11. Pervinca

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sembrava la storia infinita e
forse era solo la felicità

Anastasia

Non appena avevo sentito la voce di Blaze provenire dal piano di sotto mi ero precipitata da lui. Mi ero svegliata da neanche 20 minuti, ma la voglia di ricevere un abbraccio dalla persona che sapeva tutto su di me era più importante di come apparivo all'esterno in quel momento. Scesi le scale correndo, saltando qualche gradino qua e là per sbrigarmi. Avevo troppo bisogno che mi stringesse tra le sue braccia. Blaze stava parlando con i suoi fratelli ma non appena mi vede rilassa le spalle, quando però fa una veloce ispezione sul mio corpo noto che si sofferma sul mio vestito, sporco ancora di sangue. Blaze torna da irrigidirsi e la sua espressione si fa più dura e preoccupata. Non mi importa di niente e nessuno, corro verso il mio migliore amico e gli salto addosso. Lui mi prende senza pensarci due volte e mi abbraccia forte. Sapevo che voleva pormi delle domande, ma sono sicura che potevano aspettare almeno qualche ora. O anche giorni, se vuole può anche non farle e saremmo tutti più felici. Si sarebbe decisamente meglio che non ne facesse neanche una. Ma per quanto io ci sperassi, lui le fece non appena il nostro abbraccio finisce, io non rispondo a nulla. Fortunatamente c'è sua sorella che è disposta a dire tutto. Ma quando Blaire ebbe finito di raccontare cosa fosse successo prima per filo e per segno, realizzai, quanto in realtà fui sollevata dal fatto che Blaze non fosse qui presente. Era furioso, e sono sicura che se anche il Dio Ares, ovvero il Dio della guerra della mitologia greca, fosse venuto per lottare contro Aaron; egli non gli avrebbe inflitto così tante torture come quelle che in questo momento frullavano nella testa di Blaze. Il dio della guerra poteva togliersi di mezzo e andare a flirtare con Afrodite o a infastidire qualche altro Dio.

-Ragazzi, per favore possiamo lasciare quello che è successo oggi a un altro giorno? È natale, Wyatt ha già scordato la questione ed è il primo natale di Drake, se non per amor vostro, fatelo per i vostri nipoti. Facciamo finta che non sia successo nulla, almeno per questi due giorni. - Brooke, per quanto cercasse di non mostrarlo, era triste e mortificata. Aveva cambiato abiti, e adesso indossava una camicia rossa e un paio di pantaloni neri. Era elegante nella sua semplicità, proprio come Blaire. Indossavano entrambe la stessa camicia, anche se di colori diversi.

-Si mamma, hai ragione. Scusaci. - Blake rispose cogliendomi alla sprovvista, tra tutti i presenti pensavo che sarebbe stato l'unico a non rispondere alla madre. Invece è il primo e anche l'unico. Blake smette di osservare la madre e cerca di attirare l'attenzione di Blaze. I due fratelli si guardarono attentamente, nulla uscì dalle loro labbra. Ma ebbi comunque la sensazione che stessero comunicando tra loro; se fosse possibile direi con la mente, ma non siamo in un mondo fantasy e le cose non sono così. Blaze annuì scettico e Blake senza dire nulla se ne andò. E io rimasi lì impalata insieme a Blaire, che aveva uno sguardo confuso tanto quanto il mio. A quanto pare avevano escluso la loro gemella dal loro scambio di pensieri e idee.

-Mi spiace Anastasia per quello che è successo oggi. - Non avevo neanche visto Brooke avvicinarsi, lo notai solo quando mi fece una carezza sul viso e la mia prima reazione fu quella di trasalire, ma mi obbligai a stare ferma e a ricordarmi che Brooke non era neanche un po' come suo marito. Che lei era una vittima tanto quanto lo erano i suoi figli e nipoti.

-Non potevi farci nulla Brooke. - Ed era vero, cosa avrebbe dovuto fare? Nessuno, tranne la polizia poteva fare qualcosa a riguardo. Ironia della sorte? Lo zio dei ragazzi, nonché fratello di Aaron era un poliziotto, quindi ogni volta che Brooke aveva chiamato la polizia era sempre arrivato lui e non aveva mai portato con se suo fratello.

-Dovrei comunque essere in grado di proteggere i miei figli, e anche i miei nipotini. Sono una pessima madre e nonna cara, e questo non sono l'unica a pensarlo. Dovrei proteggere anche te e i tuoi fratelli, l'avevo promesso a tua madre. - Sospira abbattuta, sto per avvicinarmi a lei quando vedo Blaze avvicinarsi a noi, più a lei che a me. Non aveva proferito parola durante il piccolissimo sfogo di Brooke, ma so che ha sentito tutto ciò che la madre aveva appena confessato a cuore aperto. Il mio migliore amico fa una cosa che non gli avevo mai visto fare in tutti questi anni in cui lo conosco; abbraccia Brooke. Lei colta dalla sorpresa tanto quanto me si irrigidisce, ma non aspetta troppo e dopo qualche secondo sprofonda tra le braccia muscolose del figlio e scoppia a piangere. Blaze non dice nulla per consolarla, resta ad abbracciare la madre e le accarezza la schiena. Mi allontano per lasciare loro un po' di spazio madre-figlio. E mentre salgo su per tornare in camera e cambiarmi questo vestito, vengo investita da un centinaio di domande.
Anche mia madre ha i rimorsi che ha Brooke?
Pensa ancora e me e ai miei fratelli?
Cosa l'ha portata ad abbandonarci dall'oggi al domani?

Game of GlancesWhere stories live. Discover now