Capitolo 14✔

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"Si sentì trascinare via, sentì di essere giunta di nuovo nel buio e non poté fare altro che rimanerci"

-Cit. mia

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Ciao sono Headley, vi richiamerò presto, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico..

Sono quattro giorni che la voce registrata di Headley è l'unica risposta che ho alle mille domande che mi tengono sveglia.

Sono seduta alla scrivania della mia stanza, con le gambe fasciate dai jeans accavallate sul ripiano, l'iPhone in una mano e la mente che vaga alla frenetica ricerca di risposte.

Dovrei studiare per domani come avrei dovuto anche nei giorni scorsi, ma non riesco a concentrarmi. Passo le giornate principalmente attaccata al telefono, in attesa di un segnale da parte di mio fratello ma ogni giorno la speranza vacilla un po' di più, sconfitta dalla consapevolezza che non siamo abbastanza per lui.

Quattro giorni fa è stata l'ultima volta che ho risposto ad Owen. Mi dispiace, ma la mia famiglia la metterò sempre prima di tutto. D'altronde, noi siamo solo amici quindi non concepisco la sua insistenza nel chiamarmi o inviarmi messaggi.

Afferro violentemente il cellulare dalla scrivania, rischiando di farlo cadere, quando noto che si è illuminato. Sempre così, è sempre così in questi giorni: visualizzo in fretta i messaggi inutili e quando poso per un attimo il cellulare e questo si illumina, corro -  nella speranza che sia lui.

Ehi? Stai bene?

Ti prego Everthy, rispondimi

Everthy, so che sei lì

Chiamata persa da: Owen
Chiamata persa da: Owen
Chiamata persa da: Owen

Alzo gli occhi al cielo per la sua insistenza continuando ad ignorarlo e lo immagino fumante di rabbia per la mia strafottenza, beh se ne farà una ragione.

Mi alzo dalla sedia, stiracchiando gli arti doloranti e mi dirigo all'armadio per prendere l'occorrente per fare una doccia.

Sono quattro dannati giorni che non esco se non per andare a scuola e ho bisogno d'aria. Passo accidentalmente davanti lo specchio a figura intera e mi ci fermo di fronte.

Ho le borse che mi contornano gli occhi verdi arrossati dai pianti notturni, il mascara leggermente colato, sembra abbia perso peso e non ho una bella cera.

Scuoto la testa e distolgo lo sguardo, concentrandomi sui pensieri semplici e meccanici come scegliere cosa mettere.

Opto per un jeans a vita alta, un maglioncino di lana a righe bianche e nere e Converse bianche. Faccio la doccia, asciugo i capelli bagnati lasciandoli lisci sulla schiena, indosso i vestiti scelti prima, lavo i denti e mi trucco leggermente con una linea di eyeliner e un po' di mascara, pizzicando le guance per dare loro un po' di colore.

Prendo una borsa nera in pelle e ficco dentro: cellulare, chiavi, soldi, cuffie e burrocacao e indosso un cappottino nero per il freddo.

L'aria gelida mi sferza il viso quando metto piede fuori casa, una scia di brividi mi percorre la schiena e scrollo le spalle, decisa a non farmi intimidire dal freddo.

Non ho una meta precisa, voglio solo respirare aria che non sia quella di casa mia, così mi ritrovo a vagare per le strade deserte di un sabato sera. È strano non ci sia anima viva, forse c'è una festa o forse il freddo ha distolto tutti dal congelarsi come me.

Rabbrividisco e alzo lo sguardo dal marciapiede, verso il cielo un po' nuvoloso.

A pochi metri da me vedo una panchina che ha visto tempi migliori, la ruggine ha preso il posto della vernice verde, ormai solo un ricordo. Mi accomodo sul metallo freddo e lascio che le sensazioni prendano il sopravvento sulla mia volontà.

Non riesco a spiegarmelo, a darmi una motivazione per quello che ha fatto: andarsene. Come si può abbandonare l'unica cosa che ti ha salvato dall'oblio? Come si può? Passo in rassegna le ultime frasi dette, l'ultima cosa successa e un pensiero sgradevole mi si forma in mente.

L'ultima volta che l'ho visto, era ubriaco e mi ha detto che Taylor l'aveva lasciato, ore prima avevo fatto una scenata in sua presenza, dandole della puttana e sottolineando quante ragazze si fosse fatto Headley.

La realtà mi colpisce con uno schiaffo violento.

Quindi è colpa mia? Taylor ha lasciato Headley per colpa mia? Headley è andato via per colpa mia? Non posso che dirmi di sì.

Il display si illumina nuovamente, annunciando una notifica. Porto le ginocchia al petto e poggio la testa su di esse, lasciando che mi si bagnino i jeans di lacrime, una mi arriva in bocca, l'assaggio: è salata.

Guardo le notifiche, altri messaggi e chiamate.
Una è in corso, facendomi vibrare la mano in cui ho il telefono.

Owen

Decido di rispondergli, esasperata.
Almeno così potrò dirgli di smetterla di tartassarmi.
E poi, agli amici si risponde a cellulare.

«Pronto?»
«Everthy? Oh dio, piccola, come stai?» sento che butta fuori l'aria.

Piccola? Ma da quando?

«Bene.» rispondo, fredda.

«Sei scomparsa dalla circolazione eh?»

«Già.» non ho intenzione di avviare una conversazione e credo lo abbia intuito.

«Ho sbagliato qualcosa? Dove sei?» deve aver sentito la macchina che pochi secondi fa mi è sfrecciata davanti, lo immagino ad aggrottare la fronte per la seconda domanda.

«No, e sono per strada.»

«Per strada? Perchè?» alzo gli occhi al cielo e sbuffo sonoramente. Sono esausta per fatti miei e non ho bisogno del terzo grado di nessuno, tanto meno del suo tono irritante.

«Dio Owen, cosa vuoi? Sono uscita. Fatti i dannatissimi affari tuoi, non è questo quello che fanno gli amici?» dico ironica.

Prendi e porta a casa, Coleman.

Lo sento sospirare pesantemente, senza dire nulla.

«Appunto, Owen.» dico, con tono grave «Ci sentiamo.» e attacco.

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Ecco un altro capitolo, votate e commentate e grazie per le visualizzazioni e voti aw

Alla prossima
-Nene

Ps. Vi ricordo di passare a dare un'occhiata alla mia nuova storia: Monster of Florence!

» False Brother «Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora