Capitolo - XXVI (R)

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Quando il Comandante Benedikt aveva minacciato di cacciarci via tutti, a costo di ricominciare l'Elezione, i litigi e le risse erano finiti.Non che potesse fare una cosa del genere, ma eravamo tutti talmente in bilico da non voler rischiare nulla. Le ore passate in fila ad attendere il prossimo turno dei colloqui furono le più calme da che l'Elezione aveva avuto inizio. Non una parola, non un fiato, solo le porte dell'ascensore che gracchiavano all'apertura e poi alla chiusura. La voce del Latore in testa che gridava "I PROSSIMI".

In qualche modo io riuscii ad avere fortuna – o almeno lo credetti–perché una volta scortata con gli altri carcerati nelle claustrofobiche salette degli interrogatori, trovai due nuovi Osservatori pronti ad occuparsene. Entrambi avevano il tipico,arrogante aspetto da Osservatori; uno anche più dell'altro. I capelli neri brizzolati e la barba macchiata da fili argentei di quest'ultimo donavano al viso ossuto e il mento appuntito un'aria meno amichevole. Purché fosse possibile. Torchiato in quel suo completo elegante, l'uomo mi osservava con ostinata sufficienza.

«Si accomodi» esordì. Il suo sguardo tagliente mi sezionò da capo a piedi, a primo impatto aveva già troppo in comune con la Rappresentante; quasi nulla con l'Osservatore Bogaert, che sebbene fosse scosso da un'allegria malata si era mostrato molto più cordiale nei modi.

Mi strinsi sulla fredda sedia, ancora inchiodata al pavimento. Potevo immaginare i Rappresentanti di chissà quale lontana Elezione che ordinavano di farle saldare tutte al suolo per paura che qualche concorrente le lanciasse contro gli Osservatori. Pensarlo mi fece quasi ridere, una cosa del genere era veramente possibile. Mi guardai bene dal lasciarmi sfuggire qualunque verso simile a una risata in presenza di quei due.

L'altro Osservatore digitò qualcosa sul palmare e sentii l'ansia farsi subito strada attraverso la bocca dello stomaco. «Sono l'Osservatore Aderline Abeltiji, e lei è la mia collega Jian Kang».

La donna dalla pelle bruna non alzò neppure lo sguardo, continuò a scrivere su quel suo aggeggio lasciando la parola ad Abeltiji. La situazione era chiara sin dallo scorso colloquio: uno dei due parlava, l'altro ascoltava e trascriveva la conversazione contornandola di postille. Un metodo molto contorto per chi disponeva di un accuratissimo impianto di sorveglianza, che però rendeva tutto ancora più intimidatorio.

Neppure una volta venne detto il mio nome. Il modo in cui i due Osservatori stavano affrontando il colloquio mi sembrò quasi superficiale.

«Ricorda cos'è accaduto durante la Terza Prova?» chiese Abeltiji.

Stavano usando il colloquio per ricapitolare due prove, esattamente come l'ultima volta. «Certo» risposi.

L'uomo alzò le sopracciglia, un gesto che mi parve consolidare un sospetto.Eppure ero certa di essere stata cortese, nonostante il ricordo non fosse piacevole. «Come la definirebbe?» proseguì.

«Singolare.»Mi morsi la lingua prima di aggiungere dell'altro.

Un'altra alzata di sopracciglia, poi la mano sinistra gli scivolò sul mento affilato e rimase a guardarmi per qualche istante, senza fiatare.«Nient'altro?» chiese infine.

Volevo starmene in silenzio ma a giudicare dal suo comportamento sarebbe stata la mossa più sbagliata. «Avevamo tutti intuito dagli allenamenti che la prova avrebbe riguardato la scalata, ma non mi aspettavo di dover affrontare delle frane».

«Sono quelle che reputa singolari?»

Annuii. Abeltiji lanciò un'occhiata alla trascrittrice Kang, che con gesti netti digitava le sue note. «E Come definirebbe la Quarta Prova?»

«Particolare»dissi,prima di accorgermi della grave ripetizione. Provai subito a migliorare la mia dichiarazione. «L'ambientazione era molto particolare. Il collegamento con la tuta è stato interessante.»

Election [I libro, Rose Evolution Saga]Where stories live. Discover now