Caos

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MARY'S POV

Maggio si era munito di fiori e caldi raggi di sole per cercare di scaldare i cuori di ognuno, raggiungendo per metà gloriosi successi (oltre a focosi baci da Madama Piediburro) e per l'altra pesanti fallimenti.

Uno di questi, a mio malincuore, fu Rose: l'avevo vista piangere ormai molte e forse fin troppe volte e la spossatezza e l'insicurezza la dominavano come se fosse stata fatta di carta.

Un giorno era stata perfino tentata di chiedere alla professoressa Ensign la sua eliminazione dallo spettacolo, in quanto non avrebbe più potuto prendere parte alle prove per il tremendo diverbio avuto con Scorpius, ma io riuscii a convincerla ribaltando la situazione e porgendogliela su un piatto d'argento sotto forma di soddisfazione e sfida personale, e finalmente la scintilla nei suoi occhi si riaccese.

Nel frattempo, se non fosse stato per Charlie, i rapporti con Cecily non avrebbero visto ulteriori cambiamenti: un pomeriggio uggioso, confessò, di fronte alla presenza di entrambe, di essere stato l'artefice della famosa lettera d'insulti indirizzata ai genitori di Cecily (aggiungendo di aver usato un semplice incantesimo copiatore per riuscire a riportare su carta la calligrafia di Rose) con l'unico scopo di voler vedere la Cercatrice dei Corvonero triste e arrabbiata almeno la metà di Rose.

Le reazioni furono completamente diverse: Rose rimase un attimo interdetta e poi lanciò uno sguardo alla "te l'avevo detto che non ero stata io" in direzione di Cecily, mentre quest'ultima, dopo aver sfoggiato un'espressione confusa, inveì contro Charlie come se avesse scagliato la pluffa nella propria porta, determinando così un imbarazzante autogoal.

In seguito a tale confessione, le mie due compagne di stanza stabilirono una sorta di riappacificazione e ricominciarono a frequentarsi da zero, come se si fossero appena conosciute, sebbene con molta fatica.

«Buongiorno, ragazzi.»

Quel mercoledì mattina, le prime due ore mi sarei trovata davanti il naso pronunciato e le labbra sottili della professoressa Hill, l'insegnante di Babbanologia.

La sua materia, assieme a quella del professor Hoyle -ovvero Divinazione- risultava essere al primo posto nella mia personale lista delle materie preferite, seguita da Astronomia e Cura delle Creature Magiche.

«Vorrei iniziare, oggi, parlandovi di un parallelismo» asserì, sorridendo beatamente.

Laura Hill era una donna sulla trentina, alta e dalle giuste proporzioni; portava sempre i lunghi capelli marroni legati in un'alta coda e aveva uno spiccato senso dell'umorismo: l'adoravo.

Era babbana di nascita e, sebbene fosse una strega, sposandosi, aveva preferito rinunciare del tutto ai suoi poteri, partendo da un'azione quasi scontata ma che poi si rivelò essere alquanto problematica: la completa rinuncia dell'uso della bacchetta magica, qualsiasi fosse la situazione.

Ciò la portò a stabilire tale regola anche all'interno della sua aula, suscitando anche qualche lamentela.

«Per intenderci, un parallelismo è un rapporto di analogia o di simmetria tra due o più fatti, in quanto vi si scoprono fenomeni che combaciano o acute somiglianze» spiegò.

«Un esempio potrebbe essere un parallelismo tra due delitti, oppure uno fra due diversi film, vero, professoressa?» domandò una ragazza di Tassorosso.

La Hill annuì. «Esatto, Miranda, proprio così. Ora, vi starete chiedendo il motivo per il quale io..»

La porta dell'aula si aprì all'improvviso, lasciandovi entrare Dena Thompson e Albus: la prima aveva i capelli leggermente arruffati e gli occhi luminosi, l'ultimo la cravatta spiegazzata e le guance tinte di un rosso appena visibile.

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