Capitolo 05 - Un possibile inizio

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Capitolo dal punto di vista di Ryuki.

Il presidente, nonostante lo neghi, fa di tutto per starmi alla lontana.
Questo è stato più evidente da quel giorno, quell'incredibile giorno in cui ho potuto scoprire un suo possibile lato dolce e tenero.

Forse dovrei spiegarmi meglio: in un primo momento ho pensato che era stato un vero colpo di sfortuna ad essere rimasto bloccato assieme al presidente, così inizialmente l'ho evitato per evitare una possibile conversazione, dato che lo stava facendo anche lui.
Poi, rendendomi conto della situazione alquanto tesa, decisi di prendere l'iniziativa e in qualche modo è finito in quel modo.
Quando ci furono i primi tuoni non mi ero nemmeno accorto della situazione, lo vedevo tremare e le lacrime che iniziavano a fuoriuscire dai suoi occhi, solo allora mi capii che aveva paura dei tuoni o dei fulmini in generale.
Per la verità, ad essere sinceri, ho pensato anche che fosse veramente e terribilmente carino, un'estrema voglia di abbracciarlo si era preso possesso di me e il volerlo riempire di coccole iniziava ad occupare la mia mente, ma ero anche cosciente della probabilità di poter ricevere un possibile rifiuto a causa del suo dannatissimo orgoglio, così mi controllai e misi da parte quel piccolo desiderio improvviso.
Perciò mi limitai solo nel mettermi accanto a lui ed aspettare fino a quando non arrivò Maiko e il custode a "salvarci", poi è stato veramente difficile liberarsi dalle grinfie della ragazza; avevo perfino pensato che avrei dovuto passare tutta la notte sotto il suo interrogatorio.

Al nuovo giorno credei che dopo quell'evento, i rapporti tra me e il presidente sarebbero cambiati, ovviamente non chiedevo di diventare subito amici per la pelle o qualcosa di simile, ma almeno qualcosa di più amichevole.
... e invece sono giorni che non mi rivolge più una parola, oggi sarebbe stato perfino l'ultima volta che avrei dovuto aiutare il comitato.
Non avevo più nulla da fare dopo le lezioni, quindi pensai di andarmene dopo aver fatto una partita d'allenamento con il club di calcio, anche se non ne faccio parte: mi chiedono spesso di giocare con loro e la maggior parte delle volte accetto volentieri la loro richiesta.
Ma cambiai idea stravolto dalla pigrizia e m'incamminai verso la libreria per comprare un libro di chimica per una prova scritta programmata per il giorno dopo il festival.
Arrivo in libreria dopo dieci minuti ed inizio a girare tra i vari scaffali sperando di trovare quello che mi serviva, andando a vuoto, ma caso volesse trovai qualcos'altro, o meglio, qualcuno.
Pensai di avere alcune allucinazioni alquanto gravi per la mia mente se da un punto in bianco incominciavo ad immaginarmi il presidente nell'impresa di prendere un libro, infatti con grandi dubbi mi avvicinai lentamente alle sue spalle, accorgendomi bene o male che era reale e non un'allucinazione.
Presi il libro che disperatamente cercava di afferrare e glielo porgo gentilmente, ma non dava l'aria di uno particolarmente felice, soprattutto quando si accorse che ero stato io ad aiutarlo.

L'atmosfera tra di noi due è rimasta uguale a quella di sempre, ovvero tesa.
Forse era il caso che me ne dovevo andare, ma ecco che spuntano i problemi: arriva Elizabeth, mia cugina.
Infatti non so se essere stupito dal suo arrivo e di conseguenza esserne felice, perché sono sollevato dal fatto che lei abbia rotto quell'atmosfera tesa e silenziosa fra me e il presidente, ma allo stesso tempo ne sono arrabbiato.
Lui, invece, non sembrò gradire la sua presenza e se ne va con una scusa qualsiasi, oppure aveva veramente qualcosa da fare, forse doveva preparare qualcosa per l'evento di domani.
Non ho avuto nemmeno il tempo di fermarlo che Elizabeth mi afferra per il braccio portandomi in macchina... ah, questa non ci voleva.
Non spiaccico parola, più che altro non ne avevo voglia perché fino ad ora stavo pensando ad un'unica cosa: lui mi odierà di più?
Una parte di me è felice, perché ho potuto notare, anche se per pochi secondi, alcuni sentimenti di gelosia nel presidente, mentre l'altra parte è arrabbiata: arrabbiata con me stesso, per non aver potuto fermarlo o parlargli da normale amico o conoscente, per quella piccola speranza che potevo sfruttare purché potessimo diventare amici che ormai, è totalmente sparita.

