Capitolo 13 ✔

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Mi allontano all'istante dal nostro abbraccio e fisso negli occhi verdi uguali ai miei mia madre, ferma sulla soglia della porta intenta a spostare lo sguardo da destra a sinistra.

Indossa un tailleur grigio chiaro e scarpe col tacco nere, impeccabile come sempre.

«Buongiorno ragazzi.» dice, apparentemente per niente turbata dalla visione di sua figlia con un altro ragazzo, a torso nudo.

«C-ciao mamma.» le rivolgo una veloce occhiata prima di riportare lo sguardo sulle mie mani.

Lo stesso discorso sembra non essere valido per Owen che invece le si avvicina con sicurezza, porgendole la mano.

«Buongiorno signora Winter. Io sono Owen, piacere di fare la sua conoscenza.» e sfodera un sorriso mozzafiato, accarezzando con metodo le parole.

E da quando è così educato?

Mi avvicino a loro, cercando di combattere l'imbarazzo e la violenta ondata di nausea che mi attanaglia lo stomaco.

Mi accorgo solo in questo momento che Owen non ha la maglia, mi alzo in punta di piedi e gli sussurro:

«Sei senza maglia davanti a mia madre, vai a vestirti!»

«La stai indossando tu ora.» mi rivolge un'occhiata maliziosa, allungando un dito e tirando la stoffa della sua t-shirt e di tutto questo mia madre sembra non farne parte, impegnata a parlare a telefono con chi sa chi.

Percorriamo le scale velocemente sentendo il suo sguardo fermo sulla mia schiena e mi chiudo violentemente la porta alle spalle, appoggiandomici contro.

Mi sembra di aver corso una maratona e vorrei poggiare le mani sulle ginocchia e ansimare forte, ma mi sembra un po' esagerato.

Alzo gli occhi e lo sorprendo a fissarmi intensamente, con una punta di ilarità nello sguardo.

Raggiungo il separè e mi sfilo la felpa, poi la T-shirt di Owen, porgendogliela. La prende e la infila in fretta, lasciandosi sfuggire una leggera risata dalle labbra cesellate.

«Cosa c'è di tanto divertente?» dico, e il mio tono risulta più offeso di quanto voglia. 

«Tu.» gli occhi nocciola vivaci e divertiti.

«Io? Ridi di me, Owen?» inarco un sopracciglio e abbasso la testa da un lato, non riuscendo più a frenare il sorriso ebete.

«Oh no tesoro, mai. Rido perché vuoi fare la timida con me.»

«Credo che dovremmo scendere da mia madre prima che ci venga a prendere lei.» forzo un sorriso e mi arrovello cercando il motivo del mio improvviso cambiamento d'umore.

«Stai bene?» ogni traccia di ilarità scomparsa dai suoi lineamenti, si avvicina e mi afferra la mano destra tracciando cerchi con il pollice sulle nocche, unico contatto tra noi.

«Sì, voglio solo che questa situazione sgradevole finisca in fretta.» abbasso il capo e allontano la mia mano dalla magia dei suoi movimenti delicati.

«Ti vergogni di me?» spalanca gli occhi allarmato e ogni suo tratto si tende, stringendo in pugni le sue mani talmente forte da far sbiancare le nocche.

«Oh dio, no no nulla del genere!» muovo le mani in modo frenetico davanti a me, scuotendo la testa con forza.
«È solo che, non lo so, è la prima volta che mi succede una cosa del genere, non so neanche come presentarti perché non so cosa siamo.» parlo tutto d'un fiato, prima ancora che possa pensarci le parole prendono il controllo.

«Oh, beh..puoi dire che sono un tuo amico, che ieri sera ti ho accompagnata a casa perché era tardi e mi hai fatto dormire qui, siccome avevo finito la benzina.»

Oh, amico..

«Oh, amico...» mi porto una mano alla bocca, pentendomi subito di ciò che vi è uscito e dandomi della stupida per la mia ennesima mancanza di controllo sui miei pensieri.

Sospira pesantemente e prendendomi la mano lo sento mormorare
«Andiamo da tua madre, Everthy.»

Chiudo gli occhi per un attimo cercando di domare il moto di tristezza che mi serra la gola, prendo un respiro profondo e comando ai miei piedi di muoversi.

Mia madre è ancora a telefono e gliene sono grata, così posso cercare di prepararmi qualcosa di sensato da dire.

Quando ci vede, alza un dito verso di noi per dirci di aspettare un attimo. Annuisco e alzo lo sguardo verso Owen, intento a guardarsi intorno.

Sono immersa nei miei pensieri, ma ora sento lo sguardo bruciante di Owen su di me e tento di ignorarlo, siamo vicini e il nostro unico punto di contatto sono le nostre spalle che si sfiorano di tanto in tanto.

«...va bene, fammi sapere l'indirizzo della tua sistemazione al più presto.»

Attacca e ripone il cellulare sul tavolino basso di vetro, rivolgendoci la sua piena attenzione.

«Allora Owen, sono sicura che Everthy non ti abbia offerto nulla. Vuoi del tè?»

Sento solo in lontananza la sua risposta, essendo la mia mente occupata da un altro pensiero.

Chi era a telefono?

Quella domanda mi rimbomba per tutto il cervello e non riesco a capire la sensazione strisciante di disagio che si sta insinuando dentro di me.

«Mamma?» la mia voce risulta debole e rauca, trascinata.

«Dimmi, tesoro.»
Cerco di non badare al suo comportamento fin troppo amichevole con Owen e mi preparo alla domanda.

«Chi era al telefono?»

Il colore sembra defluire dal suo viso, poggia una mano sul ripiano in granito e sospira pesantemente, mi guarda negli occhi a lungo e vedo Owen allontanarsi silenziosamente dalla stanza. Sembra che gli passino mille pensieri per la testa, posso quasi sentire gli ingranaggi del suo cervello che si muovono frenetici, poi sospira di nuovo. Ha preso la sua decisione, quasi rassegnata, e finalmente dice:

«Headley. Se n'è andato, a Boston.»

Il mio mondo sembra vacillare per un attimo prima di continuare a girare sul suo asse.

Andato via anche lui.

Una risata isterica abbandona le mie labbra prima che gli occhi mi si riempiano di lacrime, non ne capisco neppure il motivo, non ho metabolizzato ancora la notizia eppure, sembra l'unica cosa giusta da fare in questo momento.

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Eccomii, finalmente.
Scusate se non aggiorno da tre settimane ormai, ma ho avuto un blocco. Sapevo cosa scrivere ma non come, ditemi che non sono l'unica pazza a cui succede lol.
Comunque spero vi piaccia, anche perchè a me non convince.
Non ho tempo per rileggere quindi scusate eventuali errori.
Alla prossima
-Nene

» False Brother «Où les histoires vivent. Découvrez maintenant