I. Arcobaleno

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Conoscere te mi ha dimostratoche esiste il posto adatto a me

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Conoscere te mi ha dimostrato
che esiste il posto adatto a me

Un secolo prima

«Allora, le dico, ci troviamo in questo posto a questa ora e ti faccio vedere una cosa molto speciale. E speciale lo era davvero, che ti credi? Mica ci porto chiunque, a vederla. Lei sorride, tutta zucchero e fossette, io mi presento super puntuale, perché insomma, se una tipa mi piace davvero mica mi metto a fare giochetti o altre stronzate del genere, no? E lei che fa? CHE FA? Mi dà buca, cazzo! A me? Ma tu lo sai chi sono io? Non gliel'ho fatta passare liscia, nossignore. Ho scoperto chi era la sua amichetta del cuore e me la sono scopata. E poi mi sono scopato pure lei, ma non l'ho mica più cercata dopo. Così ti impari, a rifiutare me. ME. Stupida troia.»

Passeggiavano da dieci minuti e, da quando avevano lasciato il Tribunale Celeste, Adamo non aveva smesso un solo secondo di parlare, tanto che Iliana si era chiesta se avesse bisogno di respirare oppure no. Se doveva essere sincera, aveva sentito metà delle cose che aveva blaterato, ma non le dispiaceva comunque ascoltarlo, perché almeno la sua testa era occupata da quelle chiacchiere senza senso che facevano tacere, almeno per un po', tutti i pensieri tristi e le preoccupazioni che l'avrebbero affollata nel silenzio.

Adamo non sembrava nemmeno essersi accorto di aver parlato da solo per tutto il tempo e non pareva neanche offeso dal fatto che lei fosse ben poco partecipe: le dava come l'impressione che fosse solo un tipo al quale piacesse parlare di sé e che amasse molto il suono imperterrito della sua voce.

«E quindi, alla fine, come vedi, a niente non c'è rimedio... solo alla morte» proseguì, «ma ehi, siamo angeli, di questo non dobbiamo preoccuparci! Quindi, su col morale, piccoletta!» Le passò un braccio attorno alle spalle e l'attirò a sé.

Iliana sgranò gli occhi, sorpresa da quel contatto improvviso, ma lui non parve dar peso al suo disagio e la trascinò nella via principale, tenendola stretta a sé, neanche fossero una coppietta felice.

«Siamo in Paradiso» esclamò ancora, disegnando un arco col braccio libero per indicare tutto ciò che li circondava. «Sei felice più che mai, tutto è deciso... Non devi preoccuparti, non stressarti se sei qua... È il perfetto aldilà!» canticchiò, poi scosse la testa. «Stupido Pietro, mi ha messo in testa questo nuovo jingle... è odioso, non trovi?» Chinò il capo per rivolgerle un'occhiata scettica.

Iliana lo guardava in un misto di meraviglia e sconcerto. Le scappò una risata, piccola, leggera e timida, ma era proprio lì, nella piega all'insù del suo sorriso.

«Cazzo, sì!» esclamò Adamo, con quell'entusiasmo e quella forza che le fecero domandare se fosse in grado di parlare in maniera meno esuberante. «Finalmente un cazzo di sorriso! Lo vedi che sei pure uno schianto vero, quando non sei triste?»

𝐒𝐄𝐑𝐄𝐍𝐃𝐈𝐏𝐈𝐓𝐘 | 𝐇𝐀𝐙𝐁𝐈𝐍 𝐇𝐎𝐓𝐄𝐋Where stories live. Discover now