«Ryuki, sei arrabbiato?» mi chiede mia cugina rivolgendosi verso di me, preoccupata.
«Io? No, per niente.»
«Meno male, senti... uhm, posso chiederti una cosa?»
«Dimmi pure.»
«In che rapporto sei con quel ragazzo? Siete amici? O qualcos'altro?»
«Siamo... quasi sull'orlo di essere nemici, tipo.»
«Capisco! Allora è per questo che non lo chiami nemmeno per nome, mi è sembrato. Ne sono felic- cioè, peccato.»

All'improvviso sentii un dubbio crescere in me e mi chiesi se era possibile che la nostra amicizia non fioriva per colpa mia.
Dopotutto sono sempre stato io ad essere molto formale nei suoi confronti, ma anche lui e il suo orgoglio potevano essere la causa, o almeno contribuivano.
Dopo la breve conversazione rimasi in silenzio ad osservare il paesaggio che cambiava di continuo attraverso il finestrino della macchina, mentre rifletto ancora su quelle parole pensate.

«Andrai dai miei?» chiesi d'un tratto volgendomi verso di lei.
«Yes! Tu non vieni?»
«No grazie, piuttosto posso scendere qui?»
«Qui?!»
«Bene, grazie. Scusi, fermi la macchina.»
«A-Aspetta, Ryuki! Oh, insomma!»

Appena la macchina si ferma, apro velocemente la portiera per poi "fuggire" da mia cugina.
Il motivo del perché l'ho fatto non è lei, anche se in parte lo è, non lo sono nemmeno i miei genitori, ma quella casa.
Non amo quella casa in stile occidentale nel bel mezzo della città, lo trovo orribilmente imbarazzante e tutt'ora mi chiedo come facciano mia madre e mio padre a non averne, soprattutto sull'uomo di casa, dato che è giapponese.
Non mi soffermo nemmeno troppo tempo su questo argomento che mi dirigo verso l'appartamento in cui affitto, per fortuna sono sceso poco lontano quindi sarei arrivato quasi subito a casa.
Forse era il caso di scusarmi con lui, ma anche volendo non saprei come.
Non conosco nemmeno dove vive il presidente e andare a chiedere in giro non è sicuramente la migliore azione che potrei fare, potrei perfino venir scambiato come uno stalker.
... e mi arresi.

Una volta arrivato davanti alla porta di casa, infilo le mani nelle tasche dei pantaloni in cerca delle chiavi e stranamente tocco un pezzo di carta che si trovava nella tasca destra, curioso lo tirai fuori per poi aprirlo: dentro ci trovo una serie di numeri messi in fila.
Fu come un'illuminazione, infatti ricordo che Maiko mi aveva dato il suo numero e quello del presidente qualche giorno fa in caso avessi avuto difficoltà a svolgere qualche incarico, lo aveva fatto per precauzione.
Aprì velocemente la porta e lo sbattei quasi con forza ignorando il casino che stavo facendo, perché forse avevo ancora una speranza!
Presi il cellulare dalla borsa e digitai i numeri facendo attenzione a non sbagliare, controllando poi una seconda volta.
Ormai era quasi fatto, bastava solo cliccare il tasto di chiamata e aspettare che mi risponda, sempre se mi avrebbe risposto... ma tentare non fa male.
Lo chiamai, sentii chiaramente il classico "bip" odioso come sempre e aspettai con ansia, sarebbe triste se per colpo di grazia ti risponde la segreteria telefonica.

«Pronto?»
«Presidente? Sono io.»
«Co-come fai ad avere il mio numero!?»
«Me l'ha data Maiko-san.»
«Accidenti a Maiko...  ehm, allora? Devi dirmi qualcosa?»
«Ecco, volevo scusarmi per oggi, non ho potuto salutarla a modo.»
«Devi dirmi solo questo? Non importa, quindi... posso anche chiudere la chiamata.»
«Va bene, ma prima un'ultima cosa.»
«... dimmi.»

Mi ero scavato la fossa da solo, in realtà non so proprio cosa dirgli, ho detto quelle parole d'impulso e sto già iniziando a pentirmene.
Il presidente non se lo aspettava, sarà stupito ed in ansia, il suo "dimmi" è stato veramente incerto: come se avesse paura.
Tra tutte le cose che posso dirgli, credo che c'è ne solo una che va bene, e forse cambierà anche le cose tra di noi.

«Ecco... devi dirmi?»
«Allora ci vediamo domani, Yui.»

Tempo a Due || Yaoi ||Where stories live. Discover now