Capitolo 11. Sete

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CAPITOLO 11

SETE


Isola di Santo Stefano

Agosto 1999


Era come un sogno che all'improvviso, del tutto imprevedibilmente, usciva dal mondo dell'ineffabile e si concretizzava in carne, sangue e ossa davanti ai suoi occhi.

Era lei.

Stefano sentì un tuffo al cuore che gli mozzò il fiato e per molto tempo rimase immobile a fissarla, quasi annaspando. Cercava di far coincidere il ricordo che aveva di lei da bambina con la ragazza che gli stava di fronte e lo guardava con gli occhi spalancati e l'inizio di un sorriso incredulo. Era sempre stata piccola per la sua età e anche adesso non era molto alta. Il fisico era minuto, leggermente arrotondato da curve morbide, i capelli castano dorato, gli occhi nocciola, il viso dai tratti da elfo, con le labbra dalla forma a cuore e il naso un po' all'insù con una piccola cicatrice frutto di una caduta quando aveva due anni. A lei quel dettaglio non era mai piaciuto. Stefano lo aveva sempre amato, quando erano bambini, perché gli sembrava una cosa soltanto sua, che nessun altro aveva. Non era molto diversa dalla ragazza che Stefano aveva immaginato e visto nei suoi sogni in tutti quegli anni di lontananza.

«Sei tu» disse finalmente Claudia, la voce arrochita dall'emozione. Il sorriso sbocciò come se non potesse più contenerlo e le illuminò il viso con quella luce particolare che aveva sempre avuto e che sembrava venirle da dentro. Lui la ricambiò quasi senza accorgersene, in automatico.

«Ciao» mormorò.

Fece mezzo passo avanti, pensando vagamente di abbracciarla, ma poi soffocò l'impulso e si trattenne, come già era accaduto con Enrico. Non era sicuro di poterlo fare. Claudia, però, se n'era accorta e dopo solo un attimo di esitazione colmò la distanza tra loro e lo strinse a sé. Stefano rimase impietrito. Prese aria, poi sollevò le braccia e mentre ricambiava la stretta sentì che lei era reale, era davvero lì con lui, così vicina che poteva sentire il suo profumo. Una calda sensazione di benessere lo invase. Chiuse gli occhi, le ciocche di capelli di lei che gli sfioravano il viso con dolcezza. Gli sembrava di essere sospeso in una bolla insieme a Claudia. Lei abbassò le braccia e si tirò lentamente indietro, lanciandogli un'occhiata imbarazzata ma felice. Rimasero in silenzio per un po' a studiarsi a vicenda, curiosi.

«Quando sei arrivato?» chiese infine Claudia.

Stefano si schiarì la gola e cercò di rimettere in ordine le idee. «Poco fa. Ho fatto tardi» spiegò, restando sul vago. All'improvviso il piano che gli era venuto in mente a Milano e che lì per lì gli era sembrato molto intelligente, farsi aspettare solo per infastidire Edoardo, gli parve sciocco e infantile. Strinse le labbra come per trattenerlo giù, sebbene non avesse pensato davvero di parlarne con Claudia.

Lei annuì, un po' incerta. «Cavoli, è assurdo... Da quanto tempo non ci vediamo» esclamò di getto. Strofinò la suola della scarpa per terra, come per scaricare la tensione. «Senti... Dove vai, adesso? Hai qualcosa da fare?»

Stefano esitò. Si guardò intorno. Doveva cercare Enrico per parlare, glielo aveva promesso. «Io... dovrei vedere Enrico. Prima ci siamo incrociati, ma non abbiamo avuto tempo di...» Lasciò la frase in sospeso. Lei sembrò comprendere e annuì. «Volevamo parlare un po'.»

«Certo» disse lei subito. Ebbe un attimo di esitazione, poi riprese con entusiasmo. «Che ne dici se prima andassimo a tampasiari [1] un po'? Solo io e te. Dai, una mezz'oretta e torniamo. Lo troverai ancora qui.»

Il mondo segretoWhere stories live. Discover now