi, la stordirono completamente.
E lui le stava solo accarezzando le gambe.
Aveva smesso di baciarle il collo non appena stesi, per fissarla ghignando, sovrastandola. Passava i palmi delle mani lentamente su e giù, facendole scivolare via le calze – che lanciò dietro di lui senza neanche guardarle – e togliendole i sandali senza fretta. Incatenando gli occhi ai suoi, Natsu si piegò tanto da far sfiorare nuovamente i loro nasi e facendo mescolare fra loro i loro ansiti e i loro respiri. Passò lentamente le mani dalle cosce ai fianchi, carezzandole il ventre piatto e la vita, poi su, verso il seno morbido, coperto da quel pezzo di stoffa succinto che voleva chiamarsi costume da bagno.
Tanto valeva che girasse nuda.
Passò una mano sotto la stoffa, massaggiandole lentamente il seno, mentre l'altra mano ripercorreva il tragitto fino al fianco e poi sotto al ginocchio, facendole alzare la gamba e tenendole il piede piantato al pavimento. Lucy socchiuse gli occhi non riuscendo a trattenere i gemiti di piacere e tenendo le mani sulle spalle del ragazzo, muovendo il petto verso di lui e accontentando i suoi movimenti.
Si sentiva scottare dove lui la toccava, le girava la testa, la sua mente in totale subbuglio e annebbiata dal piacere. Nessun pensiero razionale sembrava volerle passare per la testa.
Non riusciva a non cedere alle sue carezze.
Il suo corpo la ingannava, facendole credere che chi la toccasse fosse Natsu. Sentiva solo i gesti provocanti di lui, i suoi sospiri e i suoi occhi vedevano riflesso in quelli di lui il suo stesso desiderio. Il respiro caldo di E.n.d. si mescolava al suo, le bocche che si sfioravano appena, senza unirsi nel bacio che tanto agognavano – tutto perché lui voleva aumentare l'eccitazione del momento – ma che sentivano le sue labbra stendersi sempre di più, ad ogni suo gemito, nel suo sogghigno – quello che lei aveva ormai imparato ad associare al demone -.
All'improvviso il ragazzo si spinse col corpo più su di lei, che per la sorpresa lasciò la presa sulle spalle; approfittandosene, lui le blocco i polsi con una mano, tenendole le braccia alzate perpendicolarmente al petto e, con la mano libera, le allargò le gambe, sollevando anche l'altra. Alzò il busto, contemplando il suo volto: le guancie rosse, il fiato corto che faceva alzare e abbassare il seno prosperoso velocemente, gli occhi languidi e lucidi fissarlo sorpresi e il collo rosso dei suoi precedenti succhiotti.

Non voleva più fermarsi.

Calò il viso appena sotto il suo seno, scaldandole il petto col respiro, e scese lentamente al ventre, mordendo e baciando e leccando quella pelle tenera e sudata dove gli pareva. Poteva fare quello che voleva del suo corpo, con lei così accomodante e succube; gli ansiti di Lucy aumentarono, così come il ritmico movimento del petto e il caldo che provava.
Quando staccò le labbra dal ventre di Lucy, la maga sospirò, ringraziando non sapeva nemmeno lei chi che avesse smesso di toccarla e leccarla. Aveva troppo caldo e si sentiva ancora debole.

Non doveva cedere.

La voce di Natsu le arrivò dritta all'orecchio, suadente, roca e leggermente ansimante:
<< Non ti rilassare Luce, non abbiamo ancora finito >>.
Lei strabuzzò gli occhi, trovando il suo vico a pochi centimetri dal suo, e lo vide calarsi di fronte alla sua femminilità, il ghigno sul viso così aperto, gli occhi che brillavano estasiati. Lucy cercò di muoversi, ma lui le bloccava le braccia e, essendosi inginocchiato fra le sue gambe e tenendole stretta una di esse, non le lasciava gran movimento.
E poi il suo corpo non ne voleva sapere di scansarsi.

E.n.d., svelto, lasciò le presa sulla gamba, le spostò la gonna corta in mondo da vedere le sue mutandine e, con un gesto secco, gliele strappò via, facendole emettere un grido di dissenso.
Si buttò a capofitto nella sua femminilità, trasformando la sua disapprovazione in un forte gemito di piacere, urlato a gran voce.
<< N ... no ... >> mugolava lei, fra i sospiri.
Non doveva cedere. Non a lui.
Ma non appena la bocca del demone lambì la sua femminilità, la sua mente e i suoi propositi si persero fra i suoi ansiti.
Il cuore di Lucy batteva all'impazzata nel suo petto e martellava nelle orecchie, il senso di calore si espanse, concentrandosi soprattutto all'altezza del ventre e, non appena la lingua del demone s'insinuò vorace dentro di lei, le gambe e le braccia bloccate s'irrigidirono e cominciò, inconsciamente, a muovere i fianchi verso la sua bocca, chiedendo di più, sentendo le corna del giovane cozzare leggermente fra le sue cosce.
I grugniti di piacere che percepiva dalla gola di E.n.d. la scuotevano e eccitavano anche di più: muoveva il bacino al ritmo veloce che le imponeva il ragazzo, la cui mano libera passò ad accarezzare il ventre della ragazza, incentivando i suoi movimenti ottundenti.
Le fiammelle delle candele sembravano danzare, seguendo il ritmo passionale e veloce delle loro movenze, mentre gli ansiti sempre più forti di Lucy e i versi eccitati di E.n.d. riempivano la camera, andando a sbattere contro le pareti e amplificando le loro voci, in un miscuglio di suoni acuti e caldi, rochi.
E.n.d. diede ancora qualche colpo di lingua dentro di lei, affondando ancora di più, prima di separarsi dal suo corpo, il respiro affannato e le labbra umide di lei e della sua eccitazione; Lucy ne approfittò per rilassare le gambe, facendole scivolare lentamente sul tappeto, i polsi finalmente liberi dalla presa di lui le fecero cadere molli le braccia lungo il suo corpo, il respiro accelerato e gli occhi puntati sul viso del demone, che inspirava rapidamente aria a capo chino.
<< Era ... anf ... era questo ... che volevi? La tua ... missione? >> gli chiese, sentendo ancora la sua mano rovente premere sulla pancia.
<< Siamo ... solo all'inizio, Lucy >> aveva sussurrato lui. Lasciandola interdetta, le arpionò velocemente i polsi, portandoli stavolta sopra la testa e, deciso, le infilò due dita dentro di lei, muovendole lentamente dentro e fuori, ansimando ancora a capo chino.
Lucy urlò per la sorpresa, gemendo forte subito dopo, seguendo coi fianchi il ritmo sempre più sostenuto delle dita di E.n.d.. Quello che le aveva fatto prima non era quasi niente, in confronto a quello che sentiva in quel momento: le squame delle dita di lui le solleticavano l'interno, la passione nei suoi gesti, gli ansiti di entrambi le triplicarono il senso di eccitamento che sembrava esserle passato per pochi secondi, negli attimi di pausa precedenti. Lucy, in preda alla frenesia, cercava di liberarsi della sua presa e lui, accontentandola per quella volta, le lasciò nuovamente i polsi liberi, ma passò il braccio sotto la sua schiena fradicia di sudore e le alzò il busto, contemporaneamente facendola inginocchiare di fronte a lui, lasciandole le gambe aperte. Le passò il braccio attorno alla vita, mentre lei si reggeva sulle sue spalle con i gomiti e gli passava le mani fra i capelli, appoggiando poi la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi e respirando i suoi ansiti.
Col braccio attorno alla vita di Lucy, E.n.d. aumentava il ritmo già accelerato, facendola muovere su e giù, seguendo il volere delle sue dita dentro di lei, sempre più "affamate"; spostò il viso nell'incavo del collo di Lucy, iniziando a baciarle le spalle e il collo, in preda all'euforia. Lei lo seguì, ansimandogli nell'orecchio e borbottando qualche parola smangiucchiata fra i suoi sospiri; E.n.d. non ci fece nemmeno caso, preso com'era dalla passione e sorrideva sul suo collo, inebriato dal suo profumo e soddisfatto dei suoi tremolii eccitati, continuando imperterrito il suo lavoro.
Mancava poco all'orgasmo di lei: lo sentiva fra le sue gambe, farsi strada verso il ventre e la sua femminilità, lo sentiva nell'improvviso ritrarsi del suo ventre e nel successivo rilassamento verso la sua mano, lo sentiva negli urli eccitati sempre più forti dritti nel suo orecchio.
<< Lucy ... >> parlò lui << ... ti farò cadere nell'abisso della lussuria con me. Battezzeremo ogni angolo di questo schifoso posto con ogni tuo gemito, sospiro, ansito e impregneremo i letti, le porte, i muri, le poltrone e ogni fottuta mattonella del tuo piacere >> finì ansimando con lei, mentre la maga continuava a mangiarsi le parole, a borbottare.
Poi, nell'apice del piacere e preda dell'orgasmo, la scossa elettrica che le attraversava tutta la spina dorsale per finire nel suo grembo, chiamò il suo nome a pieni polmoni, riempiendogli la mano dei suoi umori e la testa della sua voce.
<< Aaah ... NATSUU!! >>
Il demone fermò le dita, gli occhi sbarrati dalla sorpresa, mentre lei gli ansimava in una sequela di sussurri il suo vecchio nome dritto nella mente, stanca e appagata. Arrabbiato e digrignando i denti, tolse senza delicatezza le dita dal suo corpo – guadagnandosi uno sbuffo di disapprovazione da parte di lei – e la prese in braccio, portandola velocemente a stendersi sulle lenzuola, senza guardarla negli occhi. Una sorda furia sembrava nascergli dalle viscere, nel vederla rannicchiarsi sul letto, gli occhi socchiusi e lucidi e il respiro affannoso, senza che quel nome le abbandonasse le labbra, come una cantilena infinita. Lucy sprofondò la testa sul cuscino fresco e si stese di lato, una mano sotto di esso e un braccio a penzoloni oltre il bordo del letto, le gambe leggermente piegate e gli occhi puntati sulla figura di E.n.d.; era spossata e sudata, il calore nel ventre che accennava appena a diminuire, mentre pian piano cedeva al sonno, continuando a chiamare il nome di Natsu.
E.n.d. strinse le mani a pugno, una smorfia a denti serrati ad incorniciare il volto e girò i tacchi, raccogliendo quello che rimaneva delle mutandine di Lucy e stropicciandolo nella sua mano, nella rabbia; si avvicinò alla poltrona, dove aveva abbandonato il suo giaccone scuro quando si era avvicinato a lei appena sveglia. Lo indossò con gesti secchi e veloci, poi aprì la porta, facendo entrare nella stanza una lama di luce che gli illuminò il viso contratto e sbatté la porta dietro di se, imprigionando dentro la camera, gli echi delle urla di piacere di Lucy.

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