II

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Delle mani scossero le spalle di Thomas, ancora disteso sul pavimento, con il viso rivolto verso terra, appoggiato sul proprio braccio destro. Non si mosse. Continuò semplicemente a singhiozzare, tremando. Non aveva nemmeno sentito la porta aprirsi, non aveva minimamente sentito che qualcuno era entrato.

-Thomas, ehi..-
Thomas trasalì nel sentire una voce che non fosse nè la propria nè la sua, ma la riconobbe all'istante.
-Thomas, amico, sono Minho..- non riusciva a vederlo, ma la sua voce familiare sembrava davvero preoccupata. Anche lui provava pena nei suoi confronti. -Thomas qui dentro è un caos, rischi di farti male con questi pezzi di vetro, vieni.- le sue mani lo sostennero mentre Thomas cercava di alzarsi. Il suo corpo non smetteva di tremare. Minho lo trascinò di peso sul letto, e Thomas, ora seduto e con lo sguardo a terra, si chiese quando fosse diventato così leggero.
-Thomas, guardami.- Minho era in piedi, davanti a lui. Una sua mano toccò la spalla di Thomas quasi come se volesse far smettere a quel corpo di tremare in quel modo.
Thomas alzó lo sguardo per guardare l'unica persona che gli era ancora accanto dopo tutto ciò che era accaduto. Era incredibile quanto fosse cresciuto il suo amico. I muscoli, già presenti in passato, ora erano molto più accentuati, i lineamenti del suo viso erano più marcati, un filo di barba ricopriva il suo viso. Non era più il ragazzino che correva ogni giorno nel Labirinto e faceva discorsi di incoraggiamento inutili: era un uomo ora.
Thomas non potè non chiedersi come fosse lui adesso. Non ricordava nemmeno l'ultima volta in cui si era guardato allo specchio, dopo che l'ebbe rotto durante una crisi non gli permisero di averne un altro. Anche se l'avesse avuto, avrebbe evitato in ogni modo il proprio riflesso. Non voleva vedere la vita nei propri occhi dopo aver visto la morte negli occhi della persona che più amava.
Nello stesso momento si ritrovò a pensare a Newt. A come sarebbe stato vederlo crescere. A come sarebbe diventato con gli anni, a come i suoi lineamenti sarebbero cambiati, a come i suoi capelli sarebbero cresciuti, a come il suo sorriso avrebbe potuto illuminare quella stanza buia se solo fosse stato ancora vivo.

Thomas non si rese nemmeno conto di aver ripreso a piangere. Minho era ancora lì davanti a lui che gli stringeva la spalla. Thomas cercò di guardarlo ancora ma notò che lo sguardo dell'asiatico era del tutto rivolto alle sue mani.
Abbassò anche lui lo sguardo, e trovò le proprie mani insanguinate. Cosa aveva fatto?
Non ebbe nemmeno il tempo di pensarci che Minho si allontanò velocemente da lui per cercare qualcosa con cui pulirlo. Tornò dopo pochi secondi con un'asciugamano umida, porgendogliela.
Thomas l'afferrò piano, incontrando gli occhi dell'amico per ringraziarlo. Quest'ultimo annuì per poi iniziare a raccogliere e sistemare ciò che Thomas aveva distrutto e sparso per la camera.
Minho prestò un'accurata attenzione verso i medicinali mentre li riponeva in ordine sul comodino. -Devi smetterla di farne abuso, Thomas. Ti stai facendo solo del male. Guarda come ti sei ridotto per prendere a pugni il muro.- disse piano mentre portava l'unica sedia presente nella stanza di fronte a Thomas. Si sedette, tenendo gli occhi puntati nei suoi. Prese un grande respiro prima di parlare ancora. -Mi hai fatto prendere un enorme spavento. Ti hanno sentito urlare e mi hanno chiamato all'istante. Sono venuto prima che ho potuto. Pensavo ti fosse successo qualcosa.- ammise.

Thomas, con le lacrime che ancora gli riempivano gli occhi e le dita che stringevano con forza il tessuto datogli da Minho, ebbe solo la forza di abbassare lo sguardo.
-Per favore Thomas, parlami.- lo implorò Minho. Thomas non l'aveva mai sentito così abbattuto.
Prese un grande respiro prima di riuscire a parlare. -Non riesco.. non riesco a controllarmi Minho..- la sua voce strozzata dai singhiozzi appariva così disperata alle orecchie di entrambi. -Mi manca. Mi manca da impazzire. Ed è tutta colpa mia.- concluse tra le lacrime, con lo sguardo a terra.

Non avrebbe mai dimenticato l'espressione indecifrabile che aveva visto sul viso di Minho quando gli confessò la verità. Fu pochi giorni dopo che si furono sistemati nel loro nuovo mondo. Gli incubi pervasero la mente di Thomas per la prima volta, quella notte. Il dolore che sentí dentro di sé fu troppo forte per il Thomas d'allora. Si era promesso di non raccontare la verità a Minho. Si era promesso di tenere quel segreto per sè, per sempre. Ma quella notte capì che non era possibile. Non poteva vivere un solo giorno di più con quel peso nel cuore. Lo disse a Minho. E lui da allora non lo guardò più nello stesso modo. Non ebbero mai modo di parlarne come ai vecchi tempi, ma Thomas era certo che Minho non gli avrebbe mai perdonato quel gesto.
Aveva ucciso il loro migliore amico.

Come back. Even as a shadow, even as a dream || NewtmasWhere stories live. Discover now