PARTE PRIMA - 5° Capitolo

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"Fatto. Dice che porta degli amici." Giovanna inserisce le monete nel distributore. Dietro di noi si sono raccolti altri studenti, in parte del nostro corso, in parte no.

"Mi è rimasta voglia di cappuccino." Digita il 6 sul tastierino e aspetta. "Tu come sei messa con l'esonero?"

"Sto messa come te."

"Spero per te di no." Ride. Solleva il coperchio di plastica ed estrae il suo bicchiere di latte e caffè liofilizzato. Nessun cucchiaino, il solito.

"Dobbiamo chiedere a Greta di passarci gli appunti." Indico Greta che si è messa a sedere sul davanzale della finestra. Le gambe penzoloni e lo sguardo perso nel vuoto.

"Non le è ancora passata vero?" Bisbiglia Giovanna, come se lei potesse sentirci da quella distanza.

Ne studio l'espressione ma non vi leggo nulla di particolare. "Non lo so." Inizio a dire. "Dopo tutto, a chi passerebbe?"

Conto le monete e ne inserisco un paio nel distributore.

Digito il numero 8.

"Una ragazza che si getta nel vuoto proprio nel cortile interno della tua università e proprio mentre stai festeggiando la tua laurea con tutti i tuoi amici e parenti. Un corpo che sprofonda nella ghiaia e nella polvere mentre tu indossi una stupida corona di alloro e un sorriso stampato in faccia." Mi infiammo. "Non è giusto quello che è successo. Non è giusto per entrambe. Ma ormai non si può fare più niente."

Afferro il mio bicchiere con forza, deformando quasi la plastica. Poi mi chino a prendere il resto di cinquanta centesimi. Giovanna si sposta di lato. Non parla, sta pensando. Forse ha la mia stessa immagine stampata in testa. Quella di Greta che sbianca, getta a terra quel chilo abbondante di tesi e si precipita d'istinto sulla ragazza. Il viso rovesciato all'indietro. Nella mano ha stretto il suo stesso mazzo di fiori. Che ironia.

"Mi fa venire i brividi." Si stringe nelle spalle. "Cambiamo argomento, che è meglio. Con Matteo?"

Sento una stilettata al petto. "È con la sua amica Sofia." Dico.

"Abbiamo chiuso."

Giovanna sgrana gli occhi: "Che gran pezzo di bastardo."

Quella frase mi fa sentire meglio. Non bene, solo un po' meglio. Lei mi passa un braccio attorno al collo. Mi pizzica la nuca con il suo bracciale ma la lascio fare.

"Quindi siamo punto e a capo. Posso aggiungere il suo nome alla lista della vergogna." Mi riferisco all'elenco di ragazzi con cui sono uscita e con i quali è finita allo stesso identico modo, o quasi. Il ghosting è un altro evento ricorrente nelle mie storie.

"Ogni tanto spero di rinascere uomo nella speranza di capire che cosa si prova ad essere un bastardo."

Io sto ancora pensando alla ragazza che si è lanciata nel vuoto, al coraggio con il quale è riuscita a fare quell'ultimo passo. Mi chiedo se se ne sia pentita poi mentre precipitava nel vuoto. Penso anche a Greta e al fatto che tutto questo non lo scorderà mai. Sento il profumo delle rose come se fossi stata presente anch'io quel giorno. Sento la sua mano nella mia mentre qualcuno attorno a me inizia a gridare. Sono io che sto gridando e Greta e la gente. Tutti gridano, tutti tranne lei. È morta e tutti si ricorderanno di lei. È morta e non saprà mai quante vite ha cambiato con quel suo ultimo passo. 

IT WAS A SLOW BURNWhere stories live. Discover now