5 Capitolo Chris

6 2 0
                                    

Appena mi allontanai di qualche isolato, sostai un secondo la moto dietro a una carrellata di camion. Diedi uno sguardo al telefono, per vedere a che ora era fissato l'appuntamento.

Alle dodici.

Perfetto, ce l'avrei fatta per andare a comprare qualcosa di opportuno e per farmi una doccia come si deve, dato che ero uscito senza darmi alcuna importanza. Mi infilai il casco e mi immersi nel traffico di Manhattan. La gente non dormiva mai in quella città, si riversava tra le vie come una sorta di casa ambulante per loro. Nonostante ciò, l'amavo. L'amavo perché era viva, era fatta di colori e musica. Di tristezza e allegria, di segreti oscuri e misteri mai risolti. Eppure, nutriva la gente più di qualunque altra città, compreso me. Ed era per questo che avevo scelto di proseguire la mia carriera proprio nella mia città, perché era unica e offriva più occasioni di chiunque altro, compreso un tipo come me.

Dopo aver posato la moto in un garage a pagamento, mi fermai davanti a una boutique non molto cara, di cui ero spesso loro cliente. Molte volte aveva abiti firmati di seconda mano di personaggi famosi o solo di persone della grande élite di New York che li usava una sola volta per poi darli via. Feci il numero di Logan, avevo bisogno di informazioni riguardo l'abbigliamento del casting e nessuno meglio di lui lo poteva sapere.

«Hello, chi parla?» disse fingendo di non sapere chi fossi.

«Parla colui che hai letto il suo nome sul tuo cellulare.» Mi alzai gli occhiali scuri dal viso e mi appoggiai al muro accanto al negozio, assumendo una posizione sexy tal caso fosse passata qualche bella puledra.

«Chris, per il semplice fatto che io ti abbia dato delle informazioni, questo non ti autorizza a disturbarmi per l'intera mattinata.» Lo immaginavo già con qualche sua vestaglia strana a gironzolare nel suo bilocale, con qualche crema in posa sul viso con tanto di cetrioli per le sue occhiaie inesistenti.

«Sì, come ti pare. Solo ho bisogno di qualche informazione per il provino di oggi.» Gli chiesi alla svelta per paura che avrebbe riattaccato.

«Tesoro non sono la segretaria del Models Management, questo avresti dovuto chiederlo a Nell.» Sapeva comportarsi davvero come una donna irritante quando ci si metteva, ma non avevo tempo per spiegargli tutta la storia.

«Ma dai? Non lo avevo capito. Però questa mattina ho capito forte e chiaro che qualcosa non ti andava bene, quindi o mi spari subito i dettagli, oppure mando un messaggio a Simon di chi mi ha rivelato del casting.» Il capo immaginavo che già sapeva chi fosse la spia, ma questo lo avevo omesso, giusto per far parlare Logan.

«D'accordo, stronzetto. Te lo dico solo perché ho bisogno di avere ancora un lavoro, pur se part time.» Lo ignorai e aspettai qualche secondo che si decidesse a parlare.

«Allora, uno che conosco, che si trova lì per il provino, ha detto che si tratta di abiti eleganti di un noto brand Italiano. Quindi qualcosa di classico, e niente colori egocentrici.» Presi nota mentalmente e mi staccai dal muro per rimettermi in corsa contro il tempo.

«Grazie amico, appena ci sarà qualche cena tra amici, parlerò a te a Simon. Ora devo andare, ciao Lo.»

Ripresi la mia giornata, cominciando dalla boutique in cui trovai una deliziosa ragazza, nuova, perché non l'avevo mai vista lì, che andava matta per il mio fondoschiena, e di cui non si era fatta problemi a lasciarmi il suo numero prima che andassi via. Ritornai a casa, ignorando la fila di bollette da pagare all'ingresso, con alcuni avvisi che crescevano a dismisura. Feci la doccia velocemente e una ripassata alla mia barba per renderla perfetta. Prima che fossi pronto del tutto chiamai un taxi. Anche se il vestito non mi era costato tanto, non volevo che si rovinasse in moto.

Alle undici e trenta sostai fuori all'hotel, e pregai che filasse tutto liscio. Non volevo chiedere altri soldi ai miei genitori, né tanto meno ai miei amici. Avevo bisogno solo di lavorare e tutto sarebbe andato liscio.

Il tizio alla reception m'invitò a proseguire verso la sala congressi, un poco prima avrei trovato la troupe del brand. Per sfortuna alla porta per i casting trovai una ragazza, e a dire il vero era anche molto carina e per fortuna di colore, cosa che mi rendeva più facile provarci. Quindi se ci fosse stata avrei avuto compagnia quella sera, e il pass facile. La cosa più importante era propinargli una scusa plausibile.

«Buongiorno Princess, ho un provino qui oggi.» Cercai di non calcare troppo la mano, non sapevo che reazione avrebbe potuto avere, quindi me la studiai con calma.

«Il suo nome signore?» chiese, sfilando verso il basso con la penna touch sul tablet.

«McGarry. E poi in fondo non credo ci sia bisogno di un cognome per far passare una bellezza come me, non trova?» Alzò i suoi occhi cangianti finalmente dal tablet, sembrava propensa a complimenti, perché mi sorrise sfacciata.

Oh si, bambina. Ti farò male.

Il suo sorriso sbilenco però scemò, e si riprese con un'espressione accigliata.

«Signore ammiccare con me non mi farà trovare magicamente il suo nome. Non verrò a letto con lei, né altrettanto la farò passare.» L'acidità delle sue parole mi fecero fremere di rabbia. Con le mani infilate in tasca, cercai di darmi un contegno. E finsi che non fosse a quello che puntavo.

«Senza offesa, principessa. Ma non ho problemi a convincere nessuna donna a venire a letto con me, quindi escluda questa sua teoria, non è ciò che alludo. Tutto ciò che ho chiesto è di entrare. Insomma, sono un McGarry. Mio fratello è il proprietario della Models Management, l'agenzia che avete assunto per scegliere i modelli. Le devo mostrare un documento?», domandai imperterrito. Estrassi dalla tasca il portafoglio e gli mostrai un documento, di cui non mancò di controllare. La cosa strana era che si era bevuta che il proprietario dell'agenzia era mio fratello, e che avessimo lo stesso cognome.

«È contenta? Se vuole le chiamo mio fratello, ma dopo se la dovrà vedere con lui. E un tipo abbastanza suscettibile e puntiglioso. Quindi faccia lei.» Controllò qualcosa sul tablet, e sul suo viso passò una smorfia di delusione. Non sapevo cosa avesse trovato sul suo magico aggeggio, fatto sta, fu il mio lascia passare.

«Va bene, d'accordo. Ecco il pass per la zona dei casting. Prima delle foto, dovrà passare al trucco e parrucco. Poi seguirà una fila e vi chiameranno a seconda del cognome.» Inserì il mio nome sull'elenco online, che aggiornava in tempo reale gli addetti ai provini. Tutto ciò era perfetto, perché voleva dire che non dovevo fingere ancora di essere lì.

«Benissimo, la ringrazio Joy.» Mi sistemai la giacca, eliminando eventuali pieghe.

«Sono Joia, signore. Ora la prego di andare.» Lo sapevo bene come si chiamava, avevo letto perfettamente il suo nome. Solo che in qualche modo dovevo pur darle fastidio, visto la sua lingua tagliente.

Marciai alle sue spalle, individuando subito dove dovevo andare.

Meet in the middleWhere stories live. Discover now