Capitolo 6. Il giocatore

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CAPITOLO 6

IL GIOCATORE

Milano

Luglio 2015


Stefano non riusciva a dormire. Era quasi l'una del mattino - aveva continuato a guardare la sveglia digitale sul comodino da quando era andato a letto - e lui era sdraiato da più di un'ora, immobile nella stessa posizione, a fissare il controsoffitto tempestato di faretti. Aveva la spiacevole impressione che stesse per crollargli addosso.

Aveva fatto l'amore con Claudia, quella sera. Di solito preferivano farlo la mattina presto, quando Stefano tornava dal footing al parco. Per cominciare bene la giornata, scherzava sempre Claudia. Quella sera, però, lui aveva sentito un bisogno così impellente che gli era sembrato di scoppiare se non l'avesse toccata, se non fosse entrato dentro di lei. Quando l'aveva baciata e l'aveva trascinata sul letto, Claudia doveva aver percepito qualcosa di strano. Se ne era accorto dall'insolita rigidità del corpo di lei tra le sue braccia. Non aveva detto nulla, però. Si era limitata a stringerlo più forte, come per rassicurarlo.

Era stato un rapporto breve e intenso e Stefano si era sentito meglio mentre premeva il corpo contro quello di sua moglie, come sempre. Quando facevano l'amore o semplicemente erano insieme da soli era come rompere un argine, abbassare una maschera. In quei momenti Stefano poteva essere davvero se stesso, senza dover nascondere nulla a nessuno, perché lei sapeva tutto di lui e lo conosceva più in profondità di quanto lo stesso Stefano avrebbe mai potuto conoscersi. Aveva posato la fronte su quella di Claudia, facendosi strada nel suo corpo con un unico movimento lento, il respiro di lei sulla sua bocca. Potrei morire così, aveva pensato con l'ultima briciola di lucidità, prima di perdersi completamente.

Dopo, gli era sembrato di sentirsi un dio, di poter affrontare qualunque cosa. Ma poi, quando aveva cercato di addormentarsi, aveva scoperto di non riuscire a chiudere gli occhi e smettere di fissare il soffitto su cui si disegnavano crepe immaginarie che avrebbero distrutto tutto. Come avrebbe potuto fermarle? Gli sembrava di essere sull'orlo di un precipizio, diviso a metà tra l'istinto di tirarsi indietro e l'assurda tentazione di lasciarsi cadere.

Una volta, ai tempi dell'università, i suoi amici lo avevano sfidato a uscire con una ragazza bellissima alla quale nessuno di loro osava avvicinarsi. Stefano aveva riflettuto un momento: non ci teneva a fare la figura dell'idiota davanti a tutti, ma era piuttosto sicuro di potercela fare. E quando era sicuro di qualcosa, solitamente andava tutto alla grande. Aveva sorriso ai suoi amici e aveva accettato. Era successo prima di Claudia e ora non ricordava nemmeno il nome di quella ragazza, anche se lei gli aveva risposto di sì e al secondo appuntamento erano andati a letto insieme.

Invece ricordava benissimo che mentre camminava verso di lei aveva provato una sensazione molto simile a quella che sentiva adesso: due mani che lo tiravano contemporaneamente in direzioni diverse. Poi quell'impulso che lo spingeva sempre a lanciarsi nelle sfide, come per provare ogni volta qualcosa a se stesso, aveva preso il sopravvento e Stefano aveva fatto gli ultimi passi verso la ragazza con un'andatura lenta e tranquilla che l'aveva spinta ad alzare lo sguardo su di lui, curiosa. Forse nessuno le si era mai avvicinato con tanta sicurezza e forse era per questo che aveva accettato di prendere un caffè insieme. Il problema era che stavolta Stefano non poteva lanciarsi come aveva sempre fatto nella vita, perché non c'era di mezzo soltanto lui. E perché aveva fatto una promessa che doveva mantenere a qualsiasi prezzo.

All'improvviso non ne poté più di stare fermo. Si alzò, cercando di non fare rumore, anche se sapeva che Claudia era sveglia quanto lui. Lo capiva dal ritmo del suo respiro. Aprì la porta, percorse metà del corridoio buio e davanti alla porta chiusa della stanza di Vittoria, sulla destra, si fermò. Aveva bisogno di vederla. Sollevò la mano e sfiorò la maniglia. Per un attimo fu sul punto di abbassarla con delicatezza, poi chiuse gli occhi, prese un respiro profondo, li riaprì e lasciò ricadere la mano. Non voleva rischiare di svegliarla.

Il mondo segretoWhere stories live. Discover now