Alina - Primi passi nervosi - 2/2

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«Oggi non è giornata, non testare anche tu la mia pazienza per favore. Non lo vedi pure tu? Sono tutti in ritardo per la deposizione!»

Julian approfitta della breve parentesi per riprendere la sua corsa verso la sorella, che ormai ha guadagnato l'uscita. Zoe allunga una mano nel tentativo di bloccargli un braccio ma Mark la frena.

«Andiamo, ci aspettano da questa parte».

Scruto l'uomo con rinnovata curiosità: vuole solo calmarla oppure sta cercando di coprire Julian?

Devo scoprirlo.

A grandi falcate raggiungo l'uscita. Julian è fermo a qualche metro da me, di spalle. Evie Moss è sulle scale di legno che conducono al parcheggio, uno spiazzo circondato da grossi olmi e ormai interamente ricoperto di foglie secche e fango delle piogge passate. Nessuno dei due può vedermi.

«Questo momento sarebbe arrivato prima o poi» la rimprovera il ragazzo.

Nessuna risposta.

Le spalle della sorella si alzano e abbassano a un ritmo concitato.

«Vattene Julian, non voglio che mi ascolti!»

«E tu affronta la realtà una volta per tutte: sono spariti, prima o poi dovremo denunciare la loro scomparsa».

«Sei patetico».

Evie si volta di scatto per guardare il fratello in volto e per puntargli il dito contro il petto. Quando lo fa, i suoi occhi saettano nei miei.

«Oh, tu» si limita a constatare, irrigidendosi ancora di più.

Anche lei è piuttosto sorpresa della mia presenza.

«Già, io».

Dall'ingresso per i pedoni a lato del parcheggio, intravedo altri due ragazzi avvolti dal verde tipico della Grand Chilton: Lucilla ed Elliot.

Si avvicinano con passi nervosi alla stazione di polizia ma sono ancora troppo lontani per sentirci. Elliot Black sembra aver percepito la presenza dei fratelli Moss molto prima di Lucilla. Li segue con lo sguardo truce, senza mai rallentare il passo.

Julian Moss si avvicina a me, sul suo volto non c'è più l'ombra della dolcezza con cui ha conquistato la mia fiducia solo due sere fa.

La sua mano cerca la mia ma lo sguardo è ancora puntato sulla sorella, come a volerla trattenere qui. Quando le dita fredde sfiorano le mie, mi ritraggo di scatto. Non mi fido più di lui.

Forse non l'ho mai fatto. Qualcosa in fondo al suo sguardo mi ha sempre dato un senso di irreparabile tragedia, un punto di non ritorno.

Sento la carta sfiorarmi con insistenza la pelle: Julian spinge contro il mio palmo un piccolo foglietto ripiegato più volte su sé stesso.

«Aprilo dopo, quando nessuno ti vede» mormora.

Alzo gli occhi al cielo, sono stufa di questi sotterfugi.

«E se non lo facessi?» chiedo, sfidandolo per la prima volta a viso aperto.

Julian si blocca, fissandomi sconcertato. Il calcolo nella sua mente si fa sempre più complicato e io sono una variabile inaspettata. Provo quasi piacere a incasinarlo così.

Elliot e Lucilla sono ormai sotto il portico.

«Siamo in ritardo per la deposizione, vero?» mormora la ragazza.

La sua voce è sommessa, sembra sentirsi in colpa di qualcosa che ha fatto. Evie si limita a guardarla con disprezzo e a scuotere la testa. Sollevo la mano davanti la mia faccia e con le dita dell'altra distendo il foglietto per leggerne il contenuto.

«Ti ho detto dopo» sibila Julian.

La rabbia ha inondato i tratti del volto, corrompendoli sempre di più.

«Nina è scomparsa, non starò a nessuno dei vostri giochetti. E se proprio volete saperlo, sono stata io a fare i vostri nomi alla polizia e lo rifarei un'altra volta se necessario».

«Credi che sia così facile, eh?» sbotta Evie.

Non ho paura della sua reazione: al netto della situazione, credo che quella della rossa sia la più autentica.

«Sì, dobbiamo collaborare tutti».

Le mie parole vengono interrotte dalla porta d'ingresso che stride contro il legno mentre viene riaperta. È Mark.

«Andiamo, Alina, ci stanno aspettando».

Mi allontano da loro. Una volta all'interno della centrale leggo il biglietto che Julian mi ha dato.

Oggi dopo il corteo, davanti il Cigno Nero – NO POLIZIA.

Mi volto per guardare il gruppo di ragazzi attraverso il vetro della porta: adesso sembrano parlottare tra di loro. Solo Julian Moss mi segue ancora con lo sguardo. So bene che cosa voglia dirmi e proprio per questo una disperata tentazione di rovinargli il piano striscia sotto la mia pelle.

Una cosa è certa: nascondono tutti qualcosa, come Nina con la ferita.

Ogni risposta che mi daranno forse mi avvicinerà di più a lei. 

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Cari accademici,

torna finalmente il POV di Alina con un po' di riferimenti al suo passato (ho adorato caratterizzare il padre, si è intuito?). 

Che dite, Alina dovrebbe fidarsi e seguire le istruzioni date da Julian o ribellarsi e raccontare tutto alla polizia? 

Scelte difficili, lo so. 

Buon Lucilla Day intanto :D 

Mi sono mancati da morire i vostri commenti e i migliori finiranno nel best comment wrap up di Instagram perchè sono una vostra fangirl, accademici :D

La vostra, 

Joey Tre

Light Academy - L'accademia di luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora