6 Capitolo Chris

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Le luci bianche della sala rendevano calda la stanza. Appoggiato all'uscio della porta aspettai il mio turno. Era l'ennesima battaglia di ruoli, chi conquisterà chi. Un mondo di leoni pronti a farti lo sgambetto non appena ti distrai o a mangiarti vivo pur di avere ciò che vogliono. Il tizio davanti a me era il classico belloccio, alla Backstreet Boys. Alto, bianco, bicipite quanto una testa di un bambino, biondo, capelli alle spalle. Anche se, con la fifa che si portava dietro sembrava un ragazzino alle prima armi. Si passò ripetutamente le mani tre le ciocche disordinate, abbozzando un finto sorriso inquieto. Cos'è, la mamma se l'ha dimenticata a casa o lo aspetta qui fuori?

«McGarry?» ringhiò l'assistente del regista, con milioni di fogli tra le mani che per poco non le scivolavano dalle dita.

«Sì, sono io», affermai con orgoglio. Fanculo il mammone che si crede Schwarzenegger in versione giovane.

«Bene si prepari» mormorò la donna drizzandosi gli occhiali sul naso e gettandomi un'altra occhiata. Iniziai a sbottonare la camicia, per evitare che si macchiasse. Una donna dello staff, si avvicinò tamponandomi il viso con del trucco in seguito passare a qualche spruzzo di lacca tra i capelli, anche se erano già perfetti. Feci un gran respiro ed entrai in scena, passando per il bellissimo bad boy per cui puntavano. Puntai alla camera sembrando molto a mio agio. Amavo quando l'obiettivo era puntato su di me. Mi faceva sentire bene. Apprezzato, ammirato per la mia bellezza.

«Ok, ora infila questa.» Un ragazzo con più peli sulle sopracciglia che sulla testa, mi passò una cravatta.

«Mettila, lasciandola larga al collo. Mani in tasca, e riprendi a guardare la camera.» Mi diede direttive la signora con la marea di fogli, e gli occhiali da diva.

Feci come mi era stato detto, continuando a mostrare quanto fossi bravo nel mio lavoro.

Terminate le varie prove, l'assistente oltre a segnarsi il mio nome, che a quanto pare era vacante e il mio numero, mi disse che mi facevano sapere. Non fecero una piega le sue parole, dicevano tutti così, non mostrando sentimenti o emozioni su come fosse andato il provino.

«Ottimo, aspetterò vostre notizie», dissi allontanandomi dallo staff. Andai a recuperare i miei effetti personali, ascoltando due tizi che parlavano quasi all'ingrasso, dove si trovava la signorina acida.

«Non capisco, allora tutta questa falsa a cosa serve?» domandò un ragazzo, basso quasi quanto una mia gamba.

«Amico te l'ho detto, non possono non fare tutta questa messinscena. È una facciata. Loro ci guadagnano. Tu al posto loro non avresti messo su tutto questo, sapendo che avresti guadagnato comunque?»

«Certo. Ora però voglio il nome del raccomandato, sono curioso.» Il piccoletto si guardò intorno, fissando il resto dei candidati, mente io ero ancora di spalle fingendo di abbottonare l'orologio.

«Il tipo con i capelli lunghi. Kraffor.» Capì subito di chi si trattasse, il cocco di mamma che avevo visto tra i primi. Era tutto compromesso. Era una falsa, forse per quello Simon non aveva fatto il mio nome, perché sapeva cosa c'era sotto. Cercai di contenere la rabbia e presi alla svelta tutte le mie cose. Dovevo andare via di lì, prima che avrei messo su una sceneggiata non poco gradevole. Il problema era che non ero nemmeno su quella lista, e non volevo passare ulteriori guai. Quindi andai via con la coda tra le gambe e i nervi a fior di pelle, pensando che avevo buttato via un'altra giornata.

Meet in the middleWhere stories live. Discover now