Supermarket

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Keith P.O.V.

Prendo a calci tutto ciò che mi si presenta davanti agli occhi.
Una lattina vuota di birra, i sassolini del marciapiede, il povero gatto randagio che mi si struscia contro e persino i pali della luce. Beh, con quest'ultimi mi sono leggermente scassata le dita dei piedi, in fin dei conti sono coperti solo da delle leggere Converse nere. Non sono il massimo della vita quelle scarpe, insomma, appena qualcuno ti pesta un piede muori sul colpo o rimani mutilato e ferito gravemente, ma sono belle e io amo la comodità.

Sono incazzata con la mia amica Christine, ero davvero convinta che mi avrebbe aiutata. Almeno fino a venti minuti fa.

Ringhio sottovoce al ricordo di quella insulsa.

Busso energicamente alla porta della graziosa casa color crema della mia migliore amica.
Un sorriso sornione è dipinto sulle mie labbra all'idea che presto Christine avrebbe accettato di ospitarmi in casa sua e finalmente io me ne sarei potuta andare da quella gabbia di matti che chiamo casa.
Ad aprirmi viene la madre di Chris che, guardandomi in malo modo, si gira per annunciare alla figlia il mio arrivo "Christine, c'è qui la tua amica strana!". Sempre dolce quella vecchia stronza.
Si rigira verso di me e riprende a fissarmi diffidente mentre aspetta che la figlia scenda. Io mi limito a sorriderle falsamente mentre mi dondolo sui talloni.

Christine fa finalmente la sua comparsa, sospiro di sollievo. Ancora qualche minuto e sarei potuta scappare, sua madre mi rende sempre nervosa.

"Ciao mamma!" grida la mia amica prima di  chiudersi la porta alle spalle e togliermi la visuale di quella serpe. Sorrido ampiamente a Chris che mi afferra un polso e mi trascina verso la panchina di fronte a casa sua.

Si siede e io la imito.
Mentre lei assume una posizione corretta e composta, con schiena dritta e cose del genere, io mi limito a portare una gamba sulla panchina e a curvarmi goffamente mentre rivolgo il mio busto verso di lei. Siamo completamente diverse, l'ho sempre pensato.

"Allora, che dovevi dirmi?" mi sorride dolcemente.
"Ecco, sappi che mi costa molto chiederti un favore del genere..." mi fermo per pensare alle parole da usare. Chris mi fa un cenno con la testa per spronarmi a continuare. "Avrei bisogno che tu mi ospitassi da te per qualche giorno." la guardo supplichevole.

Si incupisce e mi osserva. Mi affretto ad aggiungere altro "Giusto il tempo di trovarmi un lavoro e mi toglierò di torno, promesso!" esclamo.

Sospira rumorosamente e comincia a giocare con le sue mani nervosamente. Brutto segno.

Dopo secondi interi di silenzio assordante la mia amica inizia a parlare,"Keith, lo sai che non posso, i miei genitori sono una palla al piede e di certo non me lo permetterebbero." Christine sospira sommessamente prima di continuare "Poi lo sai che non gli stai molto simpatica...".

Prendo a pugni lo schienale della panchina su cui siamo sedute, "Sul serio Christine?" urlo "Io ho bisogno di aiuto e l'unica cosa che sai dirmi è che non sto simpatica ai tuoi? Sai che cazzo me ne frega di quei vecchi, potresti semplicemente nascondermi, Dio!", sono disperata.

Christine mi guarda con occhi pieni di compassione e, prima di alzarsi, mi sussurra un "mi dispiace" che mi fa solo venir voglia di staccarle i denti uno alla volta.

Lancio un urlo di frustrazione al ricordo di quella miserabile.
Avrei mai trovato qualcuno a cui donare tutta la mia fiducia senza mai dovermela riprendere indietro? Non credo.

Sbatto i piedi per terra mentre cammino e, quando calcio una lattina, alzo lo sguardo per vedere dove l'ho fatta finire. Mi accorgo che è andata addosso ad una vetrina di un negozio, un supermarket direi.

ThiefHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin