13. you are in love

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And for once, you let go
Of your fears and your ghosts
One step, not much
But it said enough
You kiss on sidewalks
You fight and you talk
One night he wakes
Strange look on his face
Pauses, then says
You're my best friend
And you knew what it was
He is in love

Anastasia

Siamo seduti di fronte alle pervinche, stesso luogo e stessa posizione di qualche ora fa. L'unica differenza è che ora tutto ciò che ci circonda è coperto da uno strato spesso di neve. Anche se sembra strano, devo dire che, non c'è tanto freddo. Ammetto però che mettere una tuta e il cappello di lana prima di uscire in giardino non è stata una brutta scelta. Mi ha obbligata Blake a mettere il cappello, ma questo è un piccolo dettaglio. Nessuno dei due ha proferito parola, siamo a fissare il nulla, in silenzio, da più di 20 minuti. Più il tempo scorre e più mi sento agitata e sento il bisogno di capire cosa gli passa per la testa, di capire cosa stia succedendo e perché sembra essere così preoccupato. 

-Anastasia riesco a sentire gli ingranaggi del tuo cervello lavorare fino a qui. A che pensi? - Per poco non volo dall'altra parte del giardino al sentire la sua voce, mi ero abituata al silenzio e al solo rumore di un qualche cagnolino abbaiare in lontananza. 

-Stai... Stai bene? - È l'unica cosa sensata che mi viene in mente da dire per spezzare il ghiaccio, non so se effettivamente possa servire ma voglio provare a togliere di mezzo l'imbarazzo che è nato da quando Blaze ha vuotato il sacco.

-Dovrei chiederlo io a te. - Sbuffa e si lascia cadere all'indietro sulla neve. Mi volto leggermente e lo vedo a fissare il cielo, gli sfugge un sorriso e io mi incuriosisco; perché sta sorridendo? Alzo lo sguardo e resto imbambolata qualche secondo a fissare le stelle che stanno ricoprendo il cielo. La nuova casa Asher si trova in periferia, e qui ci sono pochissime case e strutture; il cielo sembra essere diverso da quello che vedo sempre quando esco nel balcone della mia stanza al college, per non parlare di come lo vedo dalla casa di papà. 

-Ho sempre amato sdraiarmi in giardino, tu restavi a vedere quello stupido cartone con Blaze e a volte vi facevano compagnia Blaire e Beverly, mentre io e Nico restavamo a guardare il cielo. Una volta siamo usciti la mattina e in assenza di stelle abbiamo giocato a indovinare la forma delle nuvole e dovevamo creare una storia. - Sorride ancora una volta immerso nei ricordi e io sorrido a mia volta, ignorando come abbia insultato il mio cartone preferito, al vedere come in realtà lui abbia in un certo senso sempre pensato a me.

-Pensavo che non volevate vedere Trilli perché lo odiavate e che vedevate altri cartoni nell'altro salotto. - Era ciò che Nico mi aveva sempre detto e io non avevo mai trovato il motivo di non credergli. Non potevo pensare che andassero a osservare le stelle o le nuvole.

-Quello lo facevamo anche, molto spesso però dopo averlo visto sgattaiolavamo in terrazza o in giardino. Crescendo era diventato il nostro posto sicuro e quando uno dei due stava male lo raccontava all'altro in quel luogo, così ho scoperto alcuni problemi che avevate in casa tra i tuoi genitori e lui così ha scoperto cosa ci faceva mio padre. Era una cosa solo nostra. Poi però lo venne a scoprire Blaire, avevamo 7 anni, ero pronto a sentire i miei fratelli parlarne e apprendermi in giro. Invece mi stupì e non disse niente a nessuno, neanche con me ne aveva parlato. Faceva finta di non aver visto nulla. All'inizio pensavo non le importasse, invece una notte andai a cercarla perché nessuno la trovava, mamma aveva il terrore che mio padre le avesse fatto qualcosa, e per nostra fortuna non era nulla di ciò. Non la trovavo da nessuna parte, la mia ultima spiaggia fu il tetto, non so neanche come ci sono arrivato a pensare ciò, ma la trovai lì. Seduta, a fissare la luna, mentre nevicava. Indossava solo il suo pigiama, infatti era gelata, non ci ho pensato due volte a mettere il mio giubbotto sulle sue spalle, restando io con il mio di pigiama e le pantofole. Certo, per poco non la feci cadere, era talmente assolta nei suoi pensieri che non mi aveva neanche sentito e lì per lì pensava fossi nostro padre. Non mi ero reso conto, fino a quel momento, che mia sorella stava soffrendo. E non parlo della sofferenza fisica e mentale che provavamo tutti e cinque a causa di nostro padre, mia sorella soffriva perché si sentiva sola; io avevo Nico, Blaze aveva te e Beverly aveva Bradley e viceversa. Quel giorno mi sono ripromesso di diventare la sua spalla e il suo posto sicuro. Voglio sottolineare che io amavo, e amo, mia sorella, non la evitavo ma non avevo mai sentito la necessità di parlare dei miei problemi con lei o con gli altri dei miei fratelli. Ne avevamo già tanti e io non volevo darne altri ai miei fratelli o a mia madre, e lo stesso valeva per tuo fratello. Aveva te, ma eri piccolina, certe cose non le capivi, ha preferito lasciarti nella tua bolla di fantasia e illusione. Una volta a settimana, io e mia sorella, a meno che uno dei due non avesse bisogno di un'altra volta, ci vedevamo sul tetto e parlavamo dei nostri problemi, della vita in generale. Dopo circa due anni da quel giorno, ho trovato Blaze a piangere in camera sua, ti avevano ricoverata per la prima volta e lui aveva paura per te, di perdere la sua migliore amica. Da quella notte, eravamo tutti e tre insieme sul tetto e quando Nico veniva a dormire da noi si aggiungeva a noi tre. - Non mi guarda neanche una volta mentre racconta la storia e a me non dispiace. Non mi sdraio per evitare di bagnarmi i capelli e la maglia. Ho già i pantaloni della tuta e anche gli slip bagnati, non ho bisogno di prendermi una bronchite in questo momento. Mi limito a restare con il naso all'insù e osservare la bellezza delle stelle mentre ascolto il suo racconto con attenzione. Immagino Blaire e Blake di 7 anni sul tetto della loro vecchia casa, mi immagino mio fratello e il mio migliore amico piangere a causa mia e sento le lacrime pizzicarmi gli occhi. Almeno non erano soli e si davano forza l'un l'altro.

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