3. muffin

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God rest my soul,
I miss who I used to be.

Anastasia

-Sono curiosa. Cosa ti ha regalato? -  Juniper era entrata in camera nostra dopo due ore da quando mi aveva lasciata da sola. Mi aveva piazzato la scusa che aveva un allenamento troppo importante e che non poteva saltarlo, si era scusata mille volte perché non avrebbe voluto lasciarmi da sola il giorno del mio compleanno ma il coach, suo padre, non l'avrebbe perdonata facilmente se non fosse andata. Il muffin alla vaniglia con gocce di cioccolato e sopra una candelina blu accesa dicevano che non aveva proprio avuto un allenamento.

-June non dovevi... - Era un semplice muffin, nulla di particolarmente complicato ma in quel momento quel gesto mi sembrava mille volte meglio di ricevere una torta a tre piani con decorazioni e con tutte le 18 candeline presenti. Era il pensiero che contava, e lei mi aveva pensato, come mai nessuno dei miei vecchi amici aveva mai fatto.

-Meriti molto più di un muffin della mensa con appena una candelina. Ma non sono riuscita a convincere Rita a farmi entrare in cucina per fare qualcosa di più buono. Ci lavoravo da mesi, ma la risposta non è mai cambiata. Quindi non guardarmi come se fosse una pasticcino proveniente dalla pasticceria di Knam, ringraziami solo se non ti verrà un indigestione dopo. - Si avvicinò a me e mi passò il muffin. Prima che potessi spegnere la candela lei iniziò a canticchiarmi la canzone di buon compleanno e in quel momento un attimo di nostalgia mi travolse. Mamma dov'era? Si ricordava che oggi era il mio compleanno? Si ricordava ancora della mia esistenza o aveva semplicemente cancellato tutto come se io, i miei fratelli e papà non fossimo mai esisti?

-Non pensare alle cose tristi, esprimi il tuo desiderio e goditi il presente. Ti voglio bene cara Annie, tanti auguri. - Mi abbracciò non appena la candelina venne spenta e la tolse prima che la cera sciolta potesse arrivare al muffin. Non aveva tutti i torti, ma era difficile non pensare alla donna che ti ha messo al mondo e che ti ha cresciuta che dall'oggi al domani è scomparsa.

-Metà per me e metà per te. - Lei accettò senza fare troppi complimenti e mangiammo in silenzio ognuna la nostra metà del dolcetto. Non era poi così male, solo un po' secco, ma il sapore non era quello di cartone come il 90% dei dolci fatti in mensa. O forse il sapore del cartone era lì, ma avere Juniper accanto me aveva forse annullato il lavoro delle mie papille gustative.

-Quindi adesso che abbiamo finito di mangiare posso sapere cosa ti ha regalato il capitano della squadra di hockey? Nonché migliore amico di tuo fratello, o forse ora dovrei chiamarlo il tuo ragazzo? - Sapeva tutto, o quasi, da neanche un'ora e aveva come minimo fatto una ventina di battute tutte simili a questa. 

-O forse puoi semplicemente chiamarlo Blake Asher, che è il suo nome ancora prima di essere il capitano della squadra di hockey, il migliore amico di mio fratello e anche il mio ragazzo. No? - Lei si mise a ridere e le lanciai il mio cuscino in faccia, prendendola in pieno volto. Riflessi scarsi, decisamente troppo lenta.

-Non inizierò una lotta di cuscini con te oggi, sappi che però se a mezzanotte succederà qualcosa mentre dormi la non è colpa mia. - Fece spallucce divertita e si mise a sedere accanto a me nel mio letto.

-Devo fare una richiesta ufficiale al Papa oppure puoi dirmi e mostrarmi cosa ti ha regalato Blake? - Presi la busta dal mio comodino e me la tenni stretta fissandola. Mi avrebbe presa in giro?

-Inizia a fare la richiesta ufficiale al Papa magari accetta prima di me. - Lei si mise a ridere ancora una volta e io aprii la busta uscendo il contenuto, che per poco non mi cadde dalle mani. June lo prese tra le sue mani e lo guardò perplessa. Poi guardò me. Ecco qui, ora mi prende in giro.

Game of GlancesWhere stories live. Discover now