***Capitolo 9: Domande

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La borsa dei libri mi pesava sulla spalla, ma mai quanto l'ansia che che mi attanagliava lo stomaco come dei macigni

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La borsa dei libri mi pesava sulla spalla, ma mai quanto l'ansia che che mi attanagliava lo stomaco come dei macigni.

Mi sedetti sul muretto della fontana e lasciai cadere la borsa ai miei piedi. L'angolo del libro di chimica spuntava dal bordo come volesse farsi beffe di me. Quella mattina c'era stato un test a sorpresa che aveva peggiorato irrimediabilmente la mia situazione. Avevo sanguinato tutta la mia frustrazione sulla pagina, ma le domande restavano senza risposte. Il mio tentativo di ricordare qualche argomento era stato inutile, la mente non collaborava.

Ero andata a parlare con la professoressa a fine lezione, non mi serviva aspettare che correggesse il test per rendermi conto che non lo avevo passato. Non sapevo perché fosse stata così clemente, forse aveva ricevuto una bella notizia quella mattina, ma mi disse che se avessi studiato e fossi riuscita a superare il prossimo test e poi l'esame di fine anno mi avrebbe promossa nonostante i precedenti brutti voti di quel semestre. Probabilmente era clemente perché era il mio ultimo anno, ripeterlo per un solo corso sarebbe stato devastante. La gioia durò solo qualche istante: non avevo nessuna fiducia in me stessa quando si trattava di chimica.

Spinsi l'angolo del libro di nuovo dentro la borsa. Se non lo vedevo potevo far finta che non esistesse, almeno per un po'.

Controllai l'ora sul telefono: mancava un quarto d'ora alle tre del pomeriggio. Un'ansia diversa mi morse la bocca dello stomaco. Mi guardai intorno, cercando il volto che quella notte aveva popolato i miei sogni per la prima volta.

Passaci verso le tre del pomeriggio domani. Potrei capitare per di là.

Se non ci sono, riprova il secondo giorno. Al terzo smetti di provare.

Al terzo smetti di provare. Avrei smesso di provare al terzo giorno? Non volevo scoprirlo, volevo che si presentasse oggi, ora, fra pochi minuti. Quella giornata era iniziata male e avevo bisogno di qualcosa di bello che facesse andare via il nero e mi lasciasse la mente pulita.

Una parte di me stessa - l'istinto che sempre mi aveva guidato nella vita - mi diceva verrà, e un'altra parte, quella cosciente, mi buttava giù, e spingeva giù il mio istinto, la mia speranza, e mi diceva che non si sarebbe presentato, e la lancetta della torre campanaria era quasi arrivata al 12, e il telefono segnava le 14: 57, e volevo qualcosa di bello.

Quando lo vidi spuntare da dietro un gruppo di volti anonimi, il mio istinto mi disse ecco a te qualcosa di bello.

E lo era, mentre si avvicinava e mi sorrideva, lo era con lo sguardo basso sulla sua scarpa che toccava la mia borsa di libri, lo era mentre allontanava il piede per non sporcarla.

"Ciao, Jane."

"Non mi hai fatta aspettare tre giorni."

"Il me stesso di stamattina la riteneva ancora una buona idea."

Quel giorno i suoi occhi non erano solo verdi. C'era del blu, sotto, sulla pelle fina, come se quella notte non avesse dormito bene. Accolsi le sue occhiaie come un nuovo amico, e pensai - piacere versione stanca di Aron, fammene conoscere altre, fammi conoscere ogni versione di te.

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