Zoe - Interludio I - 2/2

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Ma tu non sei un ragazzo, sei un uomo. La tua barba, il tuo odore, le tue movenze, tutto di te me lo ricorda. 

«E di cosa ti occupi, esattamente?» riprendo, portando la tazza alle labbra e bevendo un sorso di tè. Poggio un fianco sul piano cottura e incrocio le gambe per ostentare sicurezza, guardandoti dritto negli occhi. Poi mi tocco i capelli, spostandoli sulla spalla con un movimento fin troppo lento. Oddio, mi sento una stupida. Che sto facendo?

Tu distogli lo sguardo, sembri voler temporeggiare, forse stai solo cercando le parole giuste. 

«Voglio specializzarmi nello studio della sindrome post traumatica da stress e per fare questo mi sono interessato all'attentato nella metropolitana a Tokyo del 1995». 

Deglutisco, ricomponendomi. Ricordo bene quell'evento, la tv locale di Phoenix ne aveva parlato per settimane. 

«Quello con il gas nervino sarin?».

Ovviamente ricordo i dettagli che mi avevano colpito di più. Molte vittime, raggiunto il primo ospedale disponibile, avevano ricevuto dai dottori una diagnosi errata, così che gli effetti dell'intossicazione erano peggiorati drasticamente. 

Tu annuisci, scuro in volto. Non hai ancora toccato la tua tazza di tè. 

«Da un paio di anni studio i racconti delle vittime e i sintomi che hanno sviluppato anni dopo l'attacco. In realtà, mi interessa anche molto la storia del responsabile, Shoko Asahara». 

«Non so nulla di lui, né del movente» mormoro, arrossendo. Mi vergogno un po' di non sapere, ma voglio continuare a parlarti. Il fatto che io sia rimasta bloccata fuori dal mio appartamento inizia a svanire, è diventato un dettaglio inutile perso da qualche parte nella mente. Non voglio smettere di ascoltarti. 

«Era il capo dell'organizzazione religiosa Aum Shinrikyo, una setta che ha sincretizzato diverse religioni. La loro credenza era di poter... diciamo alterare la mente degli adepti, di creare degli individui sempre più illuminati».

Il mio sguardo si dilunga troppo sulle tue labbra. Sono sottili, rosee, perfette. Tu sollevi gli occhi, cogliendomi in flagrante. È così ovvio? 

«Andiamo, ora tocca a te» riprendi poi, bevendo finalmente un sorso di tè e nascondendo a fatica un sorriso malizioso dietro la tazza che sollevi sul tuo viso. 

Oddio, hai capito tutto. 

Sono una stupida.

Voglio sprofondare.  

«Ho portato avanti uno studio sulla formazione di minerali da parte di alcuni batteri nelle comunità microbiotiche naturali».

Parlo in modo meccanico, se mi guardassi da fuori mi farei una pena immensa. Mi nascondo dietro la tazza di tè, che tracanno a velocità sostenuta. 

«Molto più interessante del mio, non c'è dubbio» mormori. 

Il successivo sorso rischia di soffocarmi. 

«Scusami?! La psicologia è una scienza tanto più affascinante dei mostriciattoli che passo a fissare al microscopio». 

«Sei molto giovane, Zoe» dici - colpendomi con lo sguardo più cupo e intenso che io abbia mai visto - «devi ammettere che questo è un traguardo accademico notevole». 

«Beh, ecco, io...» farfuglio, confusa. È un complimento oppure mi stai dando dell'ingenua? Non sono così giovane, poi. Ho venticinque anni, la metà delle mie amiche a Phoenix è sposata e ha un figlio. Sono io quella sbagliata, che cerca di trovare un senso alla vita nascondendosi dietro la microbiologia e la medicina e illudendomi del fatto che queste possano rispondere davvero a tutte le domande.  

Ti allunghi verso di me e afferri la tazza vuota che ho ancora in mano, scrutandomi in silenzio. I tuoi occhi marroni sono così grandi che riesco a intravedere il riflesso delle mie guance arrossate. 

Non lo so ancora, quante volte ancora li rivedrò. 

Non in te ma nella figlia che non ti dirò di aver deciso di tenere. 

E in questa foto che ora mi ha ricordato di una cosa tanto banale quanto scontata: sei stato un adolescente anche tu. 

E qui, a Ladby. Alla Grand Chilton. 

Il suono della tua voce torna a tormentarmi e coccolarmi: è lì che mi sono rifugiata in tutti questi anni di assenza. Ma ora fa male, non riesco a sopportarla. 

«Che dici, dottoressa Harper, andiamo a recuperare le chiavi?». 

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Cari accademici,
terzo Lucilla Day per voi!
Come vi è sembrato questo cambio POV?
Incontreremo diversi intermezzi simili nel corso della storia. Io ho amato fare ricerca per questo (lo studio portato avanti da Zoe esiste davvero, così come tutte le vicende che riguardano l'attentato a Tokyo).
Io intanto vi saluto da Edimburgo: proprio qui nei dintorni ho ambientato la storia di Dark e Light Academy e devo dire che sono due giorni che urlo "oh mio dio è proprio come l'ho immaginato" ogni cinque metri. A parte il meteo: di solito piove sempre ma ho beccato i due giorni più soleggiati dell'anno (mi sono anche scottata la faccia). Gli scozzesi sconvolti mi hanno detto: hai portato il sole dall'Italia! ☀️
Chi glielo dice che vivo in Germania? 👀
La vostra,
Joey Tre

Light Academy - L'accademia di luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora