Capitolo XXVII (R)

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Non era più così facile vivere in quel carcere isolato dal mondo, una realtà a se stante che ancora non comprendevo a fondo. Non lo era mai sta ma ora che sapevo di essere la prossima in lista per il Penitenziario, il mio morale si era perso in non so quale dei tanti livelli sotterranei.

Dopo un brevissimo tour alla riscoperta delle palestre della Base Militare, il Comandante Benedikt ci aveva costretti a guardare tutti gli allenamenti dei cadetti per farci un'idea di ciò che avremmo dovuto svolgere giornalmente da lì alla Quinta Prova. Di norma una giornata all'insegna del duro lavoro altrui mi avrebbe sollevata, ma i dubbi e le paure nati dopo il colloquio erano state intensificate dal ritorno improvviso della voce.

Un mese di silenzio non l'aveva cambiata molto: sempre amorevole, melodica, un sibilo di vento caldo che mitigava il mio stato di ansia continuo. A colpirmi erano sempre le sue parole. Dopo mesi passati a sussurrare il mio nome e un solo aiuto, preziosissimo, ricevuto allo scoccare della Terza Prova, la voce si era sempre contornata di mistero con i suoi soliloqui notturni. Eppure, quella notte non mancò di chiarezza.

«Ehvena» fiatò. «Vorrei, un giorno, scusarmi per i loro modi. Vedo troppa inquietudine in te, molta più di quanto ce ne sia stata dall'inizio dell'Elezione. E determinazione, così tanta e per così tanti motivi... Come il primo giorno.»

Se avessi avuto, anche solo per quella notte, il controllo del mio corpo, sarei rabbrividita tanto da farmi rizzare le punte dei capelli. Ma le scosse paralizzanti rendevano il mio un corpo estraneo alla coscienza, inspiegabilmente sempre attiva. Neppure il cuore recepiva i segnali che la testa vanamente gli inviava, sempre così calmo e regolare quando invece avrebbe dovuto pulsarmi in gola.

«So che per te è difficile ma se potessi, vorrei vederti svolgere l'ultima prova al meglio. Addestrati, non saltare mai gli allenamenti, chiedi aiuto se ne hai bisogno. La prova sarà molto più dura delle altre.»

Era un avvertimento? Un consiglio? Un altro indizio? Si sarebbe mai fatto vedere, solo per scusarsi al loro posto? Perché, poi, avrebbe mai dovuto farlo? Non lo sapevo e, forse, mai lo avrei saputo. A chiunque appartenesse la voce che mi perseguitava nel sonno non sembrava interessato a torturarmi come gli altri organizzatori. Per questo motivo credergli mi veniva più semplice, anche se proprio la sua natura ignota e così insolitamente benevola lo avrebbe dovuto rendere più sospetto. A volte, dubitavo ancora che esistesse un volto aldilà della voce. L'intera Elezione sembrava un sogno, un ricordo, un'illusione: la monotonia ti risucchiava, assopiva la mente e ti rendeva inerme, tutto spezzato delle prove adrenaliniche e il dolore, alla lunga quasi rinvigorente. La voce era come una medicina, un tranquillante iniettato al momento giunto.

A salvarmi da tutte le incognite e le stranezze c'erano solo William e Asia. Dopo l'ordine di Tremblay, tutti gli Assistenti si erano trasferiti alla Base e avevano occupato le stanze svuotate dai candidati nel corso delle prove. Asia aveva perseguitato il Militare Nuyen, l'incaricato dello smistamento delle camere, per ore, prorompendo costantemente nel suo ufficio nascosto nel primo piano sotterraneo. Quell'uomo doveva essersi spaventato tanto da riservarle non una stanza nel mio stesso corridoio, ma proprio quella accanto alla mia, appartenuta una concorrente di nome Tania Wrodduk che in quattro mesi avevo incrociato a malapena. Era sconcertante come avessi vissuto sotto lo stesso tetto di altri duecento concorrenti e la maggio parte di loro mi fossero sconosciuti. Ora la mia Assistente era davvero a un passo da me e forse gli organizzatori avrebbero dovuto renderlo possibile già a inizio competizione.

Nora si trovava su di un altro corridoio rispetto a quello di William, ma questo perché quel corridoio era ancora completamente occupato. Altri, invece, erano deserti. In gara erano rimaste solo tre classifiche: Positivi, Effettivi e Qualificati. Ogni classifica comprendeva un massimo di quindici concorrente, perciò in totale eravamo quarantacinque, sfalsati in maniera difforme tra donne e uomini. L'ultima prova serviva proprio ad eliminare i candidati in eccesso. Il numero di superstiti aldilà dell'ultima prova lo conoscevano solo i Rappresentanti, ma tutti sapevamo che sarebbe stato un gruppo a parità di genere. Probabilmente non molti, terminata l'ultima prova l'obbligatorietà che ci legava all'Elezione sarebbe finalmente cessata, dando modo a chi non era interessato, se rimasto miracolosamente in gara, di annunciare la ritirata. Alcune Elezioni si erano svolte con solo cinque coppie a concorrere; una, la più memorabile, ne aveva viste solamente due. Per la maggior parte venivano svolte con numeri di coppie dalle sedici alle due. E qui di concorrenti interessati ce ne erano ancora a sufficienza.

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