Strisciò in avanti, con le poche forze che le erano rimaste. «Ti prego... non farlo...!» mormorò. «ALASTOR, FERMATI!»

I tentacoli si arrestarono a un centimetro dal corpo di Adamo, riverso al suolo, di nuovo privo di coscienza. Numerosi graffi ed ematomi si stavano già facendo largo sul suo corpo. Iliana temette davvero per la sua vita, ma lui emise un mezzo rantolio e lei singhiozzò di sollievo.

I tentacoli di Alastor non lo trafissero, ma lo avvolsero come bende ben strette, mentre il Demone della Radio tornava delle sue dimensioni normali. Lo trascinò di fronte a sé. Adamo, col sangue che gli colava dal labbro spaccato, dal naso e da un taglio sulla tempia, riuscì ad aprire un solo occhio. Nonostante fosse ormai privo di forza, in fondo alla sua iride rossa bruciava ancora un fuoco battagliero.

«Sei fortunato» mormorò Alastor, «che lei sembri tenere a te molto più di quanto tu tenga a lei, altrimenti saresti già bello che morto. Di nuovo.»

Adamo corrugò la fronte, ma non fece in tempo a replicare che Alastor lo scagliò lontano, con così tanta forza che lui batté la nuca contro il muro e perse definitivamente i sensi.

Ancora una volta, Iliana provò a strisciare verso di lui, fino all'ultimo, ma gli stivali neri e rossi di Alastor le si fermarono di fronte, impedendole di procedere. Le si inginocchiò di fronte e la fissò assorto. «È meglio lasciarlo riposare e schiarirsi le idee.» Lo disse come un consiglio, ma sembrava più un ordine.

Lei si affacciò oltre la sua figura, poi sospirò e annuì. Alastor le porse persino una mano, per aiutarla a rimettersi in piedi, e Iliana accettò.

«È finita?» domandò Niffty, sbucando oltre lo stipite.

A quanto pare, Lucifero aveva tolto la barriera.

«State tutti bene?» domandò invece Charlie, preoccupata. Guardò prima Alastor, poi Iliana – che non era illesa, ma almeno era in piedi – e infine Adamo.

«Stiamo una favola!» rispose il Demone della Radio, con il suo sorriso smagliante che traspariva anche dal tono di voce gioioso e fuori luogo.

«Iliana...?» domandò invece Lucifero, riservandole un'occhiata guardinga.

Lei annuì. «Io... sì. Credo di sì.» I suoi occhi, come una calamita attratta da un magnete, tornarono ad Adamo.

«Non preoccuparti» disse Charlie, comparendo nel suo campo visivo. Sorrideva, in modo genuino, gentile e ancora ansioso. Le prese una mano tra le sue, sottraendola ad Alastor. «Ti prometto che ci prenderemo cura di lui, ma credo che adesso sia meglio... lasciarlo solo.»

Iliana deglutì. «Non gli farete del male, vero?»

«Non più di quanto non sarà necessario, Piccolo Angelo» rispose però Alastor.

Lei lo guardò male.

«Quello che intende dire» si intromise Vaggie, «è che non gliene faremo, se lui tornerà in sé e riuscirà a controllarsi.»

Iliana storse le labbra, ma alla fine annuì. «Mi fido di te» disse, guardando Vaggie, che fece un cenno col capo. «E di te» aggiunse, guardando Charlie.

Quelle parole la commossero, perché i suoi enormi occhi dalla sclera gialla si illuminarono di lacrime felici. Le strinse di più la mano tra le sue. «Non ti deluderò, Iliana.»

L'angelo sorrise, poi, senza guardare più nessuno, si trascinò verso l'uscita della stanza, col cuore pesante quanto le sue gambe ancora deboli.

«Mi dispiace...» mormorò Lucifero, quando gli passò accanto. «Sarei voluto intervenire, ma Charlie è arrivata e ha detto di lasciar fare ad Alastor, e io...»

𝐒𝐄𝐑𝐄𝐍𝐃𝐈𝐏𝐈𝐓𝐘 | 𝐇𝐀𝐙𝐁𝐈𝐍 𝐇𝐎𝐓𝐄𝐋Where stories live. Discover now