Lucilla - Un macchinario rotto - 2/2

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La pioggia scroscia con più insistenza, adesso non può più aspettare. Voglio ricordare questi discorsi, li voglio unire alla sensazione del potere quando questo modella le molecole dell'acqua e le rende controllabili.

Raggiungo la fine del sentiero dopo un altro quarto d'ora e finisco in una piccola radura circondata da una triste fila di abeti neri per il contrasto con le ultime luci del giorno. Tra poco saranno inghiottite dalla notte e tornare indietro sarà un incubo che spero di non fare da sola. Magari potrei chiedere ad Alina di percorrere questo tratto di bosco insieme, fino al Cigno Nero. Da lì poi potrebbe prendere l'ultima corsa diretta a Roundhaye, dove si trova la casa di Nina.

Il pensiero della sua camera vuota mi fa venire il voltastomaco, così come la vista del posto vacante oggi in Accademia.

Non ricordo nulla di ciò che si è detto a lezione: la voce dei professori arrivava ovattata e planava leggera sopra i miei pensieri, pesanti e viscosi.

Un rumore diverso dall'intorpidito scrosciare dell'acqua mi fa arrestare di colpo il passo. Proprio davanti a me, tra un tronco e l'altro, intravedo l'andatura nervosa e costante di Julian Moss. Accanto ai folti ricci biondi e alla sua postura ricurva noto la cascata castana dei ricci di Alina. I due camminano spediti sotto un solo ombrello sostenuto da Julian e parlottano con fare concitato. Alina si porta entrambe le mani piegate a coppa all'altezza della bocca per soffiarci dentro: non è abituata al freddo umido di queste parti e trasporta in questo modo un po' di calore alle dita.

Corro verso di loro.

«Aspettate!» la mia voce sembra fendere un silenzio da cui il bosco non avrebbe mai voluto separarsi.

Punto la mano con il potere ancora attivo verso di loro e le gocce di pioggia intorno a Julian e Alina rallentano di colpo fino quasi a fermarsi.

«Hans» mormora Julian. La sua espressione è mutata di colpo, ora è di nuovo precipitata nella fredda indifferenza. Ce l'ha ancora con me per ciò che ho fatto a Nina, per le bugie che ho costruito al fine di studiare il suo potere più da vicino.

«Che... che meraviglia» mormora Alina, imbambolata dalle gocce di pioggia sospese nell'aria.

Io richiudo di scatto la mano, interrompendo così il fenomeno.

«Anche voi diretti alle coordinate?» chiedo con un tono di voce neutro e sostenendo lo sguardo glaciale di Julian.

Anche tu hai le tue colpe, Moss.

Vorrei dirgli questo, ma significherebbe venire meno alla promessa che ho fatto a me stessa: essere come l'acqua, levigare gli impulsi, la rabbia, le scelte avventate.

Alina annuisce, agitando lo schermo del telefono. Una parte del display è rigata pesantemente e quindi meno illuminata del resto.

«Google Maps dice che mancano cinque minuti... vuoi unirti a noi?».

Il volto di Julian, colpito dal raggio di luce artificiale, si incupisce ancora di più.

Abbozzo un mezzo sorriso e compio un altro passo verso di loro.

«Andiamo, forse ho capito dove siamo diretti».

Gli occhi scuri di Alina si illuminano. Mi sorride come se avessimo risolto insieme una specie di indovinello complicato.

«Dalle immagini del satellite dovrebbe essere una specie di vecchia casa. Ho controllato negli archivi della città ed è stata costruita centoventi anni fa, poi confiscata per debiti non risolti e quindi ora è all'asta ma nessuno l'ha comprata».

Io e Julian la fissiamo sbalorditi.

«Dovresti lavorare tu in quella caserma piena di ritardati» sbotta il biondo, portando le mani nelle tasche del suo cappotto in tweed marrone.

«È la residenza estiva della famiglia Black» mormoro.

Tutti e tre riprendiamo a camminare verso il bosco, lasciandoci la radura alle spalle.

«So solo che la casa è abbandonata da un bel po' ma oggi grazie a te ho scoperto anche il motivo» mormoro con un mezzo sorriso.

Alina ricambia con fare imbarazzato, poi torna a fissarmi le mani.

«Certo, non potrò mai fare una cosa come quella però».

«Intendi il potere?» chiedo.

Noto Julian aumentare il passo e scuotere la testa: non sopporta la nostra conversazione.

Alina lo guarda senza capire, poi annuisce.

«Shizen... già, so anche di voi» mormora lei, portandosi la lunga chioma di capelli di lato.

Non so se è una minaccia, ma percepisco una cosa ben chiara: anche lei è cauta e astuta come me.

Sarà meglio non sottovalutarla.

Sarà meglio non sottovalutarla

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Spazio autrice 

Miei cari accademici, 

siamo così arrivati anche al POV di Lucilla, personaggio molto controverso che ha perso la fiducia di molti di voi proprio negli ultimi capitoli di Dark Academy.

Che ne dite, riuscirete mai a perdonarla?

Intanto ho una bella notizia per voi: ho pensato molto al personaggio di Alina ultimamente e vi dico solo che sto ascoltando tutti i vostri consigli con pazienza e dedizione u.u 

Intanto qui in Germania il sole splende da ben due (DUE!) giorni e io con la serotonina a palla vi dico che vi amo tutti (tra un giorno piomberò di nuovo nella tristezza continua da cielo grigio sob).

La vostra (meteonostalgica),

Joey Tre



Light Academy - L'accademia di luceWhere stories live. Discover now