CAPITOLO 11

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Appena apro la porta, un uomo sbronzo, pallido, con gli occhi socchiusi e dalla voce rauca, che si regge a stento in piedi, ci ostruisce il passaggio.

«Sporca puttana di una figlia, perché non hai preparato il pranzo?!»ringhia lui.

Ha ricominciato a bere, lo so. Tutti quei piccoli indizi portano alla stessa risposta; ha una bottiglia di whisky in mano.

Non mi interessa perché abbia ricominciato, i miei occhi iniziano a riempirsi di lacrime. Forse è per le aspre parole di mio padre o per il fatto che la persona più odiosa al mondo stia assistendo alla scena.

«Papá, per favore...»mormoro.

«Te lo sei scopato in mia assenza, eh? Sei proprio insulsa, proprio come quella stronza di tua madre!»ringhia.
«Perché hai ricominciato a bere?!»dico alzando il tono.

Mio padre mi guarda-ha gli occhi rossissimi. Butta a terra la bottiglia di vetro, tirandomi un forte schiaffo sulla guancia sinistra.

Edison inizia a guardarlo quando-non so il perché l'abbia fatto-lo coglie di sorpresa, sfoderando il suo sinistro, colpendolo sotto il mento.

Mio padre barcolla e inizia ad accarezzarsi la mascella.

Con mia grande sorpresa, Edison vuole difendermi, mi afferra il polso, usciamo da casa e sento il bisogno di scappare.

La strada sembra infinita, corro, corro e corro ma niente è in grado di cambiare la mia vita tranne...quella voce!

«Fermati Caroline!»urla lui.

Non aveva mai detto il mio nome, ma soprattutto, nessuno l'aveva mai detto in quel modo.

Mi giro di scatto, lui mi abbraccia, avviluppandomi nelle sue braccia calde.

«Lo odio, lo odio; odio mia madre, odio Cardiff, odio me, odio la mia vita! Ma soprattutto odio te!» non so il perché abbia detto quelle parole, so solo di aver ferito-in un modo o nell'altro-Edison.

Mi guarda e di colpo cambia espressione, accennando un mezzo sorriso«Un grazie poteva bastare»dice sorridendo.

Eppure quel sorriso...è in grado di calmarmi in qualche modo. Passo la mano sulla mia faccia per asciugare le lacrime.

«Scusa...»mormoro.

«Sei così bella quando ti arrabbi»risponde lui.

Non so come rispondere al suo complimento-sempre se lo potrei definire tale-quindi mi scuso di nuovo.

«Non devi scusarti...»sembra capirmi, stranamente.

Solo tu ed ioWhere stories live. Discover now