Alina - Primi passi nervosi - 1/2

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«Maltempo quindi, eh?»

La voce di mio padre è sempre calma, anche quando gli dico le cose più folli.

Come quando ho versato un bicchiere di succo d'arancia sulla tastiera del nuovo computer portatile o distrutto la statua del Buddha in giardino dopo una retromarcia un po' coraggiosa, il giorno dopo aver conseguito la patente.

«Sì, il volo è stato cancellato» mi azzardo a mantenere sempre lo stesso tono di voce piatto, mentre lancio un'occhiata dall'altra parte del soggiorno.

Zoe è ancora seduta a gambe incrociate sul divano, il mio computer sopravvissuto all'incidente del succo è aperto accanto a lei, con la foto del padre di Nina a tutto schermo. Sento che c'è una correlazione con la scomparsa e con quello che ho visto al Samhain. Forse è stato proprio l'uomo a rapirla.

Che strana parola, mi fa sentire un vuoto che nessun pensiero logico è in grado di colmare. Prendo fiato, poi sollevo gli occhi al soffitto. Prevengo così le lacrime, non è ancora arrivato il momento di lasciarmi andare. C'è ancora tanto, troppo a cui pensare. Devo assicurarmi che i miei genitori non chiamino la compagnia aerea per il rimborso del biglietto.

«Ho già ottenuto un rimborso per il prossimo acquisto del volo».

Mento sapendo di dover mettere da parte un po' di soldi, forse chiedere un prestito a Zoe, anche se la prospettiva mi fa venire il voltastomaco.

«Oh, va bene. Ma va tutto bene? Hai una voce strana».

Non posso davvero nascondergli nulla. Per un po' mi sono illusa di poterlo fare. È stato lo stesso periodo in cui ho deciso di stirare i miei ricci con diversi prodotti chimici, andando contro la mia stessa natura e cedendo al vano desiderio di imitare Zendaya alla fashion week di Parigi. Con mio padre è stato lo stesso. A mia discolpa posso solo constatare quanto come persona sia incredibilmente facile da sottovalutare. Ha speso buona parte della sua vita senza mai prendere decisioni, si è lasciato "accadere" una buona percentuale di eventi in modo più o meno casuale, giustificandosi sempre con strampalate teorie che prevendono un'ottima conoscenza del buddismo e dell'omeopatia. Sì, mio padre è un naturopata. Quando non impartisce lezioni di yoga e di riflessologia plantare, va in giro scalzo per "sentire la natura" sotto i suoi piedi, anche se è l'asfalto del parcheggio del supermercato biologico in cui si ostina a riempire il carrello di pseudo alimenti miracolosi. Per tanto tempo ho fatto l'errore di non vedere quanto sia in grado di percepire il mio umore. Ma adesso che siamo al telefono e a diverse migliaia di chilometri di distanza, finalmente l'ho capito.

«No, papà... Nina è scomparsa, domani la notizia sarà su tutti i giornali».

Sento il labbro inferiore tremare incontrollato.

«Passami Zoe, voglio parlare con lei».

La sua voce è di colpo più profonda. Attraverso la stanza e mi avvicino alla mamma della mia migliore amica per allungarle il telefono. Zoe mi guarda senza capire.

«È mio padre, vuole parlare con te».

La guardo afferrare il mio cellulare dopo essersi passata la manica del largo maglione bordeaux sulla faccia per asciugare in fretta il volto. Delle macchie rosse compaiono sulla pelle.

Qualcuno suona il campanello.

«Ti dispiace andare a vedere chi è?» mi chiede sottovoce, per poi portare il cellulare all'orecchio.

Annuisco, fiondandomi verso la porta in legno da cui sono anche partiti dei colpi rapidi. Dall'altra parte trovo Mark, il collega di Zoe.

«Finalmente, questi cartoni scottano».

Light Academy - L'accademia di luceDonde viven las historias. Descúbrelo ahora