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A Thomas non piaceva quella stanza.
A Thomas non piaceva per niente quella stanza.
Non aveva mai visto una stanza più brutta in vita sua. Era una stanza così cupa, tetra, triste, vuota. Era un caos di emozioni contrastanti.
Proprio come lui.

Era decisamente grande per lui. Sì, perché era solo in quella grande stanza. Tutti gli altri occupavano stanze più piccole, in gruppi. Passavano tutto il tempo assieme e si divertivano un mondo ora che finalmente potevano vivere la loro vita al sicuro. Ma Thomas no. Thomas era completamente solo in una stanza enorme e angosciante.
Nonostante sentisse ogni notte delle risate provenire dalle stanze vicine, era contento di stare da solo.
I suoi compagni avevano insistito parecchio affinché restasse in quella camera.
Ne aveva bisogno.
Thomas non potè essere loro più grato. Non riusciva più a stare tra la gente. Non riusciva più a parlare con nessuno nè ad avvicinarsi a qualcuno dei suoi vecchi amici. Non era più il Thomas di una volta.
Il Thomas di una volta non esisteva più.
Ma a lui andava bene così.

Nella stanza ampia era presente un grande letto matrimoniale, con delle lenzuola bianche totalmente stropicciate che ricoprivano in modo caotico il materasso. Thomas ormai aveva rinunciato a sistemarle e vietava a chiunque di toccarle. Sapeva che sarebbe arrivata la notte e sapeva bene che con essa sarebbero arrivati gli incubi che gli facevano perdere la testa.
Nella stanza erano presenti anche un vecchio comodino in legno, un armadio a due ante e una sedia cigolante che Thomas non aveva mai usato. Passava le sue intere giornate su quel letto. A malapena ricordava cosa ci fosse oltre quelle quattro mura. A malapena ricordava cosa significasse avere degli amici.
Lo credevano pazzo. Tutti. Tanto da far sbarrare con delle assi di legno l'unica finestra presente nella stanza.
Temevano si suicidasse. Non avevano minimamente capito, però, che Thomas era già morto dentro.
Thomas non esisteva più.
Gli piaceva pensarla così. Gli piaceva autoconvincersi di non esistere, di non provare dolore, di non essere più umano. Gli piaceva. Era l'unica cosa che riusciva a fare, steso su quel letto a fissare il soffitto bianco. Per qualche secondo riusciva davvero a dimenticare quanto stesse soffrendo. Per qualche secondo riusciva davvero a pensare che tutto ciò che aveva vissuto non fosse reale. E si beava di quel minuscolo momento di pace. Cercava sempre di viverlo a pieno, anche se guardare il soffitto di quella camera orrenda non gli piaceva per niente.
Thomas odiava quella stanza, ma in qualche modo era anche la sua unica salvezza. Perché solo in quella stanza riusciva a vederlo.
Solo in quella stanza riusciva a vedere lui.

Thomas distolse lo sguardo dal soffitto per ritrovarsi immerso in due occhi color cioccolato che lo scrutavano nel buio. Si girò con tutto il corpo a guardarlo, appoggiato su un lato e con la testa premuta sul cuscino.
Lui era lì.
Era disteso prono alla sua destra, con le braccia sotto il cuscino bianco che accoglieva la metà sinistra del suo viso assonnato. I capelli biondi, sparpagliati su di esso, erano una chiazza disordinata nettamente in contrasto con il bianco della federa.
Lo stava guardando.
I suoi occhi osservavano con dolcezza Thomas. Il suo viso era completamente rilassato, come se non avesse mai conosciuto il dolore o l'angoscia in vita sua.
Un tenero sorriso aveva preso posto sulle sue labbra.
Sembrava un bambino abbracciato al proprio peluche preferito. Sembrava così piccolo, ingenuo, indifeso. Thomas provò un improvviso senso di rabbia. Come poteva la vita prendersela con una persona come lui? Come poteva il destino aver voluto questo per quella meravigliosa persona? Come aveva potuto..
No.
Thomas sapeva che si sbagliava. Si sbagliava di grosso. Thomas non aveva pensato realmente quelle cose. Thomas sapeva che non era accaduto niente di tutto ciò che aveva appena pensato.

-A cosa pensi, Tommy?- la sua voce lo fece scuotere dai propri pensieri. Lo guardò bene prima di rispondere alla sua domanda.
Erano vicini, molto vicini. Il suo viso era a pochi centimetri dal proprio, e dalla propria sistemazione riusciva perfettamente ad osservare ogni dettaglio del viso del biondo.
Non si sarebbe mai stancato di osservare quegli occhi. Quegli occhi lo portavano in un mondo del tutto nuovo. Quegli occhi erano la sua via di fuga dallo schifo di mondo in cui si trovava.
E le sue labbra. Dio, le sue labbra. Avrebbe voluto baciarle ogni secondo. Avrebbe voluto affogare nel suo sapore e non risvegliarsi più. Avrebbe voluto assaggiare il sapore di quel sorriso che ora era dipinto sul suo volto. Avrebbe voluto provare a baciare ogni sua espressione per scoprire se il suo sapore sarebbe cambiato. Avrebbe voluto infilare le proprie dita tra i suoi morbidi capelli biondi e perdersi in quell'ammasso indistinto.
Thomas lo stava osservando in silenzio da troppo tempo e non aveva nemmeno risposto alla sua domanda.

Come back. Even as a shadow, even as a dream || NewtmasWhere stories live. Discover now