4. Rendersi Utile

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È un inferno tutto mioMe lo sono scelto io

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È un inferno tutto mio
Me lo sono scelto io

I corridoi al secondo piano erano lunghi e lugubri, con le loro pareti rosse, la moquette carminio, i quadri inquietanti e occhi dipinti persino sui vasi, che parevano seguire ogni loro movimento.

Alastor non aveva più spiccicato parola, da quando avevano lasciato la Hall e si erano diretti su lungo l'ampia scalinata. Era un paio di metri più avanti a lei, le spalle dritte, le mani allacciate dietro la schiena tenevano il suo bastone, la redingote rossa svolazzava appena attorno alle sue gambe secche. Solo adesso che aveva modo di osservarlo un po' più a lungo, Iliana notò le orecchie da cervo che spuntavano tra i suoi capelli a caschetto.

Buffo.

Ma non era di certo la cosa più buffa che le fosse capitata di vedere all'Inferno.

La barella di Adamo era ancora trascinata dalle ombre di Alastor, ma lei gli era comunque rimasta accanto, neanche temesse che distraendosi un attimo, quelle ne avrebbero approfittato per fargli del male o trascinarlo nell'oblio dal quale dovevano provenire.

Sbirciando ancora il Demone della Radio, si chiese quanto il patto che avevano fatto fosse vincolante per lui: Iliana gli aveva ceduto la sua anima in cambio della vita di Adamo, ma se lui fosse morto, lei ne sarebbe tornata in possesso? Qualsiasi fosse la causa del decesso? Era forse per questo che aveva accettato di garantire per lei?

Alastor era un vero e proprio mistero. Chissà se lo avrebbe mai risolto. Non che ne avesse alcuna intenzione, davvero.

Finalmente, lui si fermò di fronte a una porta e la aprì. A un suo cenno, le ombre trascinarono Adamo all'interno della stanza ma, quando Iliana provò a seguirlo, Alastor di nuovo le sbarrò la strada col suo bastone. «Ah-ah. Questa è la sua stanza. Non sta bene che una signorina condivida la sua camera con un uomo, non ti pare?»

Iliana gli lanciò uno sguardo contrito.

Il suo modo di parlare le ricordava qualcuno che aveva conosciuto: nonostante fosse un mostro terrificante – e non tanto per il suo aspetto, che era più inquietante che sgradevole, a essere onesti – Alastor conservava un'eleganza d'altri tempi e una cortesia difficile da trovare nelle anime moderne. Iliana si domandò da quanto tempo fosse morto e quali efferati crimini, terresti e infernali, avesse commesso per diventare uno degli Overlords più temuti.

«Non preoccuparti, sarete vicini di stanza, così potrai venire a controllarlo quando vuoi» aggiunse. «Anche se non credo che andrà da nessuna parte.» Mostrò un ghigno dei suoi, poi raddrizzò di nuovo le spalle e aprì la porta accanto, invitandola a entrare con un cenno.

Iliana eseguì.

La camera era grande e luminosa, persino ben arredata. C'erano un letto matrimoniale a baldacchino, un armadio con ante a specchio, una scrivania con una lampada a forma di gatto nero e persino un bagno privato, di cui intravedeva le mattonelle scure e una vasca a zampe di leone.

𝐒𝐄𝐑𝐄𝐍𝐃𝐈𝐏𝐈𝐓𝐘 | 𝐇𝐀𝐙𝐁𝐈𝐍 𝐇𝐎𝐓𝐄𝐋Where stories live. Discover